Per la scelta delle mete dei miei viaggi turistici di dicembre avevo cercato di adottare un principio nuovo, dettato esclusivamente dall’umore del momento. Avevo voluto combinare le camminate in montagna con la visione di qualche centro abitato interessante. A eccezione di questi due punti, la scelta di Teglio (in provincia di Sondrio) è da considerare casuale.
Le condizioni atmosferiche, purtroppo, non erano ideali per fotografare i paesaggi montuosi. Ma, nonostante una leggera nebbia, si poteva comunque osservare la pianura-giocattolo.
Per arrivare a Teglio con i mezzi pubblici bisogna scendere alla stazione ferroviaria di Tresenda (treno Milano–Tirano) e poi scegliere tra l’autobus (in sostanza, un vecchissimo furgone della Mercedes) o una salita a piedi lunga ma non particolarmente rapida. La mia intenzione era, come ho già scritto, quella di camminare. Dall’alto si vede bene che Tresenda è quasi solo una fila di case lungo la ferrovia.
Google sostiene che i 4,2 km in leggera salita da Tresenda a Teglio si percorrono in 1 ora e 17 minuti. Non ho controllato la distanza effettiva, ma ho constatato che per la prima volta nella mia vita Google mi ha indicato un cronometraggio sbagliato: di solito impiego molto meno tempo di quello indicato, mentre questa volta è successo al contrario. Avrò sbagliato la strada? In ogni caso, nel corso della camminata ho potuto contemplare delle cose abbastanza curiose. Ecco, per esempio, un viadotto al contrario: un fiumiciattolo che è stato fatto passare sopra la strada.
L’edificio produttivo di un viticoltore locale è collegato al vigneto da una funivia per l’uva. Non posso sostenere che sia una particolarità (o invenzione) della zona. Mi limito a constatare di avere visto anche alcune altre funivie del genere lungo il percorso.
Una volta arrivato, finalmente, a Teglio, ho in un primo momento pensato di essere finito in un banalissimo paesino di villeggiatura invernale.
Ma in realtà Teglio ha un suo centro storico bello e autentico, da aspetto estetico tipicamente montano.
Per i soli 4581 abitanti ufficiali a Teglio ci sono ben sette chiese, alcune delle quali sono realmente interessanti.
Il carcere medioevale di Teglio – le cui date di costruzione e di operatività non sono indicate nemmeno dal cartello informativo comunale – si trova ora in proprietà privata (come anche la Casa del Boia che si trova di fronte), ma la sua facciata conservata nelle condizioni simili alle originali fa comunque una giusta impressione: deprimente. È da vedere. L’edificio assomiglia tanto alle carceri che immaginavo da piccolo leggendo romanzi sul medioevo.
Ma sul territorio comunale, sempre nel pieno centro storico, sono presenti anche altri istituti di detenzione forzata. Anche essi, sicuramente, sono belli almeno dal punto di vista estetico. Ma, soprattutto, sono ancora in funzione.
In giro per il paese ho notato relativamente tanti lavatoi piccoli – spesso monoposto – e nemmeno uno grande (ai quali mi sono già abituato nelle città italiane). Non so perché siano così numerosi e perché su alcuni di essi siano indicate le date della fine del XX secolo. Si continuava a costruirli perché non c’era ancora un sistema idraulico centralizzato nelle case? Oppure si metteva la data del restauro? La seconda opzione mi sembra un po’ in contrasto con le tradizioni però.
Il parco comunale non è grandissimo ma è pieno di attrezzature di vario genere per i bambini. Un parco giochi nel senso stretto.
Il contenuto dei box (e a volte dei parcheggi) ci ricorda che non siamo in pianura. Nemmeno nelle zone pianeggianti agricole mi è captato di vedere delle cose del genere.
Anche le cataste di legna vicino a tante abitazioni potrebbero forse essere considerate dei segni distintivi di una zona montana.
A ricordarci che siamo in una piccola località rurale sono invece i cartelli come questo:
Nemmeno i piccoli centri abitati possono però fare a meno dell’arte. Questo interessante esemplare di street art, per esempio, raffigura i cavalli locali allegri che corrono ognuno per conto suo pur facendo parte dello stesso tiro.
Ma non sarà possibile fregarci con le opere d’arte: in giro per il paese troviamo numerose testimonianze della vicinanza degli aborigeni più alla natura che alla urbanizzazione. Una di queste testimonianze potrebbe essere il modello di panchine molto diffuso.
Oppure i vasi per le piante…
O i posacenere…
Anche a Teglio, però, sono arrivate alcune mode tipiche delle grandi città. Per esempio, quella di utilizzare i vecchi bancali per l’arredo esterno dei bar.
Tale moda è stata però estesa anche all’arredo pubblico delle strade. A Teglio è infatti facile avvistare delle panchine di questo tipo:
Anche molti cestini sono mascherati con dei bancali.
A differenza di Milano, a Teglio hanno montato un albero di Natale vero anche nel 2019 (positivo!), il quale non è però l’unico del paese.
Lungo le vie, infatti, si vedono molte «sagome» degli alberi di Natale: essendo quasi tutte identiche, dovrebbero essere un addobbo inventato dal Comune.
Non mi è mai capitato di vedere delle cose del genere dalle altre parti. Così come non mi è capitato di vedere delle installazioni di questo tipo (secondo me possibile solo nelle piccole località):
Altrettanto curioso è il fatto che a Teglio per il Natale vengono addobbati tutti gli alberi, non solo i pini.
Anche quelli che sembrano ormai morti:
La mia visita era capitata il 24 dicembre, quindi ho potuto assistere a una tradizione locale: in giro per il paese c’erano gli «elfi di Babbo Natale» che lo aiutano a distribuire i regali indovinati grazie ai genitori dei bambini. Non so perché fossero in giro già di pomeriggio, come non sono nemmeno riuscito a capire da chi fosse organizzato il loro operato. Ma al loro grido interrogativo «Una foto?» ho prontamente risposto con uno scatto ahahaha
Ed ecco che abbiamo visto tutte le cose fondamentali di Teglio. Riscendiamo verso la stazione ferroviaria contemplando le semplici bellezze locali.
Meno male che non ci sono andato d’estate: la salita/discesa è quasi totalmente priva delle zone all’ombra. Il sole è uno dei miei peggiori nemici. Mentre il ritmo con il quale cammino per le lunghe distanze è uno dei peggiori nemici di molti miei amici. Ma, per fortuna, non di tutti.