Colico, 7 dicembre 2022

Per il giorno di Sant’Ambrogio – un giorno festivo a Milano – avevo pianificato un viaggio potenzialmente bello e interessante, ma logisticamente un po’ particolare e quindi calcolato con una certa attenzione ai dettagli. La mattina del giorno del viaggio, una volta arrivato in stazione (perché anche lo studio della raggiungibilità di una località con i mezzi pubblici aiuta a comprendere meglio la località stessa), ho scoperto che il traffico ferroviario verso la destinazione programmata – come verso tante altre località della stessa direzione – era bloccato a causa di un guasto. Di conseguenza, ho dovuto inventare all’istante – per non sprecare una giornata libera – un viaggio turistico da fare nella direzione opposta. È così che alla fine mi sono ritrovato a Colico.
In realtà, nei miei piani a medio-lungo termine c’era l’idea di andare a Colico d’estate per vedere una cosa ben precisa e molto particolare (potete provare a indovinare quale). Mentre questa volta ho dovuto limitarmi a fare il turista tradizionale, anche se spontaneo. Ma andiamo in ordine.
Dal punto di vista puramente architettonico, il centro abitato di Colico non mi ha fatto una particolare impressione. Anzi, la maggioranza degli edifici scompariva dalla mia memoria in due o tre nanosecondi.

Addirittura, tra i palazzi vecchi quelli a ringhiera sembrano i più interessanti.

Nemmeno sul lungolago del lago di Como – quindi la zona più turistica nei paesi del genere – è stato trovato alcunché di particolarmente interessante. L’edificio «più bello» sarebbe questo:

Pure l’imbarcadero delle barche private è piccolissimo.

In compenso, su quasi tutto il lungolago c’è un bel prato – che in alcuni tratti inizia a sembrare un parco – molto curato: in primavera e all’inizio dell’autunno dovrebbe essere un bel posto per stare un po’ al sole… Ve lo dice uno che prova l’odio (reciproco, ahahaha) verso il sole estivo! Da fumatore, invece, posso aggiungere che sullo stesso lungolago è difficilissimo trovare un cestino. Ma almeno di panchine ce ne sono tante.

Visitando diversi comuni italiani ho avuto molte occasioni di incontrare i monumenti dedicati alla memoria di marinai, costruiti nelle località lontane dall’acqua. A Colico, almeno, c’è il lago.

Sempre sul lungolago di Colico ho finalmente visto come viene preparata una pista di pattinaggio italiana: c’era un ometto con una canna che spruzzava l’acqua su una superficie raffreddata con l’aiuto dei generatori.

Ma forse mi conviene tornare alle cose più interessanti. Stranamente, sul territorio del centro abitato di Colico ci sono pochissimi – per gli standard italiani – edifici religiosi. La chiesa più grande è quella di San Giorgio: è stata costruita nel XX secolo ed è artisticamente poco interessante (ma quest’ultimo dettaglio non è in alcun modo legato alla epoca di costruzione).

Addirittura, si può dire che questa cappella [sempre] di San Giorgio sia decisamente più interessante (nonostante la presenza sulla sua facciata di un cartello stupidissimo nella sua inutilità).

Ebbene, a questo punto devo comunicarvi la mia grande scoperta: tutte le cose più belle e interessanti di Colico si trovano fuori dal centro abitato principale. Prima di visitare Colico di persona, sapevo solo della esistenza del Forte Montecchio Nord: l’unico forte militare italiano della Prima guerra mondiale conservato senza alterazioni nel suo aspetto funzionale ed estetico originale. Sì, compresi i cannoni. Il periodo dell’anno in cui è visibile con più facilità va da giugno a settembre, mentre in altri periodi bisognerebbe prenotare in anticipo la visita. Io, infatti, penso di andarci qualche estate (o primavera?) per vedere bene anche le fortificazioni esterne.

D’inverno, invece, le sbarre con il filo spinato che bloccano l’entrata sul territorio del Forte sono solitamente serrate in un modo iper-sicuro. Gli ingegneri militari dell’inizio del ’900 avrebbero invidiato le tecnologie di oggi.

Il sentiero che porta dal centro abitato al Forte è breve e facilmente percorribile, quindi dopo essere passato davanti all’ingresso sbarrato avevo pensato di fare un breve percorso di sentieri a semicerchio per rientrare nel paese da un punto diverso.

Si era rivelata una scelta azzeccata perché i sentieri percorsi erano belli da diversi punti di vista. Per esempio, dal punto di vista naturalistico:

Ma pure quello paesaggistico:

E poi, il sentiero mi ha permesso di attraversare alcune piccolissime (ma belle) frazioni di Colico…

… e di scoprire che il paese è circondato da alcune attività agricole minuscole, ma apparentemente interessanti.

I proprietari (o i dirigenti?) di una di quelle attività, in particolare, hanno compreso il Grande Segreto del Marketing: sulla pubblicità vanno messe più parole alla moda possibile.

Ma ecco che ci riavviciniamo a Colico. Si intravede di nuovo il lago di Como… Ah, no, questa è la mia nuova visualizzazione della espressione «in capo al mondo».

Il lago, invece, è questo:

Tornati a Colico, proviamo a vedere una delle sue frazioni più grandi: Villatico, un centro abitato fisicamente attaccato a quello principale. La frazione inizia con l’architettura moderna interessante (finalmente!).

Poi continua con quella più antica e, in questo caso concreto, un po’ meno interessante…

… per poi stabilizzarsi su un buon livello.

A giudicare da certi cartelli stradali, sul territorio di questa frazione sarebbero presenti pure alcuni antichi mulini. In pratica, però, i suddetti cartelli sono posizionati talmente male – almeno dal punto di vista di un pedone – che di mulino ne ho trovato solo uno… E senza un cartello informativo specifico piantato vicino all’inizio di una stradina non avrei mai immaginato che quella casa privata in mezzo a un terreno privato fosse stata, una volta, un mulino.

Di conseguenza, gli amanti dello studio attento della architettura antica devono accontentarsi della chiesa di San Bernardino (costruita probabilmente nel XIII secolo).

Oppure provare a immaginare come avrebbe potuto essere Colico, con tutte le sue frazioni, se fosse almeno mantenuto un po’ meglio dai residenti e singoli proprietari.

Mentre per ora sembra bello solo da lontano.

Dei dettagli interessanti visti da vicino mi restano da menzionare poche cose. Per esempio: perché solo a Colico mi è capitato di vedere questa pavimentazione antiscivolo dei marciapiedi? D’inverno sarebbe utilissima in tante città.

Le targhe con i nomi delle vie sono un po’ povere…

Mentre gli indicatori dei numeri civici, pur non essendo tanto originali, sono un esempio di utilità molto raro nel nostro mondo imperfetto.

Gli addobbi natalizi comunali sono, purtroppo e inspiegabilmente, uguali su tutto il territorio di Colico. Sono anche abbastanza minimalistici, ma questo potrebbe essere dovuto alla situazione energetica del momento (pure a Milano ho visto, per il Natale 2022, molte meno luci del solito).

Solo alcuni privati e aziende provano a creare qualcosa di diverso.

Mentre alla stazione ferroviaria di Colico troviamo una bella targa commemorativa realizzata in due lingue e con un testo quasi identico.

Ah, ecco, siamo di nuovo alla stazione. A questo punto ripartiamo verso Milano. Ora so che a meno che non esista una porzione di Colico segreta e ben nascosta ai turisti, nel paese si può vedere di tutto tranne le bellezze architettoniche.

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