Voghera, luglio 2011

Un giorno di luglio, camminando lungo il 45° parallelo, mi sono improvvisamente ritrovato a Voghera. E tanto che c’ero, ho pensato di farmi un giro della città.

L’unico aspetto interessante della stazione ferroviaria è il rifiuto dei pittogrammi convenzionali: tutte le informazioni fondamentali sono espresse solo attraverso le parole. E solo in italiano, nonostante il fatto che la stazione sia «un importante nodo ferroviario».

I pochi esperti sanno che la stazione (effettivamente grande) è l’unica ragione della esistenza di Voghera. Ma non solo: è anche l’unica fonte seria dei mezzi di trasporto pubblici. Per esempio, le linee urbane dei bus sono solo due, anche se servite dai mezzi molto capienti. Per mascherare la scarsità dei mezzi si è deciso di numerare diversamente le corse di ritorno.

Accanto alla stazione troviamo il Parcheggio Monumentale da 700 postiauto. Sempre dallo stesso edificio partono gli autobus extraurbani.

Gli amanti della architettura un po’ più antica resteranno probabilmente delusi per la quantità relativamente bassa di monumenti da vedere. Il 99% di questi si affaccia alla piazza centrale, in mezzo alla quale si trova il Duomo (XVII secolo): interessante sia dentro che fuori. Al momento della mia visita all’interno del Duomo erano in corso dei grandi lavori di restauro.

Direi che una buona parte del centro storico vogherese avrebbe bisogno di forti interventi.

Ma anche nelle zone quasi pereferiche si trovano delle opere architettoniche che meriterebbero di essere conservate un po’ meglio.

In generale posso dire che nella città di Voghera costruiscono tanti palazzi e ville nuovi, ma raramente riescono a conservare bene le bellezze d’epoca.

Alcune delle eccezioni si rivelano dei falsi: vedete, per esempio, la «Casa Nava» ricostruita nel 1903.

Oppure: il piccolo castello visconteo del XIV secolo per un lungo periodo è stato utilizzato come carcere. Visto dalla parte dell’ingresso principale sembra un vero castello.

Non so che aspetto hanno i suoi interni perché anche questi sono chiusi per i lavori di restauro.

Ma la parte posteriore del castello è stata restaurata in un modo veramente schifoso.

Lo stato decadente di tante costruzioni potrebbe anche essere tollerato perché c’è sempre la speranza di vederli rinascere con l’arrivo di un nuovo proprietario un po’ meno tirchio di quello precedente. Quindi la mia delusione più grande è dovuta alle condizioni in cui si trova l’ex caserma di cavalleria «Vittorio Emanuele II». Alcune piccole parti di essa (circa 1/4 del totale) sono state restaurate e ospitano due musei, la biblioteca civica, alcuni uffici del comune e la palestra pugilistica.

La caserma è stata costruita tra il 1857 e il 1864 ed era in grado di ospitare quattro squadroni [uno squadrone di cavallerie poteva essere composto da 4 plotoni con 21-50 persone; era comandato da un sottoufficiale]. Ora entrambi suoi cortili sono utilizzati come parcheggio, mentre tutte le parti non restaurate (torri comprese) sono chiuse a chiave o addirittura murate. Accontentatevi della preghiera del cavallo che per miracolo si è salvata dal corso del tempo sotto uno dei portici.

Come potete vedere, al pianterreno c’erano le stalle, mentre sopra si trovavano le stanze dei militari. Sono tutti locali non accessibili ma quelli che mi ineressavano di più di tutta la caserma. Bastardo chi ha deciso di chiuderli.

Quindi torniamo in città a raccogliere alcuni dettagli interessanti. I bagni pubblici che rispettano lo stile del centro storico:

Alcuni cestini piccoli sono interessanti non solo per la forma, ma anche per i coperchi che si alzano ma non si staccano.

I cestini grandi sono dotati dei posacenere cromati: belli, ma non so per quanto tempo rimarranno tali.

I cestini piccoli più diffusi sono spesso dotati dei posacenere minuscoli.

Le panchine in legno e cemento un tempo erano molto diffuse in URSS, mentre in Italia ne ho viste pochissime. Quindi possiamo includerle tra le particolarità di Voghera.

L’unico lampione veramente interessante e originale è stato avvistato nei pressi del castello. La video-sorveglianza, invece, non è particolarmente diffusa.

I tombini per l’acqua piovana spesso sono coperti in modo da catturare più ciclisti possibile: con le fessure parallele alla strada.

Un aspetto interessante della segnaletica stradale: i pedoni disegnati sulle apposite corsie sembrano raffigurare le persone spiaccicate da un rullo…

…oppure da un carro armato. Tipo quello parcheggiato accanto alla ex caserma di cui sopra. È un M7 Sexton canadese modificato che ha prestato servizio all’esercito italiano negli anni ’50. Il suo restauro, per un motivo inspiegabile, è stata l’opera del Corpo dei Vigili del Fuoco.

Vicino al castello, invece, troviamo una locomotiva a vapore del gruppo 940 posizionata su un breve tratto di binari. Ne sono state prodotte 50 tra il 1922 e il 1923; tra tutti gli esemplari conservati quello di Voghera è uno dei peggio trattati.

Sono due mezzi motorizzati ai quali, probabilmente, dedicherò dei testi speciali. Mentre ora vi mostro l’auto di una classica bionda senza cervello parcheggiata a metà strada tra i due.

Concludo con la foto di una opera edile che mi è mai capitato di vedere prima e che finalmente ho trovato proprio a Voghera: il nido dei piccioni cittadini.

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