Sulla linea ferroviaria Milano – Bologna c’è una piccola e, per molti, misteriosa stazione con il nome Secugnago. Essa si trova pochi chilometri a sud di Lodi ed è conosciuta, come ho appreso da diverse conversazioni private, alle persone che viaggiano con i treni non di alta velocità tra il nord e il sud d’Italia.
Anzi, a quelle persone è conosciuta la scritta fuori dal finestrino di un treno in corsa: perché a Secugnago fermano solo i treni regionali della linea Milano Greco Pirelli – Piacenza (almeno, al momento della pubblicazione del presente racconto è così). I passeggeri di tutti gli altri treni, molto probabilmente, non si sono nemmeno accorti del fatto che la stazione ha «ben» tre binari.
Ed è normale: la stazione serve ai (ed è utilissima ai!) pendolari che vivono a Secugnago o nei paesi vicini, ma lavorano a Milano, a Lodi o a Piacenza. Non è necessario che sia una stazione tanto bella e/o attrezzata: basta che esista e che funzioni.
OK, il parcheggio coperto delle biciclette serve. Se fosse anche custodito o almeno videosorvegliato, sarebbe ancora meglio.
Il sottopassaggio – che permette di non attraversare i binari in superficie – è utile anche esso: i paesi in cui vivono i passeggeri si trovano su entrambi i lati della ferrovia. Il fatto curioso è che questo sottopassaggio sembra essere un po’ più largo e un po’ meno deprimente di quello di Lodi.
E poi serve almeno un modo di raggiungere altre località partendo dalla stazione e viceversa. In più, serve un modo di raggiungere anche lo stesso paese di Secugnago: perché, come scopriamo, la stazione ferroviaria – pur essendo circondata da alcuni edifici residenziali – è distante circa un chilometro dalla parte principale del paese. In mezzo, tra il paese e la stazione, ci sono i campi agricoli: per raggiungere il centro abitato principale bisogna camminare lungo una stradina asfaltata (quasi per nulla trafficata, ci passano solo le macchine di coloro che sono venuti a prendere qualcuno arrivato con il treno). Una volta giunti all’altezza del cimitero, bisogna andare a sinistra. A destra, invece, va la pista ciclopedonale «Marco Pantani» che porta non si capisce dove e che non sembra nemmeno tanto adatta alle corse di velocità.
In totale, per arrivare a piedi dalla stazione al paese sono necessari circa 10–15 minuti di passo tranquillo. Ed è a questo punto che inizia, finalmente, lo studio vero e interessante del territorio. Come quasi tutti gli altri centri abitati del mondo, anche Secugnago ha i vari «cerchi» del proprio territorio edificato appartenenti alle varie epoche. Così, il «cerchio» più periferico è costituito dalle villette private più o meno moderne.
Più verso il centro inizia a comparire qualche villa più datata e più ricca.
E, sempre nelle zone semicentrali, si vedono pure degli ex edifici agricoli ormai trasformati in abitazioni o attività commerciali di tipo diverso da quello originale. Questo, ovviamente, non significa che tutte le cascine della zona abbiano cessato la propria attività: quelle in periferia o fuori continuano a funzionare.
In una zona sempre semiperiferica ho visto pure alcune vecchie palazzine con gli appartamenti. Non so se siano delle case popolari. Ma se dovessero essere private, il loro aspetto un po’ spaventoso e la località nella quale si trovano (ma chi vuole un appartamento in un paesino di campagna?! In una zona del genere si va, se si va, per avere una casa col giardino!) mi fanno presumere che per una persona con un reddito normale sia sufficiente un mutuo da 30 mesi per comprarci un appartamento. Ma non riesco a immaginare una persona mentalmente sana che faccia un acquisto del genere per la scelta propria e con i soldi propri.
Il vero centro storico di Secugnago è tipico dei paesini rurali della Lombardia: costituito prevalentemente da piccole case private in uno stato di conservazione molto vario.
Sempre nel centro di Secugnago ho trovato alcune strette vie rese esclusivamente pedonali: una scelta di viabilità moderna tipica più delle città che dei paesi.
