Nelle vicinanze di Milano c’è una certa quantità di centri abitati minuscoli che sento nominare con una buona regolarità, ma dei quali non so proprio nulla. Sicuramente in qualche misura capita anche a voi, anche se potreste non averci mai fatto caso… Io, invece, ogni tanto vado a vedere qualcuno di quei posti: quando la quantità delle volte in cui ho sentito un determinato nome fa superare lo scetticismo e fa dunque scattare la curiosità. A volte sono fortunato e mi ritrovo in un paese bello e interessante, a volte mi va proprio male. Per minimizzare i rischi (o per massimizzare la probabilità della fortuna) cerco dunque di visitare, nel corso dello stesso viaggio, più località piccole che si trovano nella stessa zona. Uno dei miei viaggi di quel tipo è stato quello nella zona di Spino d’Adda.
Racconterò di altri paesi visitati negli articoli separati, mentre in questa sede mi concentro proprio su Spino d’Adda. Chissà se (e se sì, quante volte) lo avete sentito nominare anche voi?
Spino d’Adda è un comune di poco più di sette mila abitanti che formalmente si trova nella provincia di Cremona, ma è distante appena 19 chilometri da Milano (e 55 da Cremona). Come quasi tutti gli altri centri abitati del mondo, anche Spino d’Adda ha una zona definibile con il termine «centro storico»: è costituita da poche vie e due piazze. Come in tutti i centri storici del mondo, anche in quello di Spino d’Adda prevalgono gli edifici vecchi, di epoche varie. Ecco gli esempi più interessanti:
Uno degli edifici storici ritenuti più importanti di Spino d’Adda è la villa Casati Zineroni dell’Orto, costruita all’inizio del XVI secolo sulle fondamenta di un castello visconteo del XIV secolo (distrutto durante una battaglia tra le forze della lega di Cambrai e la Repubblica di Venezia). L’aspetto definitivo della villa si è formato tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo. I proprietari della villa sono sempre gli stessi sin dall’inizio: la famiglia degli ex feudatari di Spino. Questo ultimo fatto spiega anche una piccola curiosità quotidiana: sul grande citofono della villa sono riportati solo i primi nomi ma non il cognome dei residenti.
La suddetta villa è una residenza privata e non un museo, dunque posso commentare solo le sue particolarità esterne. Tra queste ultime, la più curiosa è il «minareto» costruito nel 1818 (come si sostiene, «seguendo la moda dell’epoca»). È una torre vera dove i proprietari possono (o potevano?) salire fino alla cima. Bisogna stare attenti a non scambiarla per parte di un edificio di culto anche perché da lontano (e da dietro il recinto) il suo legame con la villa non è sempre evidente.
La principale (e una delle due presenti sul territorio) chiesa di Spino d’Adda è quella di San Giacomo Apostolo: fu ricostruita completamente nel XVI secolo e notevolmente rifatta all’inizio del XX secolo. I suoi esterni non hanno alcunché di eccezionale, tranne forse il fatto che la facciata è rivolta non verso la piazza, ma verso uno dei cancelli laterali della villa di cui sopra: tra il portone della chiesa e il cancello ci sono pochissimi metri, solo una via molto stretta.
Gli interni della chiesa sono semplici, ma belli e curati. A volte è importante ricordarsi che esistono anche le chiese non esagerate.
Per gli standard italiani a Spino d’Adda ci sono pochissimi edifici religiosi. Nel centro storico, per esempio, oltre alla già mostrata chiesa ho trovato solo questo:
Quello che si trova facilmente è il Municipio locale: a pochi passi dalla chiesa.
Sempre nelle vicinanze — ma a una persona abituata alle grandi città in un paese del genere tutto sembra vicino — si vede un edificio che esteticamente assomiglia a una vecchia fabbrica microscopica. Ma, data la sua posizione, posso presumere (solo presumere) che in realtà sia la sede delle ex scuderie della villa. All’interno oggi si trovano abitazioni e uffici di alcune organizzazioni.
Probabilmente il fatto che nel centro di Spino d’Adda non c’è mai stata una industria non è tanto negativo. È invece sicuramente positivo il fatto della presenza dell’artigianato.
È positiva anche la presenza dei luoghi di cultura: pare che il «Cinema Vittoria» sia ancora funzionante, anche se non è più una attività commerciale, ma gestita dalla parrocchia.
Naturalmente, è positiva la presenza delle scuole, anche se solo di quelle elementari e medie.
E poi a Spino d’Adda ci sono un po’ di edifici di destinazione originaria attualmente sconosciuta (solo ipotizzabile in termini generali), ma belli rispetto alla media locale e mantenuti bene.
Allo stesso tempo, a Spino d’Adda ci sono anche degli enormi condomini moderni.
All’oratorio «S. Luigi» amano non solo il cinema: sono fissati anche con il calcio…
… sono fissati talmente tanto, che hanno pure una propria squadra calcistica composta dagli ex frequentatori ormai cresciuti: la U.S.D. Spinese Oratorio (nella stagione 2024–2025 giocava nel campionato di Seconda Categoria Cremona Girone I).
Ma posso ipotizzare che a Spino d’Adda amino lo sport in generale, non solo il calcio. Vicino allo stadio, per esempio, ho visto una «Area fitness» attrezzata molto meglio di poche zone analoghe che mi è capitato di incontrare in altri centri abitati… Anche se alcuni attrezzi per me sono incomprensibili:
Ma torniamo alle cose di interesse più universale. A Spino d’Adda ci sono anche alcuni parchi: piccolissimi, ma pieni di verde e ben attrezzati anche per i bambini.
Anche lungo le vie del paese sono piantati tanti alberi.
Di monumenti ne ho trovato solo uno: quello ai caduti nelle guerre.
Ed ecco che le cose da vedere nel centro storico sono già finite. Mentre la periferia di Spino d’Adda è noiosa come quasi tutte le periferie del mondo. Non importa se si tratta della periferia relativamente moderna e piena di condomini…
… o periferia relativamente antica e piena di case private…
… perché nessuno si preoccupa del suo stile o del suo eventuale aspetto storico. Ovviamente vale anche per la periferia industrializzata.
Il paese in generale è piccolo, quindi è normale che abbia poche cose da vedere.
Prendiamo allora la strada verso le altre località potenzialmente interessanti della zona. Tale strada è un marciapiede periferico che progressivamente si trasforma in una pista ciclopedonale «interurbana».
Ma non andiamo verso l’Adda (dove non c’è alcunché di interessante), andiamo dalla parte opposta. Tanto, sappiamo già che il paese è attraversato da alcuni piccoli corsi d’acqua.
Mentre procediamo verso l’uscita dal paese, quest’ultimo sembra sempre più un paesino…
Poi inizia a sembrare una località di campagna…
E poi inizia la campagna vera. I prossimi circa quattro chilometri di camminata saranno prevalentemente in mezzo ai campi, lungo la ciclabile che ho già menzionato sopra.
Ma ne parlerò nel prossimo racconto: per non mischiare troppi argomenti insieme.