Piacenza è una città strana: bella, più decadente che fiorente, spesso originale… Non avendone mai sentito parlare in termini turistici, non mi aspettavo, di conseguenza, di trovare qualcosa di interessante. Giudicando dalla totale assenza di turisti nell’ultima domenica di febbraio, segnata dal tanto atteso miglioramento del tempo, non sono però l’unico a essere così ignorante.
Una delle più grandi particolarità distintive di Piacenza è la sorprendentemente alta quantità di edifici (soprattutto religiosi) in mattoni scoperti. Non mi ricordo di averne visti così tanti in una sola (altra) città.
In tale contesto il Duomo di Piacenza, con la sua facciata in marmo rosa, appare quasi una costruzione aliena. Ci terrei a sottolineare che di sera l’illuminazione esterna e la luce proveniente dal rosone rendono questa chiesa (non la più grande della città) veramente magica.
Dopo la grande quantità di ammassi di mattoni, la centrale piazza Cavalli sembra il posto più allegro del centro storico. Effettivamente, bisogna ammettere che tanto brutto non è.
Il palazzo del Comune (della fine del XIII secolo) è interessante ma fa una impressione strana. I lampadari pseudo-antichi in stile gotico sono in realtà fatti di elementi prestampati e poco adatti l’uno all’altro.
L’orologio solare sul palazzo di fronte è stato fatto da un amante delle ancore.
Non tutti i negozi del centro storico seguono, purtroppo, le poche e semplici regole sulla esibizione delle insegne. Qui vediamo le versioni «bene», «male» e «più o meno bene».
L’ufficio postale centrale di Piacenza ha un muro bucato. Guardando nelle tre fessure della foto seguente è possibile vedere le luci dei sotterranei.
I cartelli con i nomi delle vie sono quasi tutti fatti in questo modo: di altezza minima necessaria. Però mi piacciono i caratteri.
Non avevo mai notato prima uno sportello del genere. Nelle città russe esistono dei sportelli dietro i quali si nascondono gli interruttori dei semafori (per la regolazione dei vari regimi del loro funzionamento): questa sarà una cosa analoga?
I mezzi pubblici di Piacenza sembrano un po’ vecchiotti, ma diffusi.
Le rastrelliere per le bici private sono quasi tutte dello stesso modello e, nel centro storico, sempre affiancate dai vasi di forma ovale. Questi ultimi, però, vengono utilizzati dalla gente come cestini.
I cestini piacentini (quelli veri) sono tra i migliori d’Italia. Infatti, grandi o piccoli che siano, sono quasi sempre attrezzati di posacenere. Finalmente ho trovato una città italiana dove hanno capito la loro importanza!
Le uniche eccezioni, stranamente, sono i cestini installati alle fermate dei mezzi pubblici, cioè proprio nei luoghi dove la gente fuma mentre aspetta l’autobus. Faccio notare, inoltre, che i cestini delle fermate imitano lo stile delle caselle postali a basso prezzo.
Ecco uno dei portoni più anomali che mi è capitato di vedere negli ultimi anni. L’argomento mi ha incuriosito: direi che posso iniziare a collezionare pure le foto dei portoni.
Nel frattempo sulla città di Piacenza è scesa la sera. Gli aborigeni piacentini hanno cominciato a scendere in strada per la passeggiata serale. Io, invece, sono salito in macchina per tornare a casa.
Un giorno, molto probabilmente, tornerò a Piacenza per studiarla un po’ meglio.