Ieri pomeriggio la Duma (la Camera bassa del Parlamento russo) a grandissima sorpresa ha approvato le «candidature» della maggioranza dei ministri del Governo del premier Mishustin: solo i ministri degli Esteri, della «Difesa» e della «Giustizia» devono essere approvati, secondo la nuova versione della Costituzione russa, dal Consiglio Federale (la Camera alta). Il fatto stesso della approvazione del nuovo Governo è dovuto alle tradizionali dimissioni del Governo prima dell’insediamento del Presidente della Russia neoeletto (il quale nomina il Primo ministro; quest’ultimo propone i nomi dei ministri e poi si va ad affrontare l’"esame" del Parlamento).
Nelle ultime ore avete letto o sentito molto sulla edizione 2024 di questa procedura? Nel caso della risposta affermativa, avete sprecato il tempo della vostra unica vita in una maniera scandalosa. Infatti, potete provare a darvi le risposte alle seguenti domande…
Il Parlamento di fatto nominato dalla Amministrazione presidenziale poteva non approvare i «candidati»?
I «candidati» potevano essere sconosciuti o addirittura sgraditi al Presidente?
Ogni singolo ministro o il Governo (quelli russi, ovviamente) hanno qualche autonomia nella scelta della politica da condurre?
Se riuscite a rispondere correttamente alle suddette domande, capite facilmente che i ministri russi sono dei semplici funzionari che, nel migliore dei casi, devono avere le competenze tecniche e l’autorità burocratica per far eseguire gli ordini di indovinate chi.
Di conseguenza, potremmo anche non conoscere i loro nomi: perché, appunto, sono solo dei semplici funzionari. Svolgono la loro funzione in una modalità impersonale. E il vettore della politica dello Stato russo non cambia.
Il nuovo “Governo” russo
(15 maggio 2024)
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