Senza provare alcun sentimento particolare, ho appreso dal blog ufficiale di Google che tra 10 mesi (quindi entro la prima metà dell’agosto 2019?) verrà chiuso ai privati il social network Google+.
Potrei provare una specie di nostalgia perché nel sempre meno vicino 2011 — l’anno di apertura del Google+ — avevo guadagnato la possibilità di registrarmi un account quando lo si faceva ancora solo su invito (come nel periodo iniziale del Facebook). Ma non riesco proprio a provare questa nostalgia: non ho mai capito a cosa possa servire un social network privo di alcuna funzionalità interessante e di utenti attivi. Secondo i dati dello stesso Google, non sono l’unico: più del 90% degli utenti registrati passa al massimo 5 secondi al giorno su Google+.
Da diversi anni Google continua, con un buon ritmo, a partorire e uccidere delle creature di qualità e popolarità molto varie. Di solito si tratta di un processo tecnico giustificabile almeno dalla necessità di proporre delle sfide nuove al proprio team di programmatori e manager. Inoltre, si tratta sempre dei gesti di enorme fiducia nella capacità dei propri clienti di arrangiarsi. L’assassinio più noto, triste e pianto dalla gente è stato quello di Picasa. Ora, invece, è finalmente arrivata la prima constatazione della morte. Quella di Google+, appunto.
Google minus
(9 ottobre 2018)
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