Magenta, 7 dicembre 2015

Il nome della città di Magenta, naturalmente, richiama nella memoria di ogni persona minimamente istruita il nome della relativa battaglia del 1859. È proprio per questo che sono caduto in una trappola logica e ho costruito nella mia mente l’eguaglianza «luogo di un noto avvenimento storico = luogo storico interessate da vedere». I luoghi storici, come è ben noto, sono tutti più o meno interessanti. Di conseguenza, il 7 dicembre 2015 sono andato, voglioso di arricchire il proprio bagaglio culturale, a vedere Magenta. Non so perché non mi sono mai insospettito per il fatto di non avere sentito o letto null’altro sulla storia o il presente di Magenta…

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In un parco vicino alla stazione ferroviaria di Magenta si trova l’Ossario della famosa battaglia. Non ho potuto scoprire come sia dentro perché le porte erano, al momento della mia visita, chiuse a chiave e sbarrate.

A poche decine di metri dall’Ossario si trova il monumento a Mac Mahon raffigurato con una postura da vigliacco. Magari nella vita reale lo fu veramente, ma i monumenti agli eroi di guerra vengono solitamente fatti in un’altra maniera.

In vari punti della città di Magenta è possibile vedere i cartelli informativi come questo. Si potrebbe supporre che il ricordo della battaglia di 156 anni fa sia l’unica ragione di esistenza della città.

In realtà a Magenta viene sfruttato, in contemporanea, un altro tesoretto: vicino a quasi tutte le chiese cittadine sono esposti gli stand dedicati alla santa locale. Non importa che sia stata beatificata per il fatto di avere lasciato la propria figlia senza una madre: va sfruttata comunque per il bene della città.

La chiesa più grande di Magenta (basilica di San Martino) merita di essere visitata.

E alcuni elementi della sua facciata meritano di essere studiati non meno di quelli del Duomo milanese.

Le altre costruzioni religiose di Magenta non hanno alcunché di interessante.

La via che porta verso il centro storico non è interessantissima, ma da comunque all’esploratore una speranza di arrivare a qualcosa di più attraente.

Vagando in cerca delle bellezze architettoniche del centro storico, un esploratore attento di Magenta può scoprire diversi cortili caratteristici antichi…

… può scoprire dei palazzi più o meno antichi mantenuti in condizioni più o meno adeguate al loro valore storico.

Questa, invece, dovrebbe essere una vecchia stazione di servizio. Penso che sia degli anni ’50 o addirittura più datata, ma posso sbagliarmi. In ogni caso si tratta di un monumento di grande importanza storica.

A proposito di auto: finalmente ho visto dal vivo un parcheggio urbano riservato alle donne in stato di gravidanza. Finora ho visto la segnaletica del genere solo nei parcheggi dei centri commerciali.

A proposito di bambini futuri: in un primo momento la macchinetta della foto seguente mi era sembrata una farmacia automatica. «È bello poter comprare le medicine anche di notte senza cercare un negozio aperto», avevo pensato io. La realtà, invece, si è rivelata banalmente triste: è un semplicissimo distributore di profilattici privo dei tipici segni distintivi.

I bambini nati possono divertirsi, d’inverno, su una piccola pista di pattinaggio. In basso a destra potete vedere una panchina in granito lucidato: si tratta di una particolarità locale.

Le panchine più convenzionali sono di modelli diversi tra loro, ma quasi sempre belle. In alcuni casi assomigliano a quelle di Treviglio.

I vasoni con le piante sono quasi tutti concentrati nelle vicinanze della basilica di cui sopra. La bassa quantità non è un problema: l’importante è che ci siano gli alberi normali piantati in modo tradizionale. E di parchi a Magenta ce ne sono tanti.

Il bike-sharing di Magenta è dello stesso aspetto di tante altre città italiane (si vedano, per esempio, Chiari, LodiRavenna).

I parcheggi per le bici private, invece, permettono di mettere in sicurezza il telaio della bici e non solo una delle ruote.

I cestini più diffusi in centro storico sono inaspettatamente brutti.

I cestini diffusi in altre zone della città sono di due tipi. Quello con i rombi mi è nuovo, va aggiunto alla mia collezione.

La Fontana della Vita:

A proposito dell’acqua: le botole dell’acquedotto hanno le coperture rettangolari in stile antico. Belle.

Se vi chiedete sul perché io abbia smesso di descrivere tanto presto le bellezze di carattere più convenzionale di Magenta, sappiate che non ce ne sono più. Ed è per questo che vi propongo di vedere alcuni piccoli dettagli interessanti. Essendomi rassegnato di trovare le bellezze che tradizionalmente caratterizzano un qualsiasi centro storico, ho dovuto accontentarmi di una insegna di forma irregolare…

… di una targa di marmo con i caratteri inaspettatamente belli, …

… e dello street art con il quale i giovani tentano di rendere un po’ meno triste l’aspetto della propria città.

I giornali di carta attaccati allo stand con le mollette è una opera che sta progressivamente abbandonando le città europee. Teniamocene un ricordo.

E non sforziamoci troppo a conservare i ricordi di questo viaggio poco interessante dal punto di vista turistico. Partiamo verso le destinazioni migliori, andiamo a prendere il treno. La stazione ferroviaria di Magenta è relativamente bella (molto meglio della media lombarda), ma ha una grande stranezza: è totalmente sprovvista di cartelli con gli orari dei treni. Di conseguenza, pianificate la vostra partenza in anticipo o attrezzatevi di internet mobile.

Nel 2115 gli storici della fotografia etnografica e della lomografia in 2D si incontreranno in una conferenza interdisciplinare per trovare una risposta razionale alla grande domanda «Perché Eugi Gufo andò a Magenta?» Spero che abbiano più fortuna di me.

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