L’altro ieri 43 Stati hanno chiesto alla Russia di condurre un’indagine internazionale indipendente sulla morte di Alexei Navalny. La richiesta è stata pronunciata, a nome di quegli Stati, dalla ambasciatrice dell’UE presso le Nazioni Unite Lotte Knudsen.
In questo momento non ho voglia di indagare se si tratti di una manifestazione collettiva di pura stupidità (ingenuità?) o di una battuta di scarsa qualità fatta in un momento sbagliato (che sarebbe sempre la manifestazione di una intelligenza limitata). Mi limito a dire che io non avrei mai sprecato il tempo della mia unica vita per chiedere le indagini all’unico responsabile del crimine in questione.
Vorrei invece ricordare ai lettori che l’indagine internazionale è già in corso. È stata avviata – senza alcuna richiesta da parte degli Stati o Organizzazioni internazionali – dal noto a molti di voi progetto Billincat. I suoi autori riconoscono la difficoltà estrema della missione, ma, allo stesso tempo, sottolineano che le loro indagini saranno anche in un certo senso facilitate dalle caratteristiche particolari del luogo del delitto. Infatti, la zona del carcere dove è stato ucciso Navalny è molto isolata e poco popolata: proprio per questo qualsiasi raro evento (o anomalia) viene notato dalla popolazione e poi rimane nella memoria senza essere «coperto» da altri numerosi ricordi cronologicamente successivi. Di conseguenza, è tecnicamente possibile avviare da subito un buon ritmo delle indagini.
Sono sicuro che i risultati arriveranno. Ora anche voi sapete da quale fonte aspettarli.
Le vere indagini
(6 marzo 2024)
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