Quali sono gli stereotipi più diffusi sulla città di Asti tra i comuni mortali? Prima di tutto, un comune mortale sa che Asti è una città vinicola! E, infatti, uno dei primi edifici che vediamo una volta usciti dalla stazione ferroviaria di Asti è una fabbrica – apparentemente abbastanza antica – di botti e fusti. Poi, magari, i suoi prodotti non sono mai stati utilizzati per il vino, ma la coincidenza è comunque curiosa.
Diversamente da quanto si potesse aspettare, non ho notato ad Asti un massiccio uso delle botti nell’arredo urbano – per esempio, in qualità dei soliti tavoli da esterno che si vedono fuori dai locali un po’ in tutta Italia – o nelle decorazioni di ambienti vari. Però, in compenso, in molte piazze di Asti – compresa quella davanti alla stazione – sono esposti i vari attrezzi relativamente antichi una volta utilizzati nella industria vinicola: i vari tipi di torchi, botti o carrelli semplici per il trasporto della materia prima. Tutti gli esemplari che mi è capitato di vedere da vicino si trovano in buone condizioni estetiche, non penso che si tratti di oggetti tanto rari per questa zona.
La stazione ferroviaria in sé – dalla quale non ci siamo ancora allontanati – non ha alcunché di particolare (tranne una altissima quantità di pali davanti alla facciata che rendono difficile la vita al fotografo). La prima versione della stazione era del 1850, sicuramente di stile tipico per quella epoca. L’edificio attuale, invece, è stato costruito nel corso dell’ampliamento della rete ferroviaria piemontese e inaugurato il 4 giugno 1916.
Per lasciare, finalmente, la zona della stazione e andare verso le zone più interessanti della città, bobbiamo logicamente cercare la strada verso il centro. ad Asti, stranamente, non è una impresa così banale perché la strada che appare più intuitiva in realtà porta da tutta un’altra parte (ciò che sembra un vialone ci fa attraversare un grande parcheggio e arrivare in una zona periferica adiacente ai binari della ferrovia). In sostanza, per arrivare in centro di Asti partendo dalla stazione, bisogna camminare verso questo coso ben visibile… È corretto chiamarlo «coso»?
In realtà, quella della foto sovrastante è l’ex Casa del Fascio, costruita tra il 1934 e il 1935. Non so cosa avesse avuto in mente l’architetto che aveva concepito la forma di questo edificio… Oppure aveva deciso di esprimere in tal modo la propria opinione sul fascismo? Ma, in ogni caso, si sarà giustificato con il fatto che storicamente Asti era nota come «la città delle cento torri»: infatti, il suo centro storico è stato una volta ricco di palazzi e case di mercanti dotati di torri monumentali. Molte di quelle torri (la nota enciclopedia online sostiene che nel periodo di massima erano 120) sono ancora in piedi. Anche se a volte non si capisce, da lontano, se si tratti di una torre, di un campanile o di un palazzo stretto e relativamente alto.
La già menzionata enciclopedia online sostiene che nella zona nordoccidentale della città è possibile ammirare un tratto delle mura medioevali cittadine (le quali, se ho capito bene, avevano svolto la loro originaria funzione difensiva più o meno fino al momento dell’arrivo di Federico I Barbarossa). Il problema consiste nel fatto che a volte un turista non si rende nemmeno conto di trovarsi davanti ai resti delle mura e non, per esempio, davanti alle rovine di qualche palazzo antico. Pochissimi tratti delle mura sono facilmente identificabili come tali.
Un’altra cosa che più o meno tutti sanno di Asti è il fatto che il suo centro storico è pieno di chiese belle… In realtà è una conoscenza che vale per qualsiasi città italiana, quindi sbagliare è in questo caso impossibile. La precisazione importante da fare è invece molto meno ovvia: una delle chiese più belle, antiche e centrali della città non ha lo «status» del Duomo. Intendo la Collegiata di San Secondo, una chiesa in stile gotico costruita tra la metà del XIII secolo e la metà del XV secolo, che si trova di fianco al Municipio di Asti. La sua facciata ha alcuni elementi belli…
Mentre gli interni sono stati «restaurati» in un modo un po’strano: mi verrebbe da scrivere che sono stato ristrutturati da qualche geometra secondo la sua visione propria dell’antico. Solo pochi elementi originali sono stati salvati.
