Quando nello spelling vi capita la lettera D, solitamente nominate questa città bellissima… Ma quanti di voi ci saranno stati? In quanti sarebbero capaci almeno trovarla velocemente sulla mappa? Non mi azzardo ad avanzare delle ipotesi.
Io, personalmente, non potevo più resistere: avendo sentito nominare Domodossola una infinità di volte nel corso degli anni, mi sentivo quasi in dovere di andare a scoprirla dal vivo. Altrimenti la mia mente si sarebbe definitivamente convinta che si tratti di un luogo puramente mitologico, ahahaha! Nulla di razionale: solo un piccolo e curioso effetto psicologico. Ma, fortunatamente, Domodossola è facilmente raggiungibile da Milano (e non solo) pure con i treni. Conviene andarci perché la città, pur essendo piccola, è piena di bellezza interessante da vedere da tante prospettive diverse.
Sono interessanti non solo la centrale piazza Mercanti (quella del primo slideshow) o le piazze minori, ma pure quelle piazze che a prima vista sembrano delle vie…
Sono belle più o meno tutte le vie del centro, indipendentemente dalle loro dimensioni. Quindi Domodossola è una di quelle località che possono essere tranquillamente girate anche a caso, senza alcun obiettivo turistico preciso.
Effettivamente, è piena di piccoli dettagli architettonici che meritano di essere contemplati per il semplice fatto della loro esistenza e non perché hanno un qualche significato storico (spesso non ce l’hanno).
Più in concreto, posso segnalare, per esempio, il Palazzo di Città (il Municipio) costruito nel 1847. A prima vista sembrerebbe interessante solo per la facciata e per il bel cortile interno (inaspettatamente piccolo per un palazzo di quelle proporzioni, ma bello). All’interno del palazzo, poi, si trova la Sala Consiliare che svolge, oltre alla funzione istituzionale facilmente deducibile dal nome, pure una funzione museale. In quella sala, infatti, da 9 settembre al 22 ottobre 1944 si riunì la Giunta provvisoria di Governo della Repubblica partigiana dell’Ossola, mentre a partire dal 1984 vengono esposte le copie dei documenti e delle fotografie appartenenti a quel breve periodo storico. Se vi siete già informati bene sulla Repubblica, potete anche provare a vedere la Sala.
Della architettura religiosa di Domodossola è sicuramente da nominare la Chiesa Collegiata dei Santi Gervasio e Protasio. Ho letto che sarebbe una ricostruzione, realizzata tra il 1792 e il 1798 a partire da una chiesa preesistente, ma non sono riuscito a capire se sia copia una più o meno fedele.
La facciata, comunque, è stata costruita solo nel 1954, quando si erano finalmente trovati i soldi per realizzarla. Molto probabilmente (o sicuramente?) è stato proprio un secolo e mezzo di attesa a determinare la differenza stilistica tra la facciata e il portale preesistente… Effettivamente, alcuni esperti della storia dell’arte e della architettura mi hanno detto già tempo fa che negli anni ’50 del XX secolo in Italia con i termini restauro e ricostruzione venivano spesso definite delle vere barbarie…
Nemmeno il portone sembra proprio settecentesco, ma è sicuramente meglio della facciata.
In compenso, su uno dei lati della chiesa ho trovato una simpatica curiosità: una meridiana con le istruzioni d’uso da applicare in vari periodi dell’anno per la lettura corretta dell’ora.
Al suo interno la chiesa è abbastanza bella e riccamente decorata con marmo, stucchi e oro.
Ma io sono solitamente interessato anche alle varie particolarità, anomalie e stranezze locali. In questa chiesa principale di Domodossola, per esempio, ho notato – oltre ai lampadari moderni stilisticamente un po’ estranei (si veda la foto sopra) – gli insoliti piatti in ceramica nelle acquasantiere e le vetrine moderne per il merchandising religioso.
