Peschiera del Garda, il comune più occidentale del Veneto, è, secondo la mia osservazione personale, la più grande vittima italiana della statistica. Infatti, pure la Wikipedia elenca tra i fatti principali sul paese un presunto traguardo: sarebbe, con i 2,4 milioni di presenze annue, al ventottesimo posto tra le destinazioni turistiche italiane. ma, da quello che ho visto io, nel caso specifico di Peschiera del Garda si potrebbe tranquillamente citare una nota frase di Mark Twain: «Ci sono tre tipi di bugie: le bugie, le sfacciate bugie, e le statistiche». Io lo posso testimoniare sulla base della mia esperienza personale: singola, ma vissuta in prima persona. Nell’occasione di un giorno non lavorativo comparso sul mio calendario quasi a sorpresa – il venerdì prima di Pasqua – avevo preso di prima mattina il treno regionale in partenza da Milano e con la destinazione finale Verona. Il convoglio era strapieno di turisti: si stava stretti come sulla metropolitana milanese alle 8:30 di un giorno feriale prima della pandemia, forse anche peggio. Circa l’80% dei passeggeri – il sottoscritto compreso – erano scesi proprio a Peschiera del Garda. Ma almeno il 90% delle persone scese si era fermato sulla piazza davanti alla stazione: per aspettare gli autobus gratuiti che portano la gente verso il vicino Gardaland! Il sottoscritto, invece, si è incamminato – con tanta serenità – verso il centro storico del paese.
Come saprete, uno dei fattori che determinano la bellezza e l’attrattività di Peschiera del Garda è la collocazione del paese sulla riva del Lago di – per qualcuno è una sorpresa? – Garda. Di conseguenza, l’acqua del lago e del fiume Mincio (un emissario del lago) può essere contemplata sotto diversi punti di vista. Per esempio, l’acqua è una delle barriere protettive della fortezza del XVI secolo (la quale racchiude la maggior parte della zona che oggi potremmo definire con l’espressione «centro storico»).
L’acqua che circonda la fortezza è anche il percorso del servizio turistico «Giro delle mura»: nel periodo da marzo a ottobre è possibile fare il giro della fortezza a bordo di uno di questi pontoon boats (in sostanza, delle piattaforme naviganti con delle panche e motori da barca). Non ho sperimentato in prima persona, ma mi sono comunque informato: tutto il giro dura circa trenta minuti.
Sempre sulla stessa acqua – fiume e canali – si affacciano anche diversi edifici residenziali del centro. Indipendentemente dalla loro qualità, sembrano quasi dello stesso (o almeno analogo) prestigio di quelli veneziani. Anche se, ovviamente, sono molto più economici.
Dal punto di vista di un turista / pedone, il lungolago e il lungofiume di Peschiera del Garda sono quasi sempre belli. Allo stesso tempo, bisogna ricordare che spesso non sono recintati, a volte pericolosamente non recintati.
Ma questo aspetto, almeno, permette di avvicinarsi ad alcuni abitanti del lago.
Mentre gli abitanti umani possono attraversare il lago con i numerosi mezzi pubblici: i traghetti partono da Peschiera verso tutte le destinazioni sul Lago di Garda.
Le barche private di vario genere sono tantissime: secondo la mia impressione, sono ormeggiate – oltre agli appositi porti – lungo tutti i lungofiumi e lungocanali: come le auto lungo i marciapiedi di una grande città. Non so se sia un segno di ricchezza della zona o la banale preferenza collettiva verso un mezzo di trasporto alternativo, reso utile e comodo dalla geografia.
E poi, evidentemente, c’è chi viene a Peschiera del Garda con la propria imbarcazione da fuori. Facendo un viaggio un po’ lungo.
Considerata l’importanza dell’acqua nel settore del trasporto delle persone e delle cose a Peschiera del Garda, è normale vedere anche gli appositi cartelli «stradali».
A questo punto devo segnalarvi che il ponte più importante di Peschiera del Garda: il «Ponte dei Voltoni» – costruito nel 1556 subito dopo il completamento della fortezza – che non porta in alcun punto particolarmente interessante del paese ma, a causa delle sue proporzioni particolari, permette di osservare alcuni panorami belli e individuare alcuni punti da visitare.