Addirittura, questo piccolo dettaglio della navata sinistra sembrerebbe, a prima vista, il punto più bello della chiesa.
Mentre in realtà il punto più interessante è la cripta di San Secondo che si trova sotto l’altare e il coro (la scala di ingresso/uscita è dalla parte della navata sinistra).
La parte più antica della cripta è del VI/VII secolo, ospita il reliquario cinquecentesco in argento contente «le ossa di San Secondo» (il martire e il patrono di Asti decapitato nel 119 «per il rifiuto di rinunciare al cristianesimo»). In realtà, non sono proprio riuscito a vedere quali oggetti si trovino dentro quella scatola metallica e, in ogni caso, non sarei stato in grado (come ormai nessun altro) di stabilire dalla tomba di chi siano state tirate fuori le eventuali ossa. Però l’ambiente generale della cripta è curioso, da visitare.
La piazza davanti alla chiesa non è grandissima, ma è bella. L’unico edificio non visionabile al momento della mia visita era il Municipio coperto dai ponteggi…
Il Duomo di Asti è invece la cattedrale di Santa Maria Assunta, costruita anch’essa tra il XIII e il XV secolo. Effettivamente, è la chiesa più grande della città, anche se si trova un po’ a margine del centro storico. Non ho potuto apprezzare i suoi interni perché al momento del mio passaggio era chiusa (mi sa che è la prima volta che vedo un Duomo che chiude per una parte della giornata), ma almeno ho contemplato gli elementi esterni belli del gotico lombardo (sì, lo stile è quello). Merita di essere vista anche solo da fuori.
Il suo campanile, visto da lontano, potrebbe sembrare una ennesima torre del tipo civile.
Mentre sul lato sinistro della cattedrale ho trovato due meridiane curiose: lo è soprattutto quella che dovrebbe funzionare durante la tarda sera (vorrei vedere come!).
La versione locale della «madonnina» è una statua di tre metri della Vergine posizionata sulla cupola di un’altra chiesa: il Santuario Diocesano della Beata Vergine del Portone costruito tra il 1902 e il 1912.
Questo stile neoromanico-bizantino a me non piace (mi sembra troppo finto e un po’ trash), ma vedo che si trovano ancora degli sponsor interessati al mantenimento di questo edificio in bone condizioni.
Molto più promettente è questo piccolo campanile…
E, in effetti, appartiene al bel Santuario di San Giuseppe. È stato costruito ancora più tardi – alla fine degli anni ’20 del XX secolo – ma è stilisticamente interessante, anche per il campanile centrato che costituisce una continuazione della facciata.
Ma l’edificio più bello di Asti nel suo complesso è la chiesa barocca di San Martino, costruita tra il XVII e il XVIII secolo. È considerata la terza chiesa di Asti per importanza, ma a noi interessa per altri due motivi.
Ci interessa nemmeno perché la sua facciata abbia presumibilmente perso due statue.
Ci interessa, in primo luogo, perché è molto bella dentro. Potrebbe sembrare di una bellezza un po’ sovrabbondante, ma questa caratteristica è imposta dallo stile in generale.
Il secondo motivo – che in ordine di importanza potrebbe essere il primo – per il quale ci dovrebbe interessare questa chiesa è il fatto che essa viene curata due signore molto simpatiche, disponibili e appassionate della propria missione. Solo grazie a loro sono riuscito a vedere alcuni ambienti non sempre accessibili: il coro, la sacristia, il museo della chiesa (creato dal parroco durante la pandemia e contenente molti oggetti storici utilizzati per le messe e le processioni) e un bel presepe permanente (ma in continua evoluzione in quanto arricchito sempre con delle nuove figure e scene; l’omino con la fascia tricolore, per esempio, è Luciano Pavarotti). Le signore non solo hanno fatto disinserire l’allarme (avrebbero avuto bisogno di questo intervento anche loro), ma hanno pure raccontato diverse cose interessanti. Per non dimenticarmelo, lo scrivo qui: arrivano verso le 15:00.
