In base ai dati ufficiali Alessandria sarebbe il comune piemontese con il territorio più esteso della Regione (203,57 km2), ma questo fatto non deve spaventare i semplici turisti di una qualsiasi età e di una preparazione atletica normale. Infatti, la città – e, soprattutto, il suo centro storico – può essere tranquillamente vista in una giornata, anzi: in un pomeriggio, per essere precisi. Quanto appena detto non significa però che Alessandria sia una città brutta, noiosa o povera di posti interessanti. In realtà è abbastanza bella, in alcuni punti anche molto particolare. Pure le sue vie più piccole e tranquille fanno una bella impressione.
Anche ai lati delle numerose piazze si vedono delle particolarità abbastanza curiose: per esempio, i «casermoni» in stile liberty…
Oppure dei palazzi monumentali che non tutti si aspetterebbero di trovare in una città di provincia. Uno degli esemplari più interessanti in tal senso è il palazzo Ghilini – costruito nel 1732, poi ampliato nel 1766 e verso la metà dell’800 –, ora la sede della Amministrazione Provinciale e della Prefettura.
Altrettanto interessante è il palazzo del Municipio costruito nel XVIII secolo, distrutto dai bombardamenti nel 1944, poi ricostruito nel dopoguerra e restaurato seriamente tra il 2019 e il 2020. Entrambi i salvataggi di questo edificio sono da considerare degli eventi importanti per la città: alcuni dettagli del palazzo sono infatti interessantissimi. Intendo non solo l’orologio con i due calendari meccanici a lati, ma pure le insegne storiche in 3D al piano terra (che nelle ore buie dovrebbero illuminarsi).
Nonostante una alta quantità di palazzi belli e grandi, la biblioteca e il museo comunali condividono lo stesso – non enorme – edificio.
Ma, direi per fortuna, in Alessandria esistono anche delle piccole e antiche piazze di proporzioni decisamente più ridotte, quindi più tranquille, eleganti e in un certo senso meno opprimenti. Intendo prima di tutto la piazza alla quale si affaccia il Duomo di Alessandria.
Il Duomo è un po’ difficile da inquadrare per intero con un obbiettivo normale (la piazza è stretta), ma spero che questo diventi per qualcuno una motivazione ulteriore per andare a vederlo dal vivo: lo merita.
È caratterizzato da elementi interessanti dentro e fuori, non solo da quelli storici e/o artistici, ma anche da quelli moderni e tecnologici: per esempio, il campanile fa anche da antenna per la telefonia mobile, mentre sopra le porte si vedono dei cartelli stilisticamente poco ovvi ma non brutti.
Tutta la piazza, poi, merita di essere studiata con attenzione perché piena di monumenti più o meno piccoli, ma spesso interessanti.
Mentre in giro per Alessandria si trovano anche altre chiese belle e interessanti.
Alcune sono piccole e originali, alcune altre sono grandi e da aspetto più tradizionale o abituale, ma sono sempre belle.
Ma la chiesa di Alessandria più bella è anche una delle più belle e originali che io abbia mai visto in generale, in tutta la mia vita. Spero che venga tutelata quanto quelle più antiche.
Lo stadio comunale – abbastanza piccolo, da appena 6000 posti – costruito tra il 1928 e il 1929, nel suo aspetto estetico sembra voler spacciarsi per un luogo di cultura.
Ma alla amministrazione cittadina sembra essere noto il livello culturale dei frequentatori di questo luogo. Infatti, il pezzo della via in prossimità dell’ingresso è attrezzato di grate di sicurezza che possono facilmente formare una specie di gabbia. Non so cosa ne pensino i tifosi locali. E, ovviamente, non so se meritino queste misure preventive.
Tra i veri luoghi della cultura, per esempio, spicca per la propria bellezza una scuola elementare del centro storico.
Mentre il monumento a Umberto Eco (nato ad Alessandria) è stilisticamente un po’ insolito: da lontano non ero nemmeno riuscito a capire di quale personaggio si trattasse.
