Cantù, 28 dicembre 2021

Di Cantù – il più grande comune della provincia di Como dopo il capoluogo – fino al giorno della visita sapevo di certo solo una cosa: in esso è basata una nota squadra di basket italiana. Sono totalmente disinteressato allo sport professionale in generale e a quello di squadra in particolare, quindi non sapevo nemmeno che la squadra di Cantù giocasse le proprie partite casalinghe a Desio (così mi suggerisce la Wikipedia), quindi in provincia di Monza e Brianza. Ma avevo deciso di andare a Cantù proprio grazie alla comprensione della scarsità delle informazioni possedute: volevo vedere se il comune avesse qualche altro motivo di essere conosciuto. Considerate le dimensioni non proprio ridotte del comune, la risposta positiva era abbastanza probabile.
Ebbene, ho avuto l’occasione di scoprire che il centro storico di Cantù, pur non essendo enorme, è bello e imponente. Dal punto di vista strutturale e stilistico assomiglia più al centro di una città medio-piccola che di un grosso paese.

Anche l’architettura moderna è ben rappresentata nel centro di Cantù. Non posso dire che la vicinanza con i palazzi storici sembri fortunata in tutte le situazioni (soprattutto per i secondi), ma, se considerati singolarmente, i palazzi moderni sono spesso interessanti.

Gli edifici di pochi piani, più tradizionali per i piccoli centri abitati di provincia, non mancano e spesso formano delle zone rasserenanti (qualora lo si possa dire di un complesso architettonico).

Non mancano nemmeno delle grandi ville private nel pieno centro storico.

Tra gli edifici religiosi locali si potrebbe evidenziare, per esempio, questo esemplare dello stile romanico di conversione mai completata al barocco. È la basilica dei santi Teodoro e Bartolomeo costruita tra la fine del XI e l’inizio del XII secolo e modificata nel XVIII secolo. Chissà che fine abbia fatto lo sponsor dei lavori dopo il rifacimento del portone.

Io ero molto più interessato allo studio del complesso monumentale di Galliano (comprende la basilica dell’inizio del XI secolo), ma lo avevo trovato chiuso nonostante gli orari di apertura ufficialmente favorevoli. Vabbè, ci sarà la solita – ormai – scusa del Covid-19… Quindi avevo dovuto limitarmi allo studio dell’area circostante.

La chiesa San Paolo della fine del XI secolo, invece, è stata modificata più volte nel corso dei secoli. Gli interventi più importanti furono eseguiti alla fine del XVI secolo, quando nella struttura della chiesa furono incluse alcune parti dell’ex castello di Pietrasanta: per esempio, la torre del castello fu trasformata in campanile.

Il castello fu distrutto nel 1527 e successivamente ricostruito come edificio residenziale, mentre oggi si trova in pessime condizioni e non si riconosce quasi più come una struttura militare. La chiesa di San Paolo, invece, ha diversi piccoli dettagli che meritano di essere studiati. Studiati, per esempio, per scoprire quanto è cambiato, tra gli umani, il rapporto con il fenomeno della morte.

Ma è inutile tentare di elencare tutte le chiese tradizionalmente belle di Cantù: gli interessati le troveranno facilmente anche da soli, dal vivo o su internet. E poi, quelle chiese sono numerose, mentre io non sono proprio uno storico dell’arte… Quindi continuo il mio racconto consigliandovi di studiare anche alcune cappelle.

Almeno la Cappella della Madonna, la quale, oltre a essere bella, si inserisce anche incredibilmente bene nel paesaggio.

Alcuni edifici religiosi, poi, sono stati ristrutturati in un modo un po’ strano… E non si capisce se siano ancora operativi o meno.

Il relativamente moderno Oratorio San Giovanni Bosco a prima vista mi è sembrato una centrale elettrica. È abbastanza anomalo.

E poi è da vedere un bel esemplare dello stile neogotico: la chiesa dei santi Michele e Biagio costruita tra il 1923 e il 1932.

Anche se si tratta di uno stile che mi sembra un po’ caotico…

Non so se sia stato un effetto visivo previsto originariamente, ma il santuario della Madonna dei Miracoli sembra essere una parte integrante del cimitero.

Una persona a me sconosciuta che vorrei tanto salutare in questa sede, ha dimostrato di essere dotata di uno senso dell’umorismo ammirevole: ha puntato contro la facciata del suddetto santuario (già crollata una volta nel 1837) i due cannoni del monumento «Agli artiglieri caduti per la patria». I cannoni si trovano nelle condizioni quasi perfette.

Ma non perdiamo la testa per l’architettura religiosa e andiamo avanti.

Sull’edificio della filiale di una nota banca vediamo una meridiana dettagliata e un po’ sovraccarica di decori.

In ogni comune italiano ci deve essere, per una legge suprema – direi di rango più elevato della Costituzione –, una via Roma, una piazza della Libertà e un balcone di Garibaldi. Da questo balcone di Cantù, in particolare, Garibaldi avrebbe tenuto un discorso il 14 giugno 1866. Non so se fu patetico quanto la scritta che ora racconta del fatto.

In una delle vie minori del centro di Cantù ho notato una insegna altrettanto storica e mi sono commosso. I più giovani non capiranno l’importanza di una volta della attività segnalata in questo modo – e, probabilmente, non ne leggeranno nemmeno sui libri di storia –, mentre io avevo fatto in tempo ad affezionarmi ad alcuni negozi-laboratori con le insegne del genere negli anni ’90 e 2000. Spero che qualcuna di queste attività (o dei loro eredi tecnologici) resista fino al giorno in cui diventerò un miliardario sufficientemente ricco per tornare a fotografare su pellicola.

I quartieri storici di Cantù sono segnalati con gli appositi cartelli: è una scelta urbanistica abbastanza rara.

Nel centro storico di Cantù le tavole di marmo con i nomi delle vie rispettano lo standard unico locale.

Le targhe con le coordinate degli idranti sono di un aspetto che non mi è capitato di notare prima.

Molti lampioni del centro funzionano ormai con i led (se vedo bene).

La numerazione dei posti al parcheggio per le moto vicino al Municipio è realizzata con un cartello: che spreco di metallo…

Anche questo tipo della segnaletica orizzontale mi è totalmente nuovo:

Sarò stato poco attento, ma ho notato solo uno stand per i manifesti nel centro storico di Cantù: quello vicino all’ingresso del teatro comunale. Era solo, ma bello.

Sul territorio comunale sono presenti diversi piccoli parchi pubblici, ma ho avuto l’occasione di esplorarne uno solo. In sostanza, era una piccola collina con degli alberi e alcune pancine.

In compenso, le panchine del parco sono belle e interessanti.

Ma di panchine belle, di un modello mai visto prima, ce ne sono anche lungo le vie e piazze del comune.

Se vi siete fatti una impressione positiva di Cantù, potete prendere in considerazione una delle casette in vendita in una delle zone quasi centrali.

Per togliervi ogni dubbio, aggiungo che Cantù si raggiunge facilmente anche con i mezzi pubblici: per esempio, è possibile prendere un treno da Milano a Cantù-Cermenate (45 minuti di viaggio) e poi raggiungere Cantù con l’autobus che parte dalla stazione ferroviaria. Oppure evitare di aspettare l’autobus e fare una camminata salutare di circa mezz’ora (compreso un piccolo tratto sul bordo di una SP).

Però mi sembra che Cantù sia un centro abitato che merita di essere visto, non solo nell’ottica sportiva.