Di fronte alla suddetta chiesa si trova la chiesa sconsacrata della Confraternita di San Michele, costruita tra il 1744 e il 1749 in stile barocco. Ora l’edificio si trova in buone condizioni estetiche (è stato restaurato non moltissimo tempo fa) e, in sostanza, svolge la funzione di un luogo di culto della birra di un pub. Pur non essendo un bevitore (come non sono nemmeno un religioso), sarei entrato solo per vedere e ammirare questo nuovo modo di utilizzo dell’immobile, ma, purtroppo, ero capitato in zona in un orario sbagliato.
Un altro luogo esteticamente bello, ma che conserva ancora pienamente la propria funzione religiosa (anche perché, secondo la mia logica apateista, difficilmente potrebbe perderla) si trova dietro al già menzionato Santuario neoromanico-bizantino. La chiesa si chiama «della Beata Vergine del Portone» e, infatti, nelle vicinanze c’è il portone dietro al quale si nasconde una «via crucis» artisticamente interessante. Mi è sembrato che le scene siano realizzate in ceramica, ma non ne sono sicurissimo.
Le persone che «percorrono» tutta la «via crucis» di cui sopra e passano sotto l’arco, arrivano alla replica locale della «Grotta di Lourdes», inaugurata il 24 maggio 1930. Dal punto di vista puramente estetico è un bel posto…
In un primo momento mi ero chiesto perché ci fossero due statue della Vergine – una in alto nella grotta e una in basso vicino al laghetto – ma poi ho scoperto che la seconda statua in realtà raffigura la Santa Bernadette.
Non preoccupatevi dei cancelli all’inizio e alla fine di questo logisticamente utile e bello passaggio: restano aperti tutto il giorno.
Poi, ovviamente, ad Asti ci sono tantissime altre chiese di dimensioni e stili molto vari, ma io non ho l’obiettivo di scrivere una enciclopedia sulla architettura religiosa della città. Mi limito a dire che molti di quei edifici sono belli.
Proviamo, finalmente, a vedere qualcosa di diverso. No, i castelli finti non ci interessano…
Ci interessa, per esempio, il fatto che ad Asti ci sono delle belle piazze. Solitamente non sono grandi, spesso sono da aspetto molto provinciale, ma sono sempre belle.
Ci interessa anche il fatto che le vie del centro storico sono belle anche quado piccolissime e/o prive di capolavori architettonici spiccanti.
Ma, ovviamente, capitano anche dei singoli palazzi interessanti.
Uno dei palazzi più grandi, ma alo stesso tempo più noiosi, di Asti è quello del tribunale locale. Non riuscivo a capire se i suoi esterni mi ricordassero di più un carcere o una caserma. Solo nella fase della preparazione del presente racconto ho scoperto che si tratta di un edificio del XVIII secolo che in origine era un convento, poi era stato trasformato in una caserma del Centro Addestramento Reclute e solo dopo trasformato in Palazzo di Giustizia (inaugurato nel 2004). Insomma, avevo indovinato quasi al 100%.
L’edificio che vuole, invece, apparire un teatro è in realtà la sede del mercato comunale. Di conseguenza, è comunque il luogo di certe scene e sceneggiate…
Alcuni vicoli o vie secondarie del centro di Asti vogliono sembrare delle zone di un piccolo paese.
La ristrutturazione di alcuni palazzi più belli del centro storico sembra essersi fermata anni fa.
In compenso, Asti è piena di monumenti classici come, per esempio, quello a Vittorio Emanuele II (inaugurato nel 1884 e restaurato nel 2000).
Oppure il monumento a Umberto I (del 1903).
Oppure il busto di Secondo Boschiero, uno dei fratelli che a metà del XIX secolo avevano fondato ad Asti una fabbrica di fiammiferi. L’esistenza del monumento, però, è dovuta non alla gratitudine dei piromani, ma al fatto che il personaggio aveva lasciato – da testamento – una buona parte delle proprie ricchezze alla beneficenza.
Il monumento ai partigiani è invece bello e originale: è interessante l’idea dei segni dei proiettili!
