La riparazione difficilissima (ahahaha) di un obiettivo Makinon

(13 Agosto 2025)

Tempo fa, verso la fine del primo decennio del XXI secolo, ero diventato un felice proprietario di un obiettivo fotografico a me totalmente sconosciuto: un Makinon 135 MC. All’epoca non sapevo proprio nulla del marchio giapponese Makinon e dell’obiettivo concreto appena menzionato (poi avevo trovato delle recensioni sui forum, ma molto più tardi), ma non avevo i soldi per i marchi più noti e, allo stesso tempo, avevo tanta voglia di prendere un obiettivo con una distanza focale simile (135 mm). Insomma, avevo comprato quasi a caso…
Avevo comprato, ma non avevo fatto in tempo a testare bene in tutte le situazioni che mi interessavano. Prima ci avevo messo un po’ a cercare un adattatore dall’attacco M42 all’attacco EF, poi dal corpo dell’obiettivo si era staccata la copertura gommosa (quella che si tocca quando si effettua la messa a fuoco, ha una funzione prevalentemente decorativa ma a volte ha anche una sua utilità pratica), poi mi ero dedicato intensamente a varie missioni in altri ambiti e mi ero quasi dimenticato dell’obiettivo da sistemare e da testare.

Ma quest’anno, finalmente, mi sono deciso di riparare quell’obiettivo (sapevo da tempo come fare) e di iniziare a usarlo regolarmente (all’inizio dell’anno ho inventato come). Il lavoro di riparazione mi sembrava (come pure alla gente interrogata sui forum) banalissimo: fissare quel nastro di gomma con un nastro adesivo bilaterale. Ho dunque misurato la larghezza della gomma e sono andato su AliExpress (proprio così: se non avessi avuto l’intenzione di minimizzare le spese, sarei andato da qualche tecnico specializzato). Il nastro adesivo bilaterale di schiuma acrilica largo 4 cm e lungo 3 m costava 3,90 euro con la consegna gratuita. Per il primo lavoro sperimentale di questo tipo sembrava una soluzione buona: le recensioni degli acquirenti erano positive, la descrizione prometteva una alta resistenza del nastro a tutte le condizioni climatiche (tenevo in mente, prima di tutto, il caldo e l’umidità italiani). La consegna è stata pure veloce:

In origine, il nastro di gomma era fissato al corpo metallico dell’obiettivo con pochissime gocce di colla. Non so bene come abbia fatto a non staccarsi per quasi trent’anni: questo obiettivo, infatti, veniva prodotto negli anni ’70 e ’80 del XX secolo, il mio esemplare ha un numero di serie lungo e dovrebbe dunque essere degli anni ’80. A questo punto ho deciso di superare i giapponesi nella gara alla qualità, ahahaha

Ho dunque deciso di applicare il nastro adesivo a tutta la superficie di contatto, su tutta la circonferenza (vi ricordo che la larghezza era stata misurata in anticipo). Non so se lo facciano tutti i produttori (sarebbe logico presumere di sì), ma il nastro adesivo bilaterale comprato da me aveva un lato adesivo «normale» sotto (come un nastro adesivo monolaterale comune) e l’altro lato adesivo coperto con una pellicola facilmente staccabile sopra. Di conseguenza, questo nastro è facile da usare: l’ho attaccato in un modo dritto già al primo tentativo.

Poi ho tolto la pellicola dal lato adesivo superiore e ho attaccato sopra il nastro di gomma originale. Dopo un nanosecondo ho anche capito la gravità della propria scemenza: il nastro adesivo non ha uno spessore pari a zero! Di conseguenza, il nastro di gomma che dovevo attaccare all’obiettivo è diventato insufficientemente lungo per la circonferenza aumentata: non copre tutto il nastro adesivo perché non gli basta nemmeno la sua (in realtà ormai scarsa a causa dell’età) elasticità: rimane scoperto circa mezzo centimetro (a occhio, non ho fatto una misurazione precisa). Come ho fatto a non pensarci subito?!

Insomma, ho staccato dall’obiettivo la testimonianza del mio fallimento epocale, ho pulito con l’alcol tutte le superfici di contatto («grazie» alle abitudini covidiche ora ho sempre una scorta) e ho deciso di provare una soluzione minimalista: non come quella degli operai giapponesi degli anni ’80, ma quasi. Ho deciso di mettere due pezzi di nastro adesivo in punti diametralmente opposti: su uno di questi due pezzi, secondo il mio piano, dovevano finire entrambi i lati corti della gomma.

Ecco, questa volta il risultato è decisamene meglio: la gomma non si «chiude» sulla circonferenza del corpo dell’obiettivo per appena 1 o 1,5 mm, il che va benissimo per i miei fini (io devo usare e non vendere).

Se l’obiettivo si guarda ora dalle altre prospettive, il nastro adesivo si vede veramente poco. Un passante che non sa dove guardare e cosa cercare potrebbe anche non accorgersi di niente.

Ora mi rimane testare questo tipo di fissaggio «sul campo»: se resite nei viaggi, con le varie temperature, nel corso del tempo mentre sta nell’armadio…
Ma io non vedevo l’ora di poter dire «ho riparato un obiettivo con le proprie mani!», ahahaha
P.S.: e poi mi rimane un bel pezzo di quel nastro adesivo bilaterale, posso iniziare ad attaccarlo sulle sedie della gente antipatica.

Rubriche: Elettronica

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