Sul territorio comunale, comunque, possono essere notati tantissimi anche piccoli dettagli artistici e architettonici interessanti e curiosi. Questa, per esempio, è una delle finestre finte più belle che io abbia mai visto:
Mentre alcune soluzioni degli architetti (o degli ingegneri?) a prima vista sembrano degli errori di realizzazione.
Nelle zone periferiche della città sono popolarissimi i graffiti professionali ufficiali.
Gli umani sanno apprezzare gli sforzi altrui nel tentativo di abbellire la città, mentre gli uccelli no. Non so perché questi ultimi abbiano preso di mira proprio il monumento a Urbano Rattazzi (il quale, alla fine della propria carriera politica, fu il presidente del Consiglio provinciale di Alessandria). Anzi, non so perché, nonostante una qualità artistica non altissima del monumento, su esso non sia ancora stato installato l’allarme anti-piccioni.
Continuando a guardare in alto, possiamo notare che le targhe con i nomi delle vie più diffuse in Alessandria sono belle ma non tanto originali. Solo in una piazza ho notato un modello mai visto prima: quello con le lettere dorate.
Se, invece, riprendiamo a guardare più in basso, possiamo notare delle belle panchine.
Per fortuna, non c’era nessuno a sedersi o, peggio ancora, fotografarsi su questa panchina festiva lampeggiante. Non tutti sono ancora così disperati.
Alcune delle fermate degli autobus più belle sono state trasformate in parcheggi coperti per le biciclette. Per qualche strano motivo questa sorte è toccata solo ad alcune fermate del centro (dove, probabilmente, non si voleva demolire le strutture posizionate lungo le vecchie tratte modificate), mentre in periferia tale fenomeno non è stato notato.
Gli attraversamenti pedonali sono spesso segnalati con dei cartelli enormi ma, allo stesso tempo, non sono illuminati (sarebbe invece stata una misura altrettanto utile).
Tra le (infra)strutture moderne belle spicca il ponte Cittadella sul fiume Tanaro. Si tratta ormai della quarta variante del ponte che collega la città con la nota Cittadella militare. La versione precedente – della fine del XIX secolo – era bella, ma era rimasta irreparabilmente danneggiata dalla grande alluvione del 1994. Il ponte attuale, progettato da Richard Meier, è stato però costruito più di dieci anni più tardi: è stato inaugurato il 24 ottobre 2016. Direi che oltre a essere bello è anche funzionale: la parte pedonale è larga quasi quanto quella dedicata alle automobili.
Tra le altre bellezze indiscutibili e originali presenti sul territorio di Alessandria è assolutamente da notare l’ITIS «Alessandro Volta», il quale dispone di materiale didattico un po’ datato, ma bello, interessante, rarissimo e utile per la preparazione degli scolari alla vita adulta. Invidio quei ragazzi…
A tutti coloro che si chiedono come centrasse l’aeronautica militare con la città di Alessandria, ricordo che la Marina militare centra ancora meno. Eppure, ad Alessandria – come in tante altre città italiane lontane dal mare – c’è un monumento dedicato ai marinai d’Italia. Perché? Boh…
I telefoni pubblici, invece, hanno ancora una ragione – anche se molto più piccola di prima – di esistere. A ognuno può capitare di trovarsi con il telefono personale scarico in una città (o Stato!) sconosciuta.