Un’altra chiesa interessante che si trova nel centro abitato è il piccolo Santuario della Madonna della Neve, costruito nel XVII secolo e dedicato al fenomeno meteorologico anomalo della nevicata estiva sul colle Esquilino a Roma. Non ho ben capito il motivo della dedica, ma lascio a tutti la libertà di impazzire come vogliono.
Mentre il Santuario stesso mi è piaciuto, tra l’altro, anche per il rapporto con la luce solare: abbastanza raro per le chiese italiane.
La quantità principale della architettura religiosa di Domodossola si trova però fuori dal centro abitato. Infatti, sul colle Mattarella (al quale Domodossola è quasi «attaccata») a partire dalla metà del XVII secolo si trova il cosiddetto Sacro Monte Calvario: un complesso di edifici religiosi facilmente raggiungibili attraverso un apposito «sentiero» largo, pavimentato e di pendenza prevalentemente non pesante. Lungo quel sentiero – che a un certo punto inizia a chiamarsi «Percorso Devozionale» – è posta una serie di cappelle di dimensioni e stili diversi. Se ho capito bene, quelle cappelle segnano le «stazioni» della Via Crucis…
Purtroppo, non ho trovato una conferma certa della mia interpretazione sopraindicata: anche perché la maggioranza delle cappelle aveva le grate chiuse e l’illuminazione insufficiente per uno studio attento dall’esterno.
Una delle prime cappelle, poi, era in fase di restauro. In ogni capella, comunque, sono visibili delle curiose scene scultoree.
Il complesso degli edifici religiosi che si trova in cima al colle Mattarella e porta il nome di Sacro Monte Calvario è stato realizzato nel XVII secolo. Per commentarlo tutto dal punto di vista artistico ci vorrebbero diverse schermate di testo, quindi lascio a tutti gli interessati a consultare le fonti specializzate. In questa sede, invece, mi limito a constatare due cose: 1) l’intero complesso è bello da vedere anche nel senso semplicemente paesaggistico; 2) il suo inserimento (avvenuto nel 2003) nell’elenco dei patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO è assolutamente meritato.
Lo stesso colle, comunque, è interessante da visitare anche per la presenza dei resti del castello Mattarella, costruito non più tardi del X secolo e distrutto dai soldati svizzeri nel 1415 durante la guerra con il Ducato di Milano. Ciò che rimane del castello (non poco) solo in parte è incluso nell’area religiosa del colle, mentre per la maggior parte è circondato da un parco piccolo ma bello.
Dal castello si apre anche una bella vista sulla città di Domodossola e sulle montagne circostanti.
Sulle colline e montagne circostanti, in particolare, passano diversi sentieri turistici di lunghezza, difficoltà e contenuti molto vari: molto probabilmente ne troverete qualcuno interessante anche per voi.
Mentre camminate, potete contemplare la natura o le opere umane di varia qualità.
Potete contemplare anche dei luoghi misteriosi: per esempio, degli oggetti disposti per terra come se fossero una installazione artistica… La mia unica ipotesi sul significato di questa presunta opera riguarda le fasi della vita di una persona (o, in particolare, di una donna?), ma non posso esserne sicuro. Non posso essere sicuro nemmeno del fatto che sia una opera d’arte.
Avrei potuto chiedere il parere degli aborigeni, ma in quel momento stavano riposando…
… o mangiando.
Ma quello è un teatro romano? Ah, no…
Ovviamente, lungo i percorsi collinari / montani capitano anche delle delusioni: la cosiddetta Torre Mattarella da fuori sembra un palazzo noioso con una torre noiosissima.
Ma pure nel centro abitato di Domodossola capitano delle torri apparentemente strane e inutili.
