Erba, 19 dicembre 2015

Nel raccontare il mio viaggio a Erba (in provincia di Como) rischio di non essere imparziale. Infatti, ero stato positivamente colpito dal fatto di essere salito sul treno in autunno (che a Milano per qualche incomprensibile motivo viene considerato inverno) e di essere sceso in primavera (che si riconosce quasi dappertutto per un sole particolare, il risveglio delle piante e l’umore della gente). Ma la data, a Milano e a Erba, era sempre la stessa.

Considerando quanto appena scritto, vi comunico che la città di Erba è complessivamente carina. Nel centro storico si osserva una convivenza fortunata degli edifici antichi con quelli moderni.

Paradossalmente, gli edifici antichi, se presi singolarmente, spesso non hanno alcunché di particolare…

… mentre molti di quelli moderni meriterebbero di stare in località più frequentate.

Il Municipio è l’edificio più noioso.

Il ravvicinamento tra il vecchio e il moderno ha raggiunto il suo apice nella ristrutturazione del Duomo locale. Dall’esterno non si nota, ma dentro esso è composto da due zone appartenenti alle tendenze architettoniche distanti diversi secoli. La foto non renderebbe l’incredibile effetto visivo, quindi andate a vederlo dal vivo.

Degli interni della chiesa in questione vi faccio vedere solamente le teste vescovili sull’altare: è una cosa rara per il Nord d’Italia.

Le altre chiese di Erba sono interessanti, ma lascio la loro descrizione agli esperti del settore.

Un’altra manifestazione interessante della «amicizia» tra l’antico e il nuovo è l’edificio della vecchia sottostazione elettrica. Perché non le fanno più così belle?

Pure l’industria ancora attiva nel XXI secolo rispetta le proprie sedi storiche.

Sono i singoli abitanti a rovinare le proprie residenze d’epoca con il peggio della industria edile contemporanea.

Per fortuna, ci sono anche gli erbesi storicamente responsabili che conservano gli artefatti del passato interessanti. Ecco, per esempio, una targa assicurativa che sta ancora al suo posto.

A proposito di targhe: in periferia sotto i nomi delle vie vengono indicati pure i numeri civici del rispettivo tratto (come a Gambolò).

Ma torniamo al patrimonio storico. Si può fare complimenti anche ad alcune aziende, tra le quali le Ferrovie, che alla stazione locale hanno mantenuto anche dopo i lavori di ristrutturazione lo sportello del vecchio bar.

Ma pure una struttura tecnica d’epoca:

Uno degli aborigeni fuggiti verso una destinazione migliore ha lasciato un bel regalo ai fotografi attenti.

Tra gli aborigeni rimasti ci sono dei genitori capaci di fare dei bellissimi regali ai figli.

E il Comune cosa fa per rendere la città migliore? Per esempio, mantiene dei bellissimi parchi. Uno di questi si trova dietro al Monumento ai caduti della Prima guerra mondiale.

È un parco di proporzioni anomale (lungo e stretto, quasi tutto in salita), ma interessante: ospita pure uno teatro estivo con delle installazioni tecniche sugli alberi circostanti…

… e passaggi sotterranei non più accessibili da non so quanti decenni (spero che non si tratti di una abitazione!).

Un erbese simpaticissimo mi ha chiesto di essere fotografato sulla scalinata. Io, purtroppo, ho quasi subito dimenticato il suo nome. Se, per caso, qualcuno dei miei lettori lo riconosce, provveda di salutarlo da parte mia.

L’altro parco cittadino si distingue, principalmente, per la grande quantità di «opere d’arte» esposte all’aperto e l’autogestione cittadina.

Torniamo all’impegno del Comune nella gestione del decoro urbano. I cestini per i piccoli rifiuti sono elevati al rango dei monumenti.

I modelli diffusi a Erba sono purtroppo pochi e brutti. Solo quelli della stazione ferroviaria sono attrezzati di posacenere; nelle altre zone i fumatori e gli spazzini devono arrangiarsi come pare a loro.

Un miracolo nella vita quotidiana degli essere umani! Nell’ultimo dei parchi citati è stato notato un WC: pulito, funzionante e gratuito. Avevo pensato di sognare, ma i sogni (per fortuna o purtroppo) non possono essere fotografati.

Un altro fatto interessante sulla stessa categoria delle costruzioni architettoniche locali: il bagno della stazione ferroviaria non ha i simboli dei generi accanto alle entrate. Di conseguenza, avevo dovuto fare a caso: dal fatto che sono ancora vivo potete dedurre che non ho sbagliato porta.

Vabbè, forse conviene passare alle materie più elevate. La più elevata, direi. Lo studio ravvicinato di uno dei presepi notati in città mi ha, in un primo momento, scioccato. Non so come avreste reagito voi a una presenza del genere.

Per riprendersi dallo spavento possiamo servirci di una delle tante panchine del centro (sarebbero utilissime in tutte le città!).

E poi ci chiediamo: cosa fanno le aziende per migliorare la propria città? Un allevamento, per esempio, ha installato un distributore di latte fresco vicino al proprio cancello. Le bottiglie, se ho capito bene, sono comprese nel prezzo.

L’unica agenzia pubblicitaria della città ha solo un trucco grafico a disposizione e lo sfrutta su tutti i cartelli appesi in giro.

I tassisti locali hanno un listino-prezzi pubblico (avvistato vicino alla stazione).

Ho già nominato più volte la stazione ferroviaria, finalmente ve la faccio vedere: è relativamente bella.

Finalmente ho avuto la conferma ufficiale del fatto che questo attrezzo serve per aiutare i disabili.

Orologi digitali, funzionanti e precisi in stazione? Approvo!

Concludo con la foto di uno dei sottopassaggi più belli che io abbia mai visto.

Le mie parole conclusive, invece, si riferiscono ancora una volta agli abitanti del posto: è veramente raro vedere l’intera popolazione cittadina così simpatica. Quando, per esempio, sono entrato nel cancello spalancato di una bella villa (accanto era appesa l’insegna di una mostra…), mi è stato spiegato in una maniera estremamente gentile che si tratta in realtà di una abitazione privata. Quindi mi ero allontanato con le proprie gambe e senza correre.