Senza pensarci troppo e senza mentire a voi stessi, provate a rispondere: quali sono le prime cose che vi vengono in mente quando sentite il nome della città di Modena? Almeno una cosa? Benissimo, pure a me… E dato che la mia mente conteneva pochissime informazioni su Modena intesa solo come città, ho cercato e finalmente trovato l’occasione per andarci, vederla con i propri occhi, liberare la testa dagli stereotipi e riempirla con la conoscenza vera sulla città.
Ora, avendo la possibilità – e, probabilmente, la missione – di rendere libera e informata pure la mente di qualche mio lettore, inizio il racconto sulla mia visita a Modena di dicembre 2024 da una di quelle cose dalle quali dovrebbe iniziare il racconto su una qualsiasi città antica: dagli esempi migliori della sua architettura. Uno degli esempi più importanti della architettura di Modena è il Duomo in stile romanico-gotico. Il nome ufficiale di questa chiesa è cattedrale di Santa Maria Assunta, la sua costruzione era durata dal 1099 al 1389, mentre la consacrazione era avvenuta nel 1184.
I due portoni della cattedrale che danno sulla piazza principale della città (Piazza Grande, della quale scriverò ancora più in basso) potrebbero in un primo momento far pensare al turista medio che si tratti di una facciata insolitamente larga e asimmetrica. Solo girando attorno al Duomo il turista scopre la insolita verità: la facciata del Duomo di Modena non è rivolta verso la piazza principale (o, forse, è meglio dire che la piazza principale non è stata realizzata davanti alla facciata?). Il turista può rendersene conto prendendo una delle vie che partono dalla piazza e vedendo, improvvisamente, la parte posteriore del Duomo.
O la facciata stessa, la quale si vede però meglio per intera dalla via che parte di fronte: talmente è vicina ad altri palazzi. È tradizionalmente bella, ma quasi quasi la fiancata un po’ caotica mi era piaciuta di più.
Dentro il Duomo è bello e stilisticamente più «uniforme» della parte esterna laterale, ma contiene anche diversi piccoli dettagli non di carattere puramente architettonico da studiare attentamente.
In un capoverso apposito specifico che all’interno del Duomo modenese sono presenti diverse opere interessanti in terracotta che non vanno saltate.
La parte dell’abside dietro all’altare maggiore è un soppalco strutturato in un modo originale, ma non è l’attrazione principale della cattedrale…
Infatti, è stato realizzato solo per consentire l’accesso alla cripta dove si trovano le reliquie di San Geminiano (il patrono di Modena). Tale cripta è interessante prevalentemente per la bellezza del suo ambiente in generale e non per il semplice sarcofago del IV secolo (il quale viene aperto ogni 31 gennaio in occasione della festa del santo). Sono da notare anche il presepe in terracotta del 1480, alcune altre sepolture e il videocontrollo della raccolta delle offerte (per qualche motivo tecnico l’occhio divino non arriva in questo punto dell’edificio).
La torre campanaria del Duomo di Modena, detta Ghirlandina, è alta 86,12 metri ed è fisicamente distaccata dalla cattedrale. La sua costruzione si era svolta a tratti tra il 1130 e il 1319. Ora è uno dei simboli della città e svolge anche la funzione di torre civica. E, dato che ho già mostrato la torre su alcune foto precedenti, ora mostro un suo dettaglio particolare moderno: i tre grandi stand con le foto dei partigiani locali uccisi durante la guerra. Non tutte le persone elencate avevano una foto (provate a spiegarlo agli scolari di oggi ahahaha), quindi su alcune targhe sono indicati solo i nomi e, eventualmente, le date di nascita: in questo caso sono quattro nomi per targa invece di uno.
Mentre in Piazza Grande, dove abbiamo visto il lato lungo del Duomo, c’è anche un secondo palazzo interessante: quello del Comune. Dicono (e un po’ lo si vede anche a occhio nudo) che in origine non era un palazzo unico, ma una serie di palazzi amministrativi diversi costruiti in epoche diverse (a partire dal 1046), danneggiati da un terremoto del 1651 e uniti in quello che vediamo oggi nel corso di una ristrutturazione eseguita tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo. Gli altri palazzi della stessa piazza non mi sono sembrati particolarmente interessanti, anche se non sono brutti.
