Cogno, 29 marzo 2024

Per tutto il periodo pasquale del 2024 (la Pasqua cattolica è capitata la domenica 31 marzo) nel nord d’Italia erano previste le piogge ininterrotte: più o meno come nei giorni precedenti. Di conseguenza, mi ero trovato di fronte a una scelta triste: restare a casa per tutti quei giorni (sprecando dei rari giorni liberi utili per i viaggi) oppure provare a rischiare e andare in qualche posto scelto a caso (trovando chissà quante ore di pioggia). È stata una scelta triste, ma non difficile: per l’ennesima volta ho pensato che restando a casa ho zero probabilità di fare un viaggio turistico fortunato, mentre rischiando ho almeno una probabilità microscopica, ma positiva. Non posso consigliare questo ragionamento complesso alle persone che durante l’anno hanno più possibilità (compresa la disponibilità del tempo libero) per i viaggi, ma posso raccontarvi a quali conseguenze ha portato nel mio caso specifico.
Avendo deciso di tentare un viaggio, ho allo stesso tempo pensato che sarebbe brutto spendere tempo e soldi per un viaggio lungo e poi, eventualmente, non riuscire a vedere alcunché a causa della pioggia. Ho dunque deciso di andare in un posto non troppo lontano, facilmente raggiungibile ed esplorabile in poco tempo (magari nelle pause tra una pioggia e l’altra). In questo modo non mi sarei dispiaciuto troppo in caso di un fallimento… Ho puntato il mouse a caso in una delle aree più interessanti (secondo la mia esperienza turistica) della Lombardia e ho «beccato» il paese Esine, nel bresciano. A giudicare dalle immagini disponibili sul Google, doveva essere un posto relativamente bello e molto più interessante del confinante paese Cogno (frazione di Piancogno), con il quale condivide la stazione ferroviaria. Al fine di massimizzare l’utilità di questo viaggio, ho dunque deciso di esplorare velocemente Cogno, per passare poi a uno studio più attento di Esine.
Ebbene, i turisti disposti a rischiare con il tempo vengono spesso – ma, purtroppo, non sempre – ripagati. Al momento del mio arrivo a Cogno piovigginava in una maniera quasi impercettibile e dopo circa dieci minuti aveva smesso del tutto. Ho dunque tirato fuori la macchina fotografica e non l’ho più nascosta fino alla fine del viaggio: le belle nuvole non hanno più prodotto la pioggia.

La via principale di Cogno – quella che attraversa tutto il paese e si estende più o meno parallelamente alla ferrovia – non ha alcunché di particolare: vedendola, un turista poco paziente potrebbe presumere che il resto del paese non sia meglio…

Tante facciate malandate, la maggioranza delle attività commerciali chiusa da chissà quanti anni o decenni, quasi zero gente per strada: un posto ideale per i toponimi deprimenti…

Ma non va bene fidarsi della prima impressione. Bisogna avere pazienza e curiosità, provare a prendere qualche via laterale per trovare qualcosa di interessante. Ed ecco che le cose belle iniziano a spuntare: improvvisamente ho avvistato la chiesa parrocchiale dell’Annunciazione. Nonostante il fatto che sia stata costruita già nel XX secolo, è bella in un senso classico.

Gli interni sono ancora meglio: luminosi, senza una ricchezza esagerata, abbastanza semplici, ma allo stesso tempo belli.

Accanto a questa chiesa si trova l’oratorio «San Filippo Neri», il cui edificio sembra essere stato progettato da uno scolaro negli anni ’90 con l’aiuto di uno software 3D primitivo. Ma non dobbiamo distrarci.

Sempre vicinissimo alla chiesa menzionata sopra ho trovato un monumento curioso – per i contenuti rarissimi dei suoi testi – che evidentemente era stato ideato e realizzato dopo la Prima guerra mondiale e aggiornato in una minima parte dopo la Seconda guerra mondiale. A giudicare dalla forma delle parti in cemento armato, il monumento è stato restaurato relativamente pochi anni fa.

Per non distrarmi più con i monumenti di Cogno nel corso del racconto, vi faccio vedere subito anche quello dedicato ai caduti al lavoro. Notate l’originalità dello strumento di lavoro raffigurato.

Non solo i monumenti, ma pure le ville private di Cogno a volte sono un po’ strane.

L’architettura antica locale è strana, ma non particolarmente attraente.

Mentre l’architettura moderna potrebbe in realtà essere solo il risultato di un restauro un po’ aggressivo.

Le ville private vecchie e belle sono rarissime.

I rari elementi di vera antichità ingannano il turista, ma a volte lo fanno in un modo positivo. Prendiamo, per esempio, questi due metri di una muratura antica con una colonna e la targa «Quartiere I Maggio».

Attorno a tale muratura si trovano solo dei palazzi noiosissimi della seconda metà del XX secolo e/o dell’inizio del XXI secolo… Ma nel cortiletto anteriore di una villa moderna ho avvistato un grande presepe pasquale: fino a quel momento non pensavo nemmeno che esistesse l’usanza di costruirlo.

Colgo l’occasione per comunicarvi di avere scoperto un’altra chiesa potenzialmente interessante a Cogno – la chiesa di San Filippo Neri, costruita tra il 1658 e il 1662 e ampliata nel 1870, non utilizzata per l’esercizio del culto dal 1927 al 1960 – che al momento del mio passaggio era però chiusa. Accontentiamoci del suo aspetto esterno.

In diversi punti di Cogno ho notato dei cartelli che indicano dei percorsi collinari escursionistici potenzialmente interessanti dal punto di vista paesaggistico, ma nelle condizioni del tempo incerto ho preferito non rischiare. Sono cose che secondo la mia esperienza conviene provare d’estate.

Un po’ di natura bella si vede anche dal centro abitato: per la fine di marzo ci dovrebbe bastare.

E poi, sui sentieri collinari (come su quelli montani) bisogna saper interpretare i cartelli e gli altri indicatori grafici e fisici (io, ormai, ho imparato a farlo, ma non so come siate messi voi). A Cogno, intanto, avvisano:

Torniamo nel centro abitato per vedere qualche altra curiosità locale. Per esempio, uno dei residenti ha deciso di ricordarci come potrebbe diventare l’aspetto estetico delle nostre città nel caso della chiusura dei social networks e dei vari siti con la possibilità di lasciare commenti.

Nel frattempo, io mi sono accorto di avere fatto il giro completo di Cogno: mi sono ritrovato davanti al fiume Oglio lungo il quale corre la ferrovia che ho utilizzato per arrivare da Brescia. Quello che da lontano sembra un ponte strano, in realtà è il supporto di alcuni meccanismi della centrale idroelettrica locale.

Mentre per raggiungere Esine (il paese vicino che era il vero obiettivo del mio viaggio) bisogna attraversar prima i binari della ferrovia e solo dopo un ponte sopra il fiume. Il ponte metallico sopra i binari unisce le tecniche di realizzazione relativamente antiche e moderne, ma è percorribile solo a piedi e con l’eventuale bicicletta accompagnata a mano. Sicuramente da qualche parte esiste anche un percorso per le carrozzine, ma io non l’ho visto…

Io ho attraversato con successo la ferrovia e il fiume e ho raggiunto Esine, un posto decisamente più bello e allegro. Ma ne parlerò in un racconto apposito.