Dubino, 24 dicembre 2024

Nell’ambito dello studio di quella parte di quasi-pianura dalla quale si accede con maggiore facilità alla Val Codera, avevo prima esplorato velocemente il paese Verceia e poi preso la strada verso uno dei paesi più vicini: Dubino. Il percorso pedonale scelto da me risultava di pochissimi chilometri e passava prima nelle vicinanze del Lago di Mezzola e poi in mezzo a una zona agricola (o quasi).

L’arrivo nel centro abitato vero e proprio trasforma l’esploratore benintenzionato in Cristoforo Colombo del XXI secolo senza «contagiarlo» della mania di grandezza. Infatti, l’esploratore entra nel paese, lo gira in lungo e in largo spingendosi fino alla evidente fine della zona edificata in tutte le direzioni, si fa una propria impressione del posto e poi riparte verso casa con la convinzione onesta di avere visitato e studiato Dubino. Poi, un giorno, si mette davanti al proprio computer per scrivere un racconto fotografico sul proprio viaggio, apre Google Maps per controllare la precisione di alcune informazioni utili e… E scopre di avere visitato solo una frazione di Dubino, collegata alla parte formalmente principale del paese solo da una strada provinciale (SP) che passa in mezzo ai campi.  Indigeni!  Aborigeni! Ma non potevate segnalare questa vostra particolarità geografica con qualche cartello?!
Al momento della suddetta scoperta sconcertante, però, il mio viaggio era già stato fatto: non so se e quando si ripeterà per uno studio più esteso del posto. Di conseguenza, devo raccontare di quella parte secondaria di Dubino che sono riuscito a vedere e che sono ora pronto di spacciare per Dubino intero.
La periferia del paese stilisticamente sembra un mix tra un paese di campagna e un paese montano. Solo una parte degli edifici è minimamente attraente e/o ristrutturata.

L’architettura moderna è largamente presente, ma nella maggioranza dei casi è noiosa o addirittura brutta.

Gli edifici moderni belli e interessanti in termini assoluti non sono pochi, ma solitamente sono delle ville private monofamiliari. Ne avrei fotografata qualcuna se non fosse accaduto un episodio un po’ curioso: mentre immortalavo uno dei piccoli ma interessanti dettagli locali, da una delle ville più belle era uscita una copia di anziani e mi aveva chiesto perché stavo facendo delle foto in giro. A loro dire, «qualche giorno fa nel paese hanno scattato delle foto e poi ci sono state delle rapine nelle ville». Così, per la prima volta nella vita, ho incontrato le persone la cui esistenza non avrei mai potuto immaginare: gli italiani non abituati a vedere i turisti con le macchine fotografiche (non aggiungo altro per non sembrare uno che deride le persone avanti con l’età). Ma al momento avevo pensato di non provocare la gente strana: vedevo la possibilità di far conoscere e pubblicizzare il paese anche con altre immagini, quelle meno invasive. Per esempio, con le foto della architettura moderna locale non completamente privata.

Anche l’asilo locale è un esempio della architettura moderna, ma un esempio un po’ troppo primitivo.

La scuola è già un po’ meglio.

È interessante la fermata dell’autobus: moderna e minimalista (ma, come purtroppo spesso accade, non illuminata).

Mi è venuto il dubbio se la Casa Cantoniera sia stata rinominata in Antoniera volontariamente, per la scelta dei suoi nuovi proprietari «allegri».

Tra le opere artistiche moderne intenzionali è da menzionare questa vecchia torre del trasformatore elettrico. Forse sono poco aggiornato, ma non sono riuscito a riconoscere alcune app dalle loro icone…

Le persone interessate alle opere artistiche e/o architettoniche più tradizionali possono provare a vedere la chiesa locale: quella dedicata a Santissimo Salvatore. Può sembrare antica solo molto da lontano: in realtà è stata costruita nel 1903.

Molto più interessante è l’albero di Natale posizionato davanti a quella chiesa: guardate bene di quale materiale è fatto! È la prima volta che vedo una cosa del genere e la trovo molto curiosa e bella (anche se ho dei dubbi sulla resistenza di un albero realizzato in questo modo alla pioggia o neve).

Sempre nel paese, ma in mezzo alle ville private, ho visto per strada il presepe più affollato del mondo. E uno dei suoi personaggi è un uomo con una pizza in mano (se siete attenti, lo trovate su una delle foto).

Sempre per il Natale 2024 in zona era stato organizzato un «Presepe vivente», ma non so bene come funzionava: il vento forte ha danneggiato gravemente alcune sue componenti temporaneamente costruite in vari punti della zona. Di conseguenza, il tutto era completamente abbandonato dalle persone vive (come se la festa fosse già finita).

Stilisticamente molto simili alle scritte del «Presepe vivente» sono questi cartelli che indicano non si capisce quale posto.

Molto più comprensibile è il monumento ai cittadini locali caduti nelle guerre (si trova di fronte alla chiesa che abbiamo visto prima).

E poi basta: le cose interessanti da vedere in ciò che mi era sembrato un centro abitato autonomo circondato dai campi sono finite. Nel frattempo le ombre avevano iniziato ad allungarsi notevolmente, la sera era diventata molto vicina e io avevo deciso di incamminarmi verso la stazione ferroviaria. Strada facendo mi ero accorto della curiosa pavimentazione antiscivolo che finora ho incontrato solo a Colico.

Arrivato alla grandissima stazione ferroviaria di Dubino (ha ben due binari, io ho visto delle stazioni con uno solo), mi ero sentito un passeggero privilegiato: sembrava che il treno dovesse fermarsi appositamente per me ahahaha

Non so se ci tornerò ancora per vedere bene l’intero paese di Dubino invece di una sua piccola parte. A meno che qualcuno non mi scriva delle cose veramente belle e interessanti che possono essere ammirate nel centro abitato o nei dintorni… Mentre io, per ora, mi dedico ad altri numerosi posti che non ho ancora visto su questo pianeta.