Questa estate, mentre mettevo in ordine alcune mie collezioni, avevo rivisto due dei miei oggetti quasi numismatici preferiti. E ho pensato di condividere con voi le relative immagini.
Sul portachiavi a sinistra vediamo Konstantin Tsiolkovskij: un ingegnere russo che tra la fine dell’800 e l’inizio del ’900 fu il primo a condurre delle ricerche scientifiche – prevalentemente ancora teoriche – sulla possibilità di esplorare lo spazio con l’uso dei missili.
Sull’amuleto a destra vediamo il ritratto di Ernesto Che Guevara, uno dei rivoluzionari più idealizzati (ingiustamente) al mondo. Lo conoscono quasi tutti.
Sicuramente avete già capito che in origine erano due monete cognate in due Stati facilmente immaginabili. E, infatti, si tratta di un rublo sovietico del 1987 e di tre peso cubani del 1992. La moneta da 1 rublo, in particolare, appartiene alla serie delle monete commemorative cognate, dal 1983 al 1991, per i collezionisti in delle quantità limitate. Sulle monete di tale serie venivano riportati i ritratti di vari scienziati, scrittori, artisti e personalità politiche prevalentemente russe e sovietiche.
A questo punto devo fare una constatazione abbastanza triste: entrambi i regimi hanno in realtà avuto un forte deficit dei personaggi di rilievo da mettere sulle proprie monete (e non solo). Gli scienziati e gli artisti sovietici di importanza mondiale – che dovevano pure essere ideologicamente tollerati dal regime – sono stati ereditati dai tempi zaristi o, in alcuni casi, educati da quelli ereditati. Mentre gli scienziati e gli artisti cubani di importanza mondiale… provate a contare quanti ve ne vengono in mente. Il problema sta nel fatto che uno scienziato o un artista ha un bisogno vitale di essere totalmente libero in una atmosfera della vera libertà: per poter dire a chiunque – a un collega, a un dirigente, a un controllore, a un giudice, a un giornalista e a qualsiasi altra persona – e in qualsiasi momento che «la mia visione è giusta e ora te lo dimostro». L’assenza della libertà ammazza i cervelli o, nel migliore dei casi, li fa scappare.
Quanto appena detto vale non solo per l’URSS o per Cuba, ma anche per tanti altri Stati del mondo.
Ecco, le mie collezioni mi fanno spesso pensare alle questioni esistenzialiste.
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