Riconoscere l’umanità

(28 marzo 2018)

Penso che alcuni dei miei lettori abbiano già letto altrove del centro commerciale bruciato in Russia domenica 25 marzo. Sono morte diverse decine di persone, tra le quali anche dei bambini che erano chiusi a chiave in una sala cinematografica. La sala era chiusa a chiave per «evitare l’ingresso degli spettatori senza biglietto», mentre le porte di sicurezza erano chiuse a chiave per l’ordine della FSB (si tratterebbe di una misura anti-terroristica). Potrei raccontare anche altri — numerosi — dettagli sconcertanti di questa tragedia, ma non quanto sia utile: le persone interessate molto probabilmente le conoscono già.
Volevo invece scrivere di uno di quei dettagli che potrebbero essere utili a comprendere una verità triste e globale: in uno Stato non può non funzionare solo una cosa. È una specie della legge della natura. La mancanza del rispetto delle norme di sicurezza non può coesistere, per esempio, con una estrema attenzione verso la qualità della medicina. Oppure, il militarismo e/o la religiosità dilaganti non possono coesistere con un alto livello di istruzione. Un frutto marcio facilita l’avaria di tutta la confezione, soprattutto nel lungo periodo. Così, anche la mancanza del rispetto per la vita umana non può coesistere con un comportamento almeno formalmente degno di un essere umano.
Faccio subito un esempio. Ieri a Mosca si sono svolte due manifestazioni di solidarietà con i parenti ed amici delle vittime dell’incendio. Una è stata organizzata dal Comune di Mosca, l’altra da alcune organizzazione non legate allo Stato.
Vi propongo un gioco un po’ triste: provate a riconoscere sulle due foto seguenti le due manifestazioni di cui sopra.

Rubriche: Russia

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