Nel contesto di tutto quello che sta succedendo da quasi due anni e mezzo tra la Russia e l’Ucraina, sembra una notizia abbastanza piccola, un dettaglio quasi invisibile: i giornalisti del quotidiano Financial Times hanno identificato e localizzato quattro bambini che sono stati portati via dall’Ucraina dalle autorità russe durante i primi mesi della grande guerra e poi dati in adozione. Si tratta di bambini di età compresa tra gli 8 e i 15 anni, la cui identità è stata confermata alle autorità ucraine dalle loro famiglie. Il FT non fornisce i loro nomi, ma sostiene che quei bambini vivevano nelle regioni meridionali e orientali dell’Ucraina quando è iniziata la guerra, e che dopo l’invasione russa sono stati «rapiti» dagli orfanotrofi ucraini e «separati dai loro tutori e parenti». Ora tre di loro si trovano nelle regioni di Tula e Orenburg, mentre uno è stato portato in Crimea annessa. I giornalisti hanno trovato le schede con le foto dei quattro minori sul sito web del progetto russo «Adopt.ru» (legato allo Stato russo), che ospita una banca dati di orfani. Un bambino è stato presentato nel modulo con un nuovo nome russo e la sua età è stata cambiata. Il nome di un altro minore è stato tradotto in russo. Allo stesso tempo, nessuna scheda menziona l’origine ucraina dei minori.
Sembra una notizia minuscola, volendo potete leggere facilmente il resto. Mentre io aggiungo solo il motivo per il quale me ne sono interessato: perché nonostante il fatto che mi sembra infinitamente difficile che Putin arriva, in qualità di imputato, almeno al primo giorno del processo all’Aja, ogni prova concreta contro di lui mi fornisce una piccola speranza. Una speranza nella possibilità di veri problemi personali anche per lui. (Infatti, per ora l’ordine di cattura nei suoi confronti si basa proprio sulla accusa di rapimento dei minori ucraini.)
Una piccola prova nuova
(13 giugno 2024)
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