Anche se le cose più interessanti del paese sono praticamente impossibili da saltare. Così, per esempio, seguendo la strada più ovvia dalla stazione ferroviaria al centro storico non riuscirete a non trovare uno due ingressi della fortezza: la Porta Verona (posta in direzione della strada che conduce indovinate dove).
All’interno della Porta, a lati, troviamo delle strutture che sembrano dei grossi camini. Mentre in realtà sono i vecchi accessi alle scale che portano al piano superiore (chiuso ai turisti).
Uno dei due accessi-«camini» è stato trasformato in una vetrina dei motori per le barche (non so bene il perché).
Il secondo ingresso della fortezza, quello al lato opposto, è la Porta Brescia (posta in direzione della strada che conduce indovinate dove): molto più piccola e solo apparentemente meno interessante della prima.
Infatti, al suo interno ho trovato, al posto dei «camini», due grandi locali. Uno di essi, grande circa cento metri quadrati (o poco meno), al momento della mia visita ospitava l’esposizione temporanea di un pittore veneto contemporaneo: Claudio Marangoni. Non sono un grande esperto della pittura e, da «spettatore», di solito preferisco altri generi, ma è stata comunque una esperienza interessante.
Tra le opere d’arte più o meno interessanti presenti a Peschiera del Garda in un modo permanente posso segnalare solo alcuni monumenti scultorei (o quasi). Per esempio, il monumento «Ai caduti sul mare». Dopo averlo visto, ho finalmente deciso: quando non avrò più nulla da fare in questo mondo, farò una bella ricerca sul perché dei monumenti del genere nelle località dell’entroterra italiano.
Nelle vicinanze dello stabilimento d’artiglieria della Porta Verona è installato, in posizione verticale, un cannone antico. A me sembra uno spreco del materiale storico…
Il monumento intitolato «Nei secoli fedele a 2009» mi è rimasto totalmente incomprensibile.
E poi mi ha sorpreso il monumento alla tornitrice (se ho interpretato bene l’idea dello scultore che ha raffigurato due frese e una sfera appena prodotta).
La concentrazione più alta di monumenti è, a Peschiera del Garda, accanto all’ingresso della Scuola Allievi Agenti Polizia di Stato (il nome dell’istituto sembra essere generato da un dizionario elettronico automatizzato impazzito, ma è realmente così). In sostanza, si tratta di un complesso di monumenti dedicati alla strage di Capaci. Il primo dei monumenti è una vasca (vasca? boh… sicuramente non è una fontana) dedicata ai tre poliziotti che con la loro auto precedevano quella del giudice Falcone. Se ho capito bene, il bordo interno ha lo stesso colore marrone dell’auto.
La seconda parte del monumento è una rappresentazione quasi astratta delle lamiere di una Fiat Croma di «prima generazione» (utilizzata da tutte le vittime della strage). La terza parte del monumento è uno stand con le informazioni storiche sulla strage di Capaci riportate in italiano e in inglese. Ho visto dei turisti che realmente lo leggevano, quindi è veramente utile.
La vicina cosiddetta Palazzina Storica non fa parte della scuola poliziesca: costruita nel 1853 per ospitare l’alloggio del Comandante della fortezza, le stanze degli ufficiali e alcuni uffici, viene al giorno d’oggi utilizzata per delle mostre storiche e artistiche. Al momento della mia visita la palazzina era chiusa, dunque non posso dirvi alcunché circa la qualità dei contenuti.
In realtà, una parte rilevante del centro storico del paese ricorda ancora oggi la sua destinazione funzionale originaria: il turista medio non si rende conto di trovarsi in una area circondata dalle mura, ma vede comunque il centro pieno di architettura palesemente militare. In una buona misura vale anche per l’edificio più imponente di Peschiera del Garda: la Caserma XXX maggio. Le fonti un po’ contraddittorie trovate su internet sostengono che l’edificio sarebbe stato costruito all’epoca asburgica (postnapoleonica) in qualità di un ospedale militare, poi fu trasformato in una caserma (in alcune fonti l’ordine delle cose è invertito), e dopo ancora trasformato in un carcere militare. Nel 2004 il carcere è stato dismesso, l’edificio è rimasto inutilizzato per anni e solo nel 2022 sono partiti i lavori per trasformarlo in un albergo di lusso (pare; poi c’è chi scrive di «spazi commerciali» non ben definiti).
