Riprendiamo lo studio dei candidati al secondo posto nelle elezioni presidenziali russe del 18 marzo 2018.
Cominciamo con una notizia curiosa. Il 2 gennaio la Commissione elettorale centrale russa (l’organo che si occupa della organizzazione di tutte le elezioni in Russia) ha comunicato di aver ricevuto 64 (sessantaquattro) richieste di registrazione degli aspiranti candidati alla Presidenza russa.
Continuiamo con una notizia esteticamente (e solo esteticamente) piacevole. Ekaterina Gordon ha passato con successo il primo step della procedura burocratica ed è stata autorizzata a raccogliere le firme dei cittadini (per la legge ne deve raccogliere 100.000 in 7 regioni in quanto è supportata da un partito non presente nella Duma). Qualora riuscisse a raccoglierle, verrà ufficialmente registrata come candidata. Avevo già scritto di lei in uno dei post precedenti.
È stato invece bocciato già alla fase della presentazione dei documenti l’imprenditore Sergej Polonskij. Negli anni 2000 è stato il proprietario di una delle più grandi società edili della Russia, il «Mirax Group». Quella «isola» dei grattaceli moderni nel centro di Mosca è l’opera proprio della sua società. Nel 2012, però, in giro di pochissimi mesi Polonskij si è trasformato da uno dei giovani imprenditori più ammirevoli a uno dei personaggi pubblici russi più ridicoli. In sostanza, nel 2011 aveva perso il controllo della società a causa di alcuni conflitti giudiziari con i concorrenti e con il governo della città di Mosca. Tale disgrazia aveva evidentemente prodotto alcuni effetti negativi sulla sua salute psichica, portandolo al consumo incontrollato di alcol e droghe. Alla fine del 2012 con due amici era stato arrestato in Cambogia per aver gettato nel mare il capitano e i due marinai della barca noleggiata per le vacanze. Dopo l’arreso aveva pagato una cauzione e scappato in Israele prima e in Europa poi. Trovandosi in Europa aveva tentato di chiedere e ottenere la cittadinanza cambogiana. Nel 2015, tornato in Cambogia, era arrestato a causa del visto scaduto ed estradato in Russia. A quel punto in Russia si erano riaperti i procedimenti penali nei suoi confronti (in una buona dose organizzati dagli ex concorrenti). Il 12 luglio 2017 era stato condannato a 5 anni di reclusione per l’appropriazione indebita di una grossa somma di denaro e subito liberato per la scadenza del termine di prescrizione. Attualmente è un personaggio abituato a pronunciarsi sui temi di attualità, senza però mostrare una loro minima comprensione. Così, per esempio, ha già promesso – in caso della propria elezione – di trasformare la Crimea nel centro finanziario mondiale, come se non sapesse della esistenza delle sanzioni politiche ed economiche legate alla penisola.
Ha invece passato il primo step burocratico – come la Gordon – il Presidente della Commissione per la tutela dei diritti degli imprenditori Boris Titov. Si tratta, in questo caso, di una delle candidature più incomprensibili delle elezioni. Infatti, i diritti degli imprenditori russi sono tutelati quanto i diritti di tutti gli altri cittadini. E non si tratta assolutamente di una manifestazione della democrazia. Qualsiasi attività economica liquidata, anche fisicamente, senza una decisione del giudice, in qualsiasi momento (così, per esempio, la notte tra l’8 e il 9 febbraio 2016 nel centro di Mosca sono state rase al suolo decine di chioschi commerciali perché, secondo il sindaco, «erano brutti e dannosi», mentre, sempre secondo il sindaco, i regolari permessi e certificati di proprietà erano solo dei «pezzi di carta»). Molti imprenditori russi vengono privati delle loro attività a favore delle persone del tutto estranee (a quelle attività ma non ai giudici o al governo locale o federale). Tutti gli imprenditori russi vengono terrorizzati dalle decine degli organi di controllo (sanità, sicurezza, ordine pubblico etc) che propongono sempre una scelta a due opzioni: rispettare le leggi contradditorie o eseguire dei pagamenti informali. Ci sono molti altri problemi che gli imprenditori russi devono affrontare quotidianamente (si potrebbe scrivere dei libri), ma per Boris Titov è il momento giusto per candidarsi alla Presidenza. Capisco che gli hanno «proposto» di farlo e vi avviso che non otterrà alcun risultato elettorale visibile a occhio nudo.
A questo punto prendo un’altra breve pausa nella presentazione dei candidati e vi prometto di continuarla tra pochi giorni. Parleremo di personaggi interessanti in tutti i sensi!
Gli aspiranti al secondo posto (parte 2)
(4 gennaio 2018)
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