È bello anche il monumento dedicato al centenario (15/X/1872 – 15/X/1972) della costituzione del Corpo degli Alpini. Anche se ricorda solo le cinque divisioni storiche.
Solo grazie alle intense ricerche su internet sono riuscito a capire che questo strano monumento è dedicato all’acquedotto di Asti. Perché proprio all’acquedotto e perché proprio di questa forma? Boh…
In uno dei parchi cittadini, poi, c’è un simpatico monumento alle tartarughe locali. Ma non tutte le tartarughe che vedete sulla foto fanno parte del monumento. Provate a indovinare quali di esse sono «intruse», ahahaha
Ad Asti ci sono diversi parchi, ma sono quasi tutti piccolissimi. Piccolissimi, ma quasi sempre curati bene.
In uno dei parchi più grandi – che si trova quasi in periferia – ho trovato un bellissimo ingresso progettato per i bambini (e per i loro parenti non invecchiati mentalmente).
Oltre ai parchi, ad Asti si prende cura anche di alcune piante particolari singole: per esempio, il platano ultracentenario (pare che sia stato piantato nel 1849) alto 37 metri e di 520 cm di circonferenza. Grazie a questo platano ho saputo della esistenza dell’Elenco degli alberi monumentali d’Italia (il quale comprende circa 3300 alberi segnalati per un elevato valore biologico ed ecologico, importanza storica o culturale etc.).
Ma io sono più interessato alle opere umane. Per fortuna, ad Asti esistono anche delle opere umane molto curiose, quasi divertenti… Capisco che con due casi avvistati non si possono ancora fare delle conclusioni sulle tendenze, ma ho comunque iniziato a sospettare qualcosa sulle tradizioni piemontesi. Infatti, mi ricordo di avere avvistato un caccia degli anni ’50 nel cortile di un istituto tecnico di Alessandria. Nel cortile di una scola primaria di Asti, invece, ho visto una locomotiva a vapore (rotabile 875.019) installata in quella posizione nel 1978. Si tratta, appunto, di uno dei 117 esemplari del Gruppo 875 progettato dalle Ferrovie dello Stato per il servizio viaggiatori sulle linee secondarie e costruito nel periodo storico tra il 1912 e il 1916. Non so di preciso fino a quale anno questo esemplare abbia prestato il regolare servizio (ho solo visto delle foto del 1973 che lo ritraevano ancora sui binari), ma so che è stato ridipinto dai volontari nel 2016. Invidio un po’ i bambini che hanno questo giocattolo serio a scuola (io da piccolo avevo giocato solo con un semovente d’artiglieria sovietico in un campo estivo); comunico agli adulti che in Italia ci sono almeno due musei che espongono le locomotive dello stesso Gruppo.
Le attrazioni turistiche tradizionali di Asti, invece, spesso non hanno bisogno di essere pubblicizzate da me: in parte perché il centro della città non è grandissimo (di conseguenza, studiandolo con attenzione vi accorgerete per forza di tutte le cose principali) e in parte perché in alcuni (anche se rari) punti della città si trovano delle mappe turistiche o frecce indicanti i monumenti storici di maggiore importanza.
Non solo i promotori del turismo locale, ma pure i privati impegnati nei servizi di generi completamente diversi apprezzano e promuovono la storia locale: anche attraverso i giochi di parole più o meno riusciti (Hasta è il nome con cui Asti veniva indicata nel periodo romano).
Anzi, non solo sfruttano la storia, ma la creano anche: per esempio, non ho mai visto una edicola da aspetto simile. Merita di diventare un pezzo da museo dopo la scomparsa definitiva dei giornali e riviste cartacei.
Anche i parcheggi «gotici» per le biciclette sono per me una cosa nuova, ma non so se siano stati ideati dai privati.
Potrei proporvi una infinità di altri esempi, ma il mio racconto sta diventando un po’ troppo lungo. E allora concludo, nella speranza di essere riuscito a comunicarvi il concetto fondamentale: Asti è una città bella, da vedere. Io non sarei riuscito, nemmeno volendo, a mostrarvi il 100% delle sue bellezze. Andate a vederle con i propri occhi.