Anche il «Padiglione degli ufficiali» – l’edificio che a partire dal 1856 ospitava gli ufficiali dell’esercito asburgico – è ora in fase di ristrutturazione: dovrebbe diventare la sede degli appartamenti di lusso. Ufficialmente i lavori in corso si chiamano «di restauro», ma, da quello che ho spiato, di originale sarà mantenuta solo la struttura dell’edificio.
Ma, ovviamente, non c’è solo l’architettura militare a Peschiera del Garda. Ovviamente è presente, per esempio, anche quella religiosa (ma non in quantità sproporzionata come in tante altre località). Nel centro / fortezza la chiesa più grande e importante è quella dedicata a San Martino. Costruita tra il 1820 e il 1822 e modificata negli anni ’30 del XX secolo, dal punto di vista architettonico è curiosa prima di tutto per le sue proporzioni, un po’ insolite.
Dal punto di vista artistico, i suoi bassorilievi e le sue vetrate non mi sono sembrati tanto interessanti.
Ma, inaspettatamente, pure in relazione a una chiesa posso dire che la bellezza di un luogo è fatta dalle persone che lo abitano. Così, ho visto che il parroco locale affronta il proprio lavoro con una certa creatività. Ha pure autorizzato l’uso degli strumenti musicali elettronici: il pianoforte digitale e la batteria elettronica! (N.B.: entrambi gli strumenti sono consigliati anche alle persone che vogliono suonare senza terrorizzare i vicini.)
Si dice che questa chiesa sia stata costruita sul posto di un altro edificio religioso abbattuto nel 1814 in quanto riconosciuto pericolante. Accanto a essa si trovano i resti di un edificio romano (con diversi tipi di pavimenti) di destinazione sconosciuta ma, presumibilmente, non religiosa.
Mentre l’edificio religioso di Peschiera del Garda più interessante nel senso tradizionale è il Santuario della Madonna del Frassino. Si trova leggermente fuori dal centro abitato, ma è facilmente raggiungibile anche a piedi. Formalmente, il Santuario è stato fondato, nel 1511, sul luogo di una ennesima presunta apparizione miracolosa e poi affidato, nel 1514, ai Padri Minori Francescani. Questi ultimi costruirono accanto al Santuario un convento in clausura, il quale rimase in funzione fino ai tempi napoleonici. Le favole religiose e i problemi organizzativi interni alla Chiesa mi interessano poco: solo nella misura necessaria per capire le opere artistiche che vedo nelle chiese. Purtroppo, al momento del mio passaggio il Santuario e le strutture che lo affiancano erano tutti chiusi; non c’era nemmeno un cartello con gli orari. Di conseguenza, non sono riuscito a studiare le numerose (come si sostiene su internet) opere artistiche contenutevi.
Sono riuscito a vedere solo gli affreschi che si trovano all’entrata della chiesa…
… vedere le numerose targhe commemorative che si trovano sotto un porticato laterale (con alcuni segni evidenti della correzione della storia)…
Una delle poche cose aperte del convento era il cimitero dei frati defunti negli ultimi decenni. non so quale possa essere il motivo, ma su alcune tombe c’erano molti più fiori, candele e croci che sulle altre.
Il cimitero per i morti comuni che si trova nelle vicinanze del Santuario non ha invece alcunché di interessante: a differenza della maggioranza schiacciante dei cimiteri italiani non è un «museo scultoreo» ma solo un ammasso di scatole in cemento, metallo e vetro.
Dopo questo piccolo fallimento turistico conviene tornare nel centro abitato di Peschiera del Garda e provare a cercare altre cose interessanti. Le vie del centro non hanno molti edifici di bellezza spiccante, ma complessivamente formano una bella impressione.
Uno degli edifici più noiosi e quasi poveri è la sede del Municipio.
L’architettura moderna non è particolarmente diffusa, ma a volte ha qualche elemento interessante.
Una quantità relativamente bassa delle chiese viene in un certo senso «compensata» dalle opere «sacre» incorporate nelle mura di alcuni edifici civili del centro.
Allo stesso tempo, in tutto il paese ho trovato solo una cassetta del bookcrossing: ed era quasi vuota (forse perché è popolare solo relativamente a una delle due possibili modalità di utilizzo?..).
Ma a Peschiera del Garda ci sono anche altri problemi culturali non meno sensibili. Per esempio: l’autore di questo cartello ufficiale (quindi controllato e approvato dal Comune) ha tentato di scrivere «1834 meno 1868 uguale circa 1870». Ma non ci è riuscito perché non conosce la differenza tra un trattino, un segno meno e una lineetta (una mancanza molto diffusa in tutto il mondo).