Ma proprio da questa piazza è iniziata la mia scoperta di una lunga serie di opere scultoree presenti in tutto il centro storico della città. Non tutte si trovano nelle posizioni che potremmo definire tradizionali: alcune sono abbastanza elevate.
Alcune sculture sono dei monumenti a personaggi realmente esistiti e in qualche modo legati a Modena: il «patriota» Ciro Menotti, lo scrittore Alessandro Tassoni o l’intellettuale Ludovico Antonio Muratori. Ma anche tanti altri.
Alcune altre sculture sono di contenuto più astratto: come, per esempio, il monumento alla libertà (ricostruito sul posto di un monumento analogo esistito prima della epoca fascista).
E poi ci sono delle pure opere d’arte: per esempio, la statua di un bambino cattivo che ruba un pesce a una anatra. Ehm, ma le anatre mangiano i pesci così grandi? Si vede che per lo scultore nella vita sono importanti due cose: prendere un pesce da mangiare e dare qualche calcio gratuito all’uccello. Un tipico comportamento da bambini.
Ma il monumento che ho apprezzato di più è quello al modenese Luciano Pavarotti. Esso si trova sotto i portici del Teatro Lirico Comunale di Modena (il quale ora porta il nome proprio di Luciano Pavarotti), a destra della entrata principale. In base a quanto riportato sulla targa alla base, il monumento sarebbe stato inaugurato nel decimo anniversario della morte del cantante, dunque il 6/IX 2017.
Il teatro stesso non è facile da notare per chi non conosce la sua posizione precisa e/o il suo aspetto esterno, anche perché esso si trova in mezzo a una via non particolarmente larga (un po’ come il Teatro alla Scala milanese fino al 1858). Ma almeno voi ora siete avvisati!
Oltre alle statue, a Modena sono presenti anche alcuni bassorilievi interessanti, ma pochi…
In alcuni punti del centro, poi, per qualche strano motivo sono esposte le repliche di alcune opere di Salvador Dalí.
Il centro storico di Modena, però, è sorprendentemente piccolo – sulla mappa che vedete sotto è circondato dalle linee verdi tratteggiate – e può essere attraversato tutto a piedi in meno di mezzora camminando con un passo tranquillissimo. Di conseguenza, le attrazioni turistiche di ogni singola tipologia non sono numerosissime.
Come al solito, le attrazioni architettoniche più rappresentate sono le chiese. A differenza del Duomo, la maggioranza di esse era chiusa al momento del mio passaggio nelle rispettive zone, ma anche i soli esterni erano spesso interessanti. Per esempio, posso ricordare il tempio monumentale ai caduti di Guerra, costruito tra il 1923 e il 1929. Come potete facilmente immaginare, in origine era stato pensato per ricordare i caduti nella Prima guerra mondiale.
La chiesa della Santa Maria delle Asse (o della SS. Trinità) è una delle più antiche della città (è della fine del XVI secolo) e, secondo i miei gusti personali, è anche una delle meno interessanti dentro: nonostante quello che viene affermato dalle fonti di informazioni più popolari.
La chiesa che mi aveva incuriosito maggiormente è quella dedicata a San Giovanni Battista. È di una forma rara e, a eccezione del Duomo, è l’unica chiesa antica della città non schiacciata ai lati da altri edifici. Si dice che contenga delle interessanti opere scultoree del XV secolo, ma non ho potuto verificare di persona: era chiusa.
E poi a Modena ci sono tante altre chiese che meritano di essere viste e studiate: io non le elenco tutte per non trasformare questo racconto in una enciclopedia.
Avrete notato che la maggioranza delle chiese non solo non ha lo spazio libero ai lati, ma ne ha poco pure di fronte. Questo non deve farvi pensar che il centro storico di Modena sia tutto molto stretto: in realtà gli ampi spazi liberi non mancano. Ma pure le vie realmente strette non sono proprio poche.
Scrivendo degli «ampi spazi liberi», ovviamente, ho in mente il contesto: le dimensioni e le proporzioni abbastanza ridotte del centro storico. In termini assoluti, infatti, nessuna piazza di Modena può essere seriamente considerata grande da chi ha visto le piazze delle grandi città. In compenso, la maggioranza delle piazze di Modena ha almeno un palazzo grande e bello: come, per esempio, il Palazzo Ducale in Piazza Roma. Si tratta dell’ex palazzo Rivalenti-d’Este, il cui periodo di costruzione ha superato abbondantemente il periodo di esistenza fisica sul nostro pianeta della dinastia / famiglia Estense: dal 1629 al XX secolo. A partire dall’unità d’Italia il Palazzo Ducale ospita l’Accademia Militare di Modena e l’Osservatorio Geografico di Modena.
