Quasi un anno prima, a metà agosto 2022, mi ero promesso di tornare a Dervio per studiarlo seriamente e scoprire tutte le sue bellezze nascoste. Ebbene, sono quasi riuscito a mantenere la promessa. Scrivo «quasi» perché sono tornato, ho girato bene tutto il paese, ma non sono riuscito a trovare tante bellezze quante speravo. Però qualcosa ho trovato, e ora vi racconto tutto in ordine.
L’architettura civile privata di Dervio è un po’ povera, quindi la mia impressione in materia di un anno fa si è confermata.
Però questa volta sono riuscito a entrare nella chiesa dei Santi Quirico e Giulitta (costruita non più tardi dell’inizio del IX secolo).
Dentro è molto semplice e lo è, secondo la mia impressione, anche perché già secoli fa sono andati perduti gli affreschi delle pareti laterali. Però anche questa semplicità può essere considerata bella. L’unico mio dubbio ancora irrisolto riguarda la statua di quel signore con il bastone: chi è? Rappresenta un personaggio storico o mitologico?
E poi a Dervio ho scoperto che è possibile inviare delle lettere cartacee a Madonna. Le persone più preparate di me in materia sicuramente conoscono (o sanno dove scoprire) l’indirizzo postale preciso, mentre io mi sono stupito per le dimensioni ridotte delle cassette postali… Evidentemente, la digitalizzazione ha toccato un po’ tutti.
Ma non vorrei che Dervio vi sembrasse – dal mio racconto – un paese eccessivamente religioso. Quindi vi dimostro subito l’opposto mostrando alcune particolarità artistiche e storiche locali. Per esempio: a Dervio è molto diffusa la tradizione di coprire con dei disegni (oppure è più corretto definirli affreschi?) le porte e le finestre murate. Solo una piccola parte di quei disegni è di contenuto religioso.
È decorata in un modo simpatico la «casa del poeta»: il palazzo in cui visse il poeta contemporaneo (del XX secolo) locale Ezio Cariboni. Ora l’edificio è trasformato in un Bed&Breakfast, ma il tentativo di tutelare la storia culturale locale è comunque giusto e bello, anche dal punto di vista di chi non è un grande appassionato di poesia.
In una delle vie centrali di Dervio, poi, sulle mura dei palazzi è appesa una quantità notevole delle fotografie storiche del paese. Per qualche strano motivo, però, quasi tutte le immagini si riferiscono ai primi trent’anni del XX secolo. È sicuramente importante non fare finta di dimenticare certi periodi della propria storia, ma una mostra non dichiaratamente tematica dovrebbe ricoprire un periodo temporale (e/o una varietà degli aspetti della vita) un po’ più ampio… In ogni caso, vi avviso di avere fotografato solo una parte delle immagini esposte.
In compenso, uno dei palazzi storici più belli di Dervio è assegnato alla biblioteca comunale.
Mentre uno dei palazzi moderni più brutti del paese è la sede del Municipio.
Il lavatoio presente nel centro storico non solo non ha alcunché di particolare, ma è pure stato ristrutturato in modo da sembrare di recente costruzione.
Ma non voglio assolutamente dire che il centro di Dervio sia proprio brutto: spesso capitano dei piccoli ambienti esteticamente belli e simpatici.
Capitano anche dei piccoli dettagli architettonici elaborati e belli.
Il monumento ai caduti nelle guerre menziona pure la guerra d’Etiopia: è la prima volta che vedo una cosa del genere in Italia. E mentre fotografavo il monumento, un signore anziano mi aveva guardato con una insolita e inspiegabile ammirazione…
La «pro loco» di Dervio ha fatto benissimo a installare lo stand con la mappa del centro (dove sono segnate tutte le attrazioni principali) e con le mappe toponimiche delle zone circondanti il paese. Il problema sta nel fatto che le mappe sono stampate su un materiale bianco che riflette benissimo la luce solare: di conseguenza, d’estate le mappe sono fisicamente inguardabili. In più, l’indicatore «voi siete qui» è un adesivo che rischia di staccarsi per l’effetto delle normali cause fisiche/climatiche.
Ma, almeno, mi sono reso conto di avere visto praticamente tutto a Dervio e di poter dunque riprendere il sentiero Viandante verso Colico. Questo sentiero montano è sempre esteticamente bello.
Lungo il sentiero, ancora sul territorio di Dervio, capitano pure degli orti privati belli.
E, ovviamente, l’architettura antica…
Una delle scale che scendono dal sentiero verso l’ignoto è custodita da una scultura scelta incredibilmente bene.
La Torre di Orezia – tutto ciò che rimane del castello medioevale menzionato per la prima volta nel 1039 – purtroppo è aperta alle visite (a pagamento) solo nei weekend e nei festivi. Potrebbe essere interessante, ma io ero passato in un giorno sbagliato.
Pure la chiesa di S. Leonardo, costruita non più tardi del XIII secolo, che si trova proprio di fronte alla suddetta torre sembra interessante, ma anche essa è aperta solo nei weekend e festivi. Nei giorni feriali si limita a offrire l’ombra ai vicini tavoli da pic-nic: utili e comodi, ma stranamente sprovvisti di cestini.
La mappa appesa sul vicino stand informativo è la più inutile al mondo: a cosa ci serve se siamo già arrivati davanti alla torre?
Ma io sono ben preparato sul percorso da fare, dunque riprendo il mio caro sentiero.
Cammino tenendo di vista il lago di Como e cercando di non notare i cavi elettrici che in questa zona sono un po’ troppi.
In poco tempo arrivo a Corenno Plinio: un paese vicino – formalmente una frazione di Dervio – che merita un racconto dettagliato a parte. E poi, procedendo verso altri centri abitati, vedo delle scene insolite e curiose: tipo un gruppo di amici che gioca a cricket in mezzo a un prato…
Riassumendo questa mia piccola esperienza turistica, posso dire che Dervio non merita troppo nostro tempo. È assolutamente sufficiente passarci seguendo il sentiero Viandante per riuscire a vedere tutte le cose più interessanti del paese.