Schizzofrenia 4×4

(7 febbraio 2020)

Ho sempre pensato, con una certa fondatezza, che l’invidia fosse uno dei motori più efficienti del progresso, una ottima motivazione per le persone di ogni età, professione etc.. Vale anche le aziende, le quali nascono, funzionano e crescono grazie alla attività umana. Ma a volte l’invidia si manifesta in modi veramente perversi.
Pensiamo, per esempio, alla industria automobilistica. Essendo già di suo una delle più grandi manifestazioni del progresso, come e con quali resultati può manifestare l’invidia al suo interno e, allo stesso tempo, verso quei settori dell’economia che storicamente sono molto conservativi? L’invidia può riguardare l’età della azienda. A causa della specializzazione moderna non si può – e non avrebbe senso – competere con dei dinosauri come Monte dei Paschi di Siena, ma, applicando un po’ di fantasia, forse si potrebbe tentare di ripetere i record di alcuni altri. I primi tentativi della competizione del genere si sono registrati in Giappone, dove le fabbriche automobilistiche dichiarano di avere le storie secolari (come, per esempio, 150 anni per la Mitsubishi o 110 anni per la Suzuki): chissenefrega che nei primi decenni producevano tutt’altro (per esempio, i telai per la tessitura). E, soprattutto, chissenefrega che nei primi decenni della loro «storia automobilistica» l’automobile non era ancora stata inventata.
E poi è scattata l’invidia interna al settore ma di portata mondiale. La prima a non avere resistito è stata la Peugeot che ha dichiarato di essere stata fondata nel 1810. Devo constatare che rispetto a quell’anno la qualità delle loro automobili non è migliorata tantissimo. Ma, almeno, in due secoli hanno portato a un buon livello la qualità delle loro biciclette e dei macina pepe.
Mentre nel 2020 al club degli invidiosi si è unita pure la russa UAZ. Il mitico produttore ha annunciato il modello Patriot Antartic Edition dedicato ai 200 anni della scoperta dell’Antartide. Zittite pure coloro che esclamano «cosa c’entra la UAZ con quella scoperta geografica?!» Come ben sapete, infatti, nel 1820 due dipendenti della fabbrica – Bellingshausen e Lazarev – salirono sulla loro UAZ, partirono dalla città che portava già allora il cognome vero di Lenin (Uljanovsk) e dopo qualche giorno di viaggio, mentre furono in cerca di un benzinaio aperto, avvistarono un nuovo continente. O forse non era andata proprio così? Vabbè, non importa.
L’importante è creare il modello. Che sarà presentato entro quest’anno. Ma non si sa ancora quanto costerà. E nemmeno cosa avrà di speciale rispetto a un Patriot normale. Si sa solo che sarà bianco e avrà dei loghi commemorativi sui lati.
Affrettatevi.

Secondo me a causa degli standard ecologici non rispettati il nuovo modello non verrà importato ufficialmente in Europa. Ma questo problema è risolvibile in privato.

Rubriche: Auto

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