Ovviamente, su tutte le piazze del centro di Modena si affacciano anche numerosi palazzi meno grandi e di una importanza storica (almeno quella locale) inferiore, ma comunque belli.
E poi, a Modena sono ovviamente presenti delle piazze dove si organizzano gli eventi per gli aborigeni e per i turisti. A me, per esempio, è capitato di vedere il «Christmas Village»… È assolutamente comprensibile che il 27 dicembre il trono fosse già libero: il suo «proprietario» è già in meritata vacanza. Posso anche capire perché ci sia ancora la grande cassetta postale: bisogna diffondere l’ottimismo tra le persone e farle pensare alla eventualità del prossimo Natale. Ma sarei stato curioso di scoprire a cho fossero destinate tutte quelle cassette in legno (in Russia le avrei chiamate izbe).
Potrebbe essere considerato una ex-piazza il «Mercato Albinelli», un mercato coperto ideato nei primi anni del XX secolo dall’allora sindaco di Modena Luigi Albineli, realizzato negli anni 1929–1931 e inaugurato nel nono anniversario della marcia su Roma. Ora è, come in origine, un mercato alimentare (a eccezione di una edicola) nel quale sono presenti anche alcuni piccoli ristoranti. Nel suo complesso, mi è sembrato un posto piccolo ma simpatico: rifornito, pulito, popolare ma non eccessivamente affollato. Non ero abituato a vedere i mercati così.
In un angolo della Piazza Grande (quella dove abbiamo visto il Duomo), vicino al Palazzo Comunale, si trova uno dei monumenti più strani e meno considerati della città: la «Preda Ringadora», la cui origine è presumibilmente tra il X e il XIII secolo. In base a una spiegazione che ho trovato su internet, sarebbe una «pietra arringatoria» (traducendo letteralmente suo nome dal dialetto modenese) utilizzata come palco nelle occasioni di assemblee popolari. Secondo un’altra tesi, la pietra sarebbe stata utilizzata per le punizioni corporali da eseguire in pubblico. In ogni caso, la pietra è stata trasformata in un monumento solo nel periodo tra le due guerre mondiali. Il «restauro» eseguito nel 2013 (come sostiene la targa) ha probabilmente riguardato i supporti in mattoni che reggono la pietra. Se nella vostra città (o nel vostro paese) dovessero mancare i monumenti storici, imparate pure dai modenese: le pietre si trovano ovunque, le relative storie si inventano facilmente.
Gli oggetti funzionali meno antichi sono spesso più comprensibili, ma non si guadagnano lo status di monumento. Anche se a volte lo meriterebbero.
Chi vuole bere da una fonte un po’ più sicura, può andare al bar… Non è assolutamente una sorpresa, ma il nome di uno dei modenesi più famosi e amati è già stato commercializzato. Non è un fenomeno negativo o positivo: è solo un fenomeno assolutamente normale. Ma per me è comunque stato curioso vedere questa sua manifestazione concreta nella vita reale per la prima volta.
C’è, invece, qualcuno che chiama il proprio locale in qualche modo molto meno fortunato: perché, per esempio, si fissa con un solo senso della parola e si dimentica di tutti gli altri sensi possibili che in alcune situazioni potrebbero suonare male. Mentre i passanti potrebbero chiedersi se si tratti della descrizione della reazione dei clienti alla qualità del cibo (in pratica, una ammissione coraggiosa) e, nel dubbio, rimanere dei passanti.
Il cinema «Principe», costruito negli anni 1955–1961, sembra essere chiuso da molti anni: vicino all’ingresso ci sono ancora dei poster del 2008. Nonostante le dimensioni ridotte dell’edificio, spero che venga recuperato in qualche modo.
Capisco benissimo perché in giro per il mondo (tutto il mondo) stanno chiudendo i cinema. Non capisco come fanno a resistere ancora così tante edicole (anche se pure queste sono diminuite notevolmente negli ultimi 10–15 anni). Le edicole del centro di Modena sono tutte stilisticamente molto simili tra loro: non posso definirle belle, ma nemmeno orrende.