Purtroppo, anche gli edifici con l’utilità indubbia si trovano a volte in condizioni un po’ precarie…
Uno dei palazzi di Domodossola da studiare teoricamente e praticamente con una attenzione particolare è il palazzo San Francesco. In sostanza, si tratta di una chiesa del XIII secolo che all’inizio del XIX secolo era stata acquistata da una famiglia privata e trasformata in un palazzo residenziale di due piani. All’inizio del XX secolo i proprietari del palazzo erano ancora cambiati: quelli nuovi (ancora una volta privati) avevano trasformato il piano terra in una struttura scolastica. Nel 1986, infine, il palazzo è diventato proprietà del Comune, è stato dunque restaurato e trasformato in un museo. Oltre agli affreschi rimasti dai tempi della chiesa, ospita in un modo permanente alcune opere pittoriche del primo ’900 italiano. Nei prossimi anni si intende collocare ai piani superiori alcune collezioni archeologiche locali. E poi, si fanno delle mostre temporanee. Non riconoscere il palazzo sarà impossibile: un pezzo della facciata della chiesa è stato mantenuto e ora rende l’intero palazzo molto originale.
Coloro che restaurano oggi i palazzi antichi di Domodossola, sono molto attenti ai dettagli, anche a quelli più piccoli.
Ovviamente, qualcosa di interessante può capitare anche tra i dettagli moderni. Per esempio, i mini-cancelli che proteggono i gradini degli ingressi privati da non si capisce chi. Forse dai nani cattivi o da quegli ometti pelosi strani che cercano di disfarsi di un anello?
E poi, a volte i dettagli vecchi e i dettagli un po’ meno vecchi si incontrano. Per esempio, i nomi delle vie scritti direttamente sull’intonaco dei muri e i cartelli metallici un po’ meno antiche delle scritte.
Esistono anche i cartelli nuovi, ma fanno l’impressione di una realizzazione approssimativa di una idea appena buona.
Però questi cartelli nuovi vengono utilizzati in tantissimi modi diversi, non solo per segnare la toponimica.
Oltre ai monumenti naturali, a Domodossola esistono anche alcuni monumenti creati dall’uomo. Davanti al Municipio, per esempio, nel 1899 è stato posto un monumento a Gian Giacomo Galletti: un imprenditore e benefattore locale e deputato del regno d’Italia (dal 1869 al 1873, l’anno della sua morte). Per qualche strano motivo, però, è raffigurato solo sullo scudo, come se fosse un personaggio secondario. Oppure dovrei tentare a indovinare la dea da quell’insieme anomalo degli oggetti che tiene nelle mani? (In realtà ho una ipotesi, ma in base alle mie conoscenze quella «figura» dovrebbe essere attrezzata in arte diversamente.)
Il monumento ancora più anomalo di Domodossola è la statua della Libertà posizionata su un balcone e attrezzata di una torcia elettrica (pare). I residenti del palazzo ne saranno contenti… Soprattutto svegliandosi di notte.
Ma esistono anche dei monumenti moderni belli o almeno interessanti dal punto di vista estetico, ma, come al solito, hanno le descrizioni che non c’entrano (o non spiegano) alcunché (o quasi) con quello che vediamo noi, i comuni mortali dotati degli occhi e del cervello. Fate una prova:
In realtà, anche l’ingresso di qualche attività commerciale può essere considerato quasi una opera d’arte.
Di altre opere d’arte insolite non sono state trovate. La bandiera ucraina esposta non è una scelta artistica, è uno dei simboli più importanti del periodo storico in corso.
E poi basta, mi sembra di avervi fatto vedere tutte le cose più importanti di Domodossola. La città è piccola, ma piena di dettagli interessanti che potrei elencare su altre dieci schermate (più le rispettive foto), ma non voglio rendere illeggibile il presente racconto. Il mio obiettivo era quello di comunicarvi che Domodossola è un posto bellissimo, da vedere. Se mi dovesse capitare di ripassarci, quasi sicuramente scriverò un racconto non meno breve. Ma per questa volta concludo con le foto della stazione ferroviaria del 1906 che ha lo status internazionale: infatti, si trova sulla linea ferroviaria che collega l’Italia alla Svizzera.
Insomma, sarà un viaggio tecnicamente possibile per tutti. Nessuno resterà deluso.