Calolziocorte, 3 giugno 2016

L’idea di visitare Calolziocorte (in provincia di Lecco) mi è venuta in mente per un solo motivo: la stranezza del nome. È importante notare, però, che ognuno ha i propri criteri di stranezza.

Se anche a voi serve un motivo determinato e, allo stesso momento, di scarsa fondatezza razionale per visitare Calolziocorte, io sono pronto a suggerirvene uno. Ecco la chiesa dedicata a S. Maria Vergine a Lourdes (è meglio fare cinquanta minuti di treno da Milano a Calolziocorte che andare fino alla terronia francese per ogni stronzata che vi capita, no?):

La facciata è interessante, mentre la qualità degli interni mi è rimasta sconosciuta: ho trovato la chiesa chiusa. A circa dieci metri di distanza si trova però la chiesa arcipresbiteriale del 1818 e, qualche altra decina di metri oltre, il relativo campanile.

Ecco, la seconda chiesa merita di essere vista dentro.

Sono da notare gli ornati veri e non disegnati.

Mentre camminavo in cerca di altre bellezze tradizionali di Calolziocorte, un automobilista si è fermato in mezzo a un incrocio per consigliarmi – di propria iniziativa – di fotografare un bel arco che si trova [segue l’indicazione della strada da fare]. Beh, ecco l’arco in questione:

Se non dovesse piacervi, accontentatevi di questo antico relitto architettonico che si trova nelle vicinanze: secondo me in origine fu una stalla, vandalizzata da costruttori della seconda metà del XX secolo.

Ma, per fortuna, capitano anche delle riqualificazioni di natura positiva. L’ex monastero S. Maria del Lavello dell’inizio del XVI secolo è ora trasformato in un hotel, bar e gli uffici di alcune associazioni. Il risultato è abbastanza curioso dal punto di vista della rottura degli stereotipi.

Ora proviamo a salire su una delle colline circostanti per capire se c’è qualcos’altro da vedere sul territorio del comune.

Mah, si vedono il fiume Adda, il lago di Olginate e le montagne. Sulle montagne si vedono delle cose apparentemente interessanti, quindi ho tentato di vederle da vicino. Ho però scoperto che questo castello microscopico si trova su un terreno privato e non è dunque accessibile.

Di conseguenza, ho pensato di evitare a camminare fino a quell’altro edificio (non so se si tratti di un castello o un monastero).

Riscendendo verso il centro abitato ho finalmente visto alcune delle cose che mi piacciono di più delle città di montagna: i piccoli torrenti rumorosi e i sentieri forestali. Nelle pianure italiane non ho mai incontrato gli stessi elementi che abbiano un simile livello di bellezza naturale.

Ma proviamo a tornare alle opere degli umani. Ci sono dei palazzi belli a Calolziocorte? Beh, qualcuno ce n’è…

Ci sono dei monumenti? Sì, qualcuno ce n’è. Ecco, per esempio, il monumento ai caduti di tutte le guerre (da notare anche la forma delle passatoie mai vista prima e la direzione in cui punta il cannone).

Mi ha sempre incuriosito la tradizione italiana di erigere i monumenti dedicati ai marinai nelle città lontanissime dal mare (per esempio, eccone uno a Treviglio). Il monumento installato a Calolziocorte potrebbe almeno in qualche modo essere giustificato dalla presenza dell’Adda: una persona si imbarca nella città natale e arriva, in qualche modo, fino a un qualche mare seguendo la via dell’acqua.

Da menzionare tra le opere umane è anche la tradizione locale di inventare i toponimi legati ai tratti caratteristici dei relativi posti precisi. Così, per esempio, un pezzo del lungofiume è diventato «via Alzaia».

Se per l’alzaia si intende in questo caso il meccanismo per trainare le barche, ora non se ne vede più traccia.

Non penso che abbiano inteso questa funivia di attraversamento…

Pure di barche ne sono rimaste poche. E non ne ho vista nemmeno una in funzione.

Una situazione simile si è verificata con la fauna del lago. Sul lungolago ho infatti visto una serie di cartelli informativi intitolati «„Ospiti con le ali“ sul lago di Olginate»… Ma di «ospiti» vivi ce n’erano solo le anatre.

Tutti gli altri saranno risultati irrecuperabili.

Torniamo dunque agli umani. Pure a Calolziocorte è arrivata la moda del bike sharing. Il modello delle bici è lo stesso che è già stato visto a Lecco.

La rete delle piste ciclabili è ben sviluppata. Il cartello dice che è addirittura possibile pedalare in serenità fino a Milano (conosco una persona che ne sarebbe capace).

Chi non ha una bicicletta ma vuole comunque partire verso una destinazione più interessante, può rivolgersi a una agenzia viaggi. Io sono stato positivamente colpito dal nome originale di questa agenzia e mentre la stavo fotografando dalla porta è uscita la proprietaria: è rimasta positivamente sorpresa dal fatto che qualcuno, finalmente, avesse compreso la battuta. Sono veramente contento di averle dato questa piccola soddisfazione.

E di motivi per partire non mancano. Per esempio, si potrebbe scappare da un dancing che sembra il set di un film horror…

si potrebbe scappare da un posto in cui attorno agli alberi cresce l’erba sintetica…

si potrebbe scappare da un posto in cui l’oggetto dell’arredo urbano più bello è il grigliato dello scarico per l’acqua piovana…

si potrebbe scappare da un posto in cui le panchine vengono piazzate in mezzo alla strada e poi messe in sicurezza dai vasi in cemento…

e ricordarsi per il resto della vita l’unica cosa positiva che il comune ha fatto per i propri cittadini: Calolziocorte è uno dei pochi comuni ad avere i cestini con i posacenere incorporati.

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