Un’altra festa alternativa

(16 aprile 2020)

Tre anni fa mi era già capitato di spiegare perché in Russia la vittoria nella Seconda guerra mondiale si festeggia con un giorno di ritardo rispetto alla maggioranza dei Paesi occidentali. Ora, a causa di una recente decisione della Duma, dovrei fare una spiegazione analoga per un’altra data storica.
Due giorni fa, infatti, è stata approvata in via definitiva la modifica alla legge sulle celebrazioni delle festività militari. Tale modifica è consistita nel spostare la festa della fine della seconda guerra mondiale dal 2 al 3 settembre.
Come sicuramente sapete, la data della fine è ben diversa dalla data della vittoria. Solo il 2 settembre 1945, infatti, fu firmata la resa del Giappone, l’ultimo alleato della Germania di Hitler. Quindi con la suddetta modifica alla legge russa si intende, ufficialmente, di festeggiare il passaggio dalla guerra alla pace e non più la fine del periodo bellico.
Nel frattempo, in diversi Stati del mondo si usa ricordare, oltre alla data della vittoria (l’8 maggio), anche la data della fine della Seconda guerra mondiale. Così, nel Regno Unito e nelle sue ex colonie viene preferita la data del 15 agosto (la data del discorso dell’imperatore Hirohito alla nazione). Negli Usa si preferisce il 2 settembre, ma al giorno d’oggi è una festa ufficiale solo nello Stato di Rhode Island (perché è lo Stato con più militari caduti nella guerra con il Giappone). Solo in Cina la fine della guerra si festeggia il 3 settembre (perché il giorno seguente alla resa del Giappone era iniziato il periodo dei festeggiamenti per la sconfitta ufficiale dell’occupante).
Nell’URSS, per un motivo oggi poco chiaro, i festeggiamenti della fine della guerra furono fissati – con un decreto del 2 settembre 1945 – per il 3 settembre, ma tale data rimase festiva per soli due anni. L’unico ricordo materiale di quella decisione è la medaglia «Per la vittoria sul Giappone», sul retro della quale è riportata la data 3 settembre 1945.

Dopo i tentativi del 1998, 2000 e 2001, quella data è stata «finalmente» rispolverata in modo ufficiale…
La decisione della Duma del 14 aprile – oltre a essere presa in un momento storico che dovrebbe essere caratterizzato dall’impegno in altri ambiti – crea più domande e incertezze che risposte sulla storia. Per esempio: perché riscrivere la storia? (in modo infondato, direi) Perché occuparsi degli eventi così obsoleti? Perché cercare di essere per forza diversi dal mondo occidentale anche nelle questioni così piccole? Boh…

Rubriche: Russia

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