In una città normale sarebbero utili anche dei parchi pubblici, ma questi ultimi, stranamente, scarseggiano ad Alessandria. Il più grande – ma comunque molto povero – si trova di fronte alla stazione ferroviaria e consiste in uno spazio con un po’ di alberi e panchine: sembra più una piazza riqualificata che un parco. L’unico dettaglio bello (ma piccolissimo) di quel «parco» è questo laghetto artificiale:
Ma, almeno, lungo le vie principali della città sono piantati un po’ di alberi. Quando ho visto una fila di betulle, mi sono sentito quasi a casa, ahahahaha…
E ora che abbiamo visto tutti gli aspetti possibili e immaginabili di Alessandria turistica, un lettore mediamente preparato potrebbe chiedersi sul perché della mancanza di ogni riferimento serio alla Cittadella militare locale. Una nota enciclopedia online sostiene che questo fortificato militare permanente del XVIII secolo sarebbe una delle fortificazioni della rispettiva epoca meglio conservate in Europa e, inoltre, l’unica fortezza europea ancora inserita nel suo contesto ambientale originario. Ma proprio per questo motivo ho deciso di parlarne alla fine del mio racconto: come di un luogo fisicamente e concettualmente separato dalla città di Alessandria. Eppure, la Cittadella si raggiunge facilmente a piedi: una volta attraversato il ponte di cui sopra, si fanno altri poche decine di metri e ci si ritrova improvvisamente davanti all’ingresso. Scrivo improvvisamente perché fino a quel momento la fortificazione è quasi non identificabile come tale.
La prima cosa che vediamo una volta entrati è una stalla (o un «garage» di mezzi militari con le ruote) con una fontana palesemente più recente davanti.
Proseguendo verso il centro della Cittadella vediamo altri – numerosi – edifici in mattoni: per esempio, la caserma maggiore Giuseppe Beleno…
… la quale fu evidentemente amministrata da un portatore di gusti estetici e di una propria concezione della bellezza molto particolari.
Di fronte, sul lato opposto della piazza centrale, si trova la caserma Giletti.
La quale ha un aspetto molto più tradizionale (almeno secondo il mio parere non particolarmente professionale).
E poi vi sono tanti altri edifici in mattoni in uno stato di degrado più o meno avanzato. Purtroppo, la destinazione originaria di tutti quegli edifici non è in alcun modo indicata, quindi può essere scoperta solo grazie alle piante trovate su internet. Di conseguenza, devo constatare che ai turisti fortemente interessati alla storia conviene visitare la Cittadella di Alessandria nell’ambito di una visita guidata: in tal modo si riuscirà di visitare anche alcuni locali interni.
Io, avendo visitato la Cittadella privatamente, posso solo testimoniare che alcuni anni fa era stato tentato di avviare i lavori di recupero di alcuni edifici più piccoli. Per l’esecuzione di quei lavori era però stato scelto il principio vandalico del risparmio totale: esso si era manifestato, per esempio, nell’acquisto delle porte e finestre esteticamente oscene e assolutamente inadeguate alla stilistica dei palazzi del XVIII secolo. Attraverso alcune finestre rotte si vedono anche le piastrelle low cost (ma almeno le ringhiere storiche delle scale sono salve).
La piazza centrale della Cittadella è ora un grande prato circondato da alberi: una modifica sensata, dato che in origine doveva essere solo uno spazio vuoto destinato alla revisione delle truppe. Ma, in generale, la gran parte della Cittadella può oggi essere utilizzata anche come un parco: molto semplice, ma almeno un parco spazioso adatto anche alle uscite con i bambini… E non ho visto alcun divieto dell’utilizzo del prato per i giochi sportivi.
Prima o poi tornerò ad Alessandria per dedicarmi a uno studio più serio (e non necessariamente da autodidatta) della Cittadella: anche per riuscire a raccontarne più cose interessanti. Per ora concludo il presente fotoracconto comunicandovi che la Cittadella non è l’unica grande costruzione militare di Alessandria: quasi in centro, per esempio, è presente una grande ex-caserma apparentemente interessante. Al momento della mia visita quest’ultima era però trasformata in un centro vaccinale (contro il Covid-19), quindi avevo evitato di entrare senza motivo (mi sono vaccinato senza problemi in Lombardia).
Bene, ora posso dire di avervi fatto vedere tutte le cose principali – viste da me – di Alessandria.