E poi, a volte, capitano dei chioschi specializzati in non si capisce bene cosa. Il nome ufficiale non aiuta, lo humor popolare confonde ancora di più. Di conseguenza, non si può dire alcunché sulla utilità economica.
Le targhe con i nomi delle vie, invece, non hanno una stilistica unica / unificata. Alcuni tipi di quelle targhe mi piacciono (anche se non tutti di essi resistono bene al tempo), alcuni altri non tanto.
Il modello di panchine del tutto nuovo per me è stato avvistato solo in una piazza. Però è riccamente rappresentato.
Per chi volesse stare all’aperto, ma non accontentarsi di una semplice panchina, a Modena ci sono anche dei parchi. Quelli centrali hanno tutte le caratteristiche classiche principali dei parchi, sono belli e interessanti da visitare anche di passaggio. Ecco, per esempio, il parco «Giardino Ducale Estense»:
Un po’ strano, invece, mi era inizialmente sembrato questo spazio vicino allo stadio cittadino: un grande prato circondato da una pista asfaltata e senza segnaletica che non sembra essere fatta per alcuno sport specifico e due edifici sui lati lunghi: uno «normale» e uno avente la forma di una piccola tribuna. Ma poi, grazie a un cartello informativo, ho saputo che si tratta proprio di un vecchio ippodromo (degli anni ’70 del XIX secolo) trasformato nel XX secolo in un «parco» con uno sforzo veramente minimo: senza piantare alcunché e senza modificarne la struttura. In sostanza, è uno spazio aperto enorme che sicuramente diventa totalmente inutile ogni qualvolta spunta il caldo sole estivo.
Allo stesso tempo riconosco che conservare l’edificio storico è una cosa giusta.
Mentre la tribuna, presumo, viene ormai utilizzata solo nelle occasioni delle rare feste.
Dato che ero in zona, avevo provato a vedere anche lo stadio locale. Tentativo fallito: lo stadio è piccolo ed è circondato da un muro. Non essendo un maniaco del calcio, non sono andato a cercare qualche passaggio segreto.
Quindi sono tornato in città, dove ho trovato, tra le altre cose, la ex manifattura dei tabacchi. Questo luogo, prima appartenuto a un convento, fu destinato alla produzione nel 1850. La fabbrica fu ampliata nel 1902 (assumendo le dimensioni che potete vedere sulle foto) e dismessa esattamente cento anni dopo, nel 2002. Successivamente, nel 2007, l’edificio è stato dichiarato di interesse culturale. A partire dal 2019 sono in corso i lavori per la graduale conversione dell’edificio adaltri scopi utili alla economia locale.
Ma, ovviamente, la ex manifattura dei tabacchi non è l’unico edificio grande di Modena che viene recuperato.
Una delle poche e sfortunate eccezioni è la ex Caserma Garibaldi: l’edificio contiene i resti delle decorazioni cinquecentesche; fino alla epoca napoleonica era stato una parte di un monastero, poi era stato trasformato in caserma francese, poi in quella italiana… Dall’inizio degli anni ’90 del XX secolo l’edificio è abbandonato e le sue condizioni, naturalmente, sono sempre più critiche. Nel 2021 è stato acquistato da una società privata, quindi c’è ancora una speranza nel suo recupero.
E con questa interrompo la descrizione delle attrazioni tradizionali della città di Modena: abbiamo già visto tutte quelle principali. Mi resta solo da aggiungere che vicino alla stazione ferroviaria di Modena ho visto uno dei parcheggi protetti per le biciclette private più interessanti del nord d’Italia.
Effettivamente, in città ho visto tantissime biciclette e tanti parcheggi… La cosa più strana è che nel corso dell’intera giornata passata a esplorare Modena, non ho incontrato nemmeno una Ferrari! Proprio zero. Potrei fingermi un turista / consumatore ingannato, rivolgermi a qualche ente specializzato e farmi rimborsare i danni morali gravi… Ma io non sono così cattivo. E poi, in compenso, ho visto un antico (ormai) sistema di bike sharing.
Ecco, ora è veramente tutto. Prima di andare via ricordiamoci di chiudere tutto.
Se anche voi pensate di visitare, prima o poi, la città di Modena, io vi avviso ancora una volta: il suo centro è talmente piccolo, che visitando pure tutti i musei e tutte le chiese in una giornata riuscirete a vedere veramente tutto.