Ovviamente, nel pieno centro del paese non poteva mancare una chiesa. Anzi, a Secugnago sulla piazza centrale si affacciano ben due chiese costruite l’una accanto all’altra (a questo punto perché non di più?). Non sono riuscito a scoprire alcunché su quella più piccola a sinistra: nemmeno il nome. Sulla chiesa grande in mattoni, invece, posso dire che è dedicata a San Gaudenzio e che è stata costruita tra il 1927 e il 1928 sul posto di una chiesa demolita nel 1926.
Gli interni della chiesa di San Gaudenzio mi sono sembrati molto più interessanti degli esterni. Purtroppo, però, al momento della mia visita era in corso una messa, dunque avevo preferito di non disturbare i partecipanti con le foto. «In compenso», vi mostro alcuni dettagli della facciata.
Stranamente, non ho notato altri edifici o simboli particolari religiosi a Secugnago. Il busto di un parroco di non si capisce quale epoca, posizionato in mezzo a un parco, non dovrebbe essere considerato un simbolo religioso, vero?
Il parco appena menzionato è piccolo e per nulla interessante. Il suo pregio principale è, d’estate, una grande quantità dell’ombra.
Per i bambini c’è un parco giochi dedicato: attrezzato in un modo un po’ minimalista, ma c’è.
Per quanto riguarda altri monumenti, invece, ho trovato solo una specie di memoriale permanente chiamato «zona di rispetto». Si trova nell’angolo formato dalle due chiese mostrate poco sopra ed è dedicato ai militari caduti nelle due guerre mondiali e ai partigiani uccisi. Una delle anomalie più evidenti di questo monumento è la totale assenza delle opere scultoree di qualsiasi dimensione.
Non sono sicuro che possa essere considerata un monumento questa meridiana non funzionante… I creatori non sapevano quale pezzo aggiungere per farla funzionare? Oppure si sono dimenticati di aggiungerlo? Oppure qualcuno è riuscito a romperla? Non so quale delle tre opzioni sia la più preoccupante.
Ma è sicuramente da considerare un monumento privato questo cane che sostituisce il noiosissimo leone da cancello (sull’altra colonna c’è il secondo).
Un’altra cosa curiosa avvistata a Secugnago è la macchinetta che vende non le bevande o gli snack (come nella maggioranza dei casi) e non il latte locale (come ho visto in alcune piccole località italiane, per esempio Manerbio), ma i formaggi, il burro e i succhi di frutta. L’idea è interessante, ma non so quanto sia popolare il servizio.
Praticamente di fronte, a pochi metri, c’è una colonna di ricarica per le macchine elettriche: è solo la seconda volta che vedo questo tipo di servizio in un piccolo paese di provincia (la prima volta è stata a Nosadello appena quattro mesi prima).
Tra le altre cose utili per la vita a Secugnago è da menzionare la scuola elementare locale.
E la scuola materna. Ma quest’ultima è privata.
Nell’ambito dello studio della organizzazione della vita locale è interessante notare che diverse vie di Secugnago portano i nomi non di personaggi illustri o località famose, ma di concetti, eventi e feste. L’idea è originale e in una certa misura bella, ma immaginate un aborigeno che è costretto a scrivere / digitare la frase «veicolo Centenario Unità d’Italia» ogni volta che indica il proprio indirizzo preoccupandosi del tempo impiegato, della lunghezza massima del campo e della presenza di ben due caratteri speciali.
Un cartello a parte è quello che indica la misteriosa «via Francigena»: sarebbe un percorso di pellegrinaggio che porta dal nord della Francia fino a Roma, ufficialmente percorribile a piedi. Io l’ho sentito nominare in alcune occasioni e ho visto pure qualche cartello in giro… Ma non sono mai riuscito a capire il suo tracciato esatto, a meno che non coincida con le strade automobilistiche per dei tratti molto lunghi.
Ma le persone realmente interessate ai percorsi del genere sapranno trovare tutte le informazioni necessarie anche con le proprie forze (io sono interessato solo ai sentieri di montagna). A Secugnago, intanto, ho avvistato un cartello di interesse più universale: le informazioni sulla diffusione della peste suina africana in zona. No, essa non colpisce gli umani. No, non ho visto dei cinghiali morti in giro. Forse sì: se l’umanità non avesse avuto l’esperienza del 2020, ora si sarebbero allarmati tutti.
Ed ecco che abbiamo visto tutto quello che merita di essere visto a Secugnago. Possiamo tornare serenamente a casa e iniziare a progettare dei viaggi più interessanti.