E non è solo la cultura a soffrire a Peschiera del Garda. Pure lo sport è stato scacciato dalle attività quotidiane molto più popolari.
A proposito delle automobili: a Peschiera del Garda ho visto una quantità altissima delle Volkswagen T1, T2 e T3. Alcune di esse erano ancora in funzione, altre trasformate in arredamento da bar (non ho fotografato queste ultime solo perché erano piene di gente). E c’erano pure quelle finte, installate in punti apparentemente casuali senza alcuna utilità pratica. Ho solo una spiegazione razionale di questa moda: si sta cercando di fare contenti i numerosi turisti tedeschi (per qualche motivo a me ancora sconosciuto, i laghi del Nord d’Italia sono popolarissimi tra i tedeschi).
A proposito dei turisti tedeschi: il bagagliaio di un autobus turistico con le targhe e le scritte tedesche avvistato a Peschiera del Garda faceva tutto il possibile per confermare certi stereotipi…
Fortunatamente, le suddette scene non si trasformano in alcunché di osceno. Le tipiche panchine di una località al lago non sono piene di gente uscita sfinita da una ennesima lotta contro le bottiglie piene.
Anzi, tutto il centro storico è moto curato. Nelle aree verdi sono largamente presenti i fiori stagionali. In mezzo a questi ultimi ho notato, forse per la prima volta in Italia, una altissima quantità di tulipani. Bello!
Allo stesso tempo, ho scoperto che ai giardinieri comunali locali piacciono le soluzioni radicali di quei problemi che dalle altre parti vengono affrontati in modi molto più fini. Avete mai visto un modo del genere di proteggere la terra attorno agli alberi?
E poi, non mi ricordo di avere già visto dei cestini combinati con i vasi per i fiori.
Alla sfida di chi inventa una opera più sorprendente e incomprensibile hanno risposto pure gli elettricisti. Infatti, in moltissimi punti del centro storico, a ogni «incrocio» dei cavi elettrici (quelli che escono dalla terra per andare verso i palazzi vicini) è appesa in un modo artigianale una cassetta in metallo (di quelle che trovate in qualsiasi negozio) con un cavo elettrico che entra dal basso. Le cassette non sono mai chiuse a chiave, all’interno si trova sempre lo stesso tipo di dispositivo (quella cosa verde sopra la scritta «premere mensilmente» è uno schermo). Pare che sia un interruttore differenziale che serve per la presa posizionata accanto, ma non riesco a ipotizzare quale sia la destinazione dell’intero impianto. Gli esperti della elettricità possono comunicarmi le proprie ipotesi.
Gli oggetti elettrici di utilità molto più comprensibile vengono pubblicizzati con dei cartelli stradali che fino a questo momento non mi è ancora capitato di incontrare in Italia.
Ma forse è meglio passare agli argomenti di interesse più universale. Per esempio: pure sui ponti di Peschiera del Garda ho notato i terribili lucchetti. Fortunatamente, sono pochi. Oppure una loro ennesima porzione era stata rimossa poco prima della mia visita? Boh, non saprei…
La bella e in una certa misura insolita stazione ferroviaria di Peschiera del Garda è stata aperta nel 1854 e oggi riesce a ospitare i servizi moderni ben inseriti in un contesto d’epoca.
Purtroppo, era chiusa a chiave la bella sala d’attesa realizzata sempre nel 1854 (si potrebbe farla utilizzare almeno ai clienti della prima classe che secondo me sono meno propensi al vandalismo), quindi ho dovuto fotografarla attraverso il vetro della porta.
Ma la parte della stazione di qualità più sorprendente sono i bagni. Oltre a essere gratuiti (!) e puliti (!!), presentano anche una invenzione apparentemente banalissima, ma per qualche strano motivo non realizzata in altri bagni pubblici che mi è capitato di visitare nel corso della vita.
Ebbene, sì: siamo alla stazione per ripartire verso casa. Per non concludere il racconto su questa località bella con le immagini di un cesso, aggiungo qualche altro paesaggio.
Complessivamente, direi che Peschiera del Garda è un posto bello con una atmosfera altrettanto bella. I turisti che girano per le sue vie non sono pochi, ma nemmeno tantissimi. Quindi potete serenamente andare a fare un giro da quelle parti.