Albino, 24 dicembre 2021

Albino (in provincia di Bergamo) formalmente non ha il titolo di città ed è solo un paese. Dal punto di vista sostanziale è talmente grande, interessante e bello che mi viene sempre naturale considerarlo una piccola città. Certo, ad Albino mancano i palazzi alti e i vialoni larghi, ma il centro storico è comunque esteso, ben strutturato e, in ogni caso, bello.

Anche se a volte capitano degli edifici storici dal cui aspetto non si capisce bene se siano stati ristrutturati in un modo vandalico o ampliati nel corso del tempo in un modo ancora più vandalico. I risultati, in ogni caso, sono curiosi:

In compenso, riconosco che spesso ad Albino si incontrano pure degli esempi validi della architettura moderna.

Come in tutti i centri abitati che vivono, quindi crescono e mutano, anche ad Albino si vedono a volte degli ammassamenti strani di edifici, stili ed epoche.

Quindi posso assicurarvi che passeggiando per Albino non avrete l’occasione di annoiarvi: gli stili architettonici presenti su tutto il suo territorio sono abbastanza vari. Per scoprirli tutti bisogna solo ricordare di vedere anche le vie apparentemente meno importanti del centro.

Come in tutti i centri abitati italiani, l’architettura religiosa è molto diffusa pure ad Albino.

Le chiese di Albino, come gli edifici civili, sono quasi tutte di stili molto diversi tra loro. Alcuni di questi ultimi sono – in base alle mie osservazioni personali – abbastanza rari per la Lombardia.

Alcune di quelle chiese vanno studiate attentamente non solo dentro, ma anche fuori. Sul muro laterale del santuario Beata Vergine del Miracolo della Gamba, per esempio, ho scoperto un piccolo strumento che non mi ricordo di avere visto dalle altre parti.

Ma pure gli edifici civili hanno molti dettagli da ammirare. Nel centro storico, per esempio, ho notato una alta concentrazione di portoni antichi belli.

Pare che per tutti gli esercizi commerciali del centro storico di Albino sia stato elaborato – non so però da chi e su iniziativa di chi – uno standard unico delle insegne perpendicolari in stile pseudo-antico. La realizzazione poteva essere di una qualità un po’ più alta, ma l’idea non è male.

I dettagli ancora più piccoli ai quali conviene prestare l’attenzione sono le targhe informative/commemorative sulle mura di alcuni palazzi vecchi: raccontano delle persone e degli eventi legati a quegli edifici. Si tratta sempre della storia locale, ma le cose raccontate sono spesso interessanti.

A proposito dei cartelli: in diversi punti di Albino ho notato dei cartelli tipici del 2021. Non mi ricordo di avere visto qualcosa del genere dalle altre parti. E, soprattutto, spero che tra qualche tempo non ce ne sia più bisogno, mai più… Per non essere frainteso, preciso che il vaccino (in generale) è una delle invenzioni più belle del mondo. Con la pandemia del Covid-19 avrebbero dovuto capirlo tutti. Ma allo stesso tempo possiamo anche sperare di vivere, in futuro, in un mondo ideale libero dalle pandemie.

Ma torniamo agli argomenti più allegri. Tutti voi conoscete la moda oscena di installare le figure dei leoni sulle colonne dei cancelli per le auto. Ecco, un residente di Albino ha trovato una alternativa abbastanza originale in molti sensi (anche se lo «sguardo» del cavallo sembra essere un po’ sospettoso).

Ad Albino ho visto diversi tipi delle targhe con i nomi delle vie, ma l’unico tipo originale e interessante è quello con la scritta (finalmente!) non centrata. Complimenti a tutti coloro che hanno trovato il coraggio di rompere questo schema.

Un altro aspetto particolare di Albino è una alta varietà di fontanelle di acqua potabile… Ma sarà potabile? Boh, non ho sperimentato.

Anche le panchine di Albino sono molto varie. Per esempio, esistono quelle di forme molto semplici…

… o quelle delle forme un po’ più complesse, ma sempre lunghe.

E poi, in un punto del paese, ho trovato un gruppo di panchine molto originali, quasi uniche.

Ma, purtroppo, sono un tipo tanto insensibile da non comprendere il senso delle panchine contro la violenza sulle donne (anche se sono contrario alla violenza stessa).

Apparentemente, pure questo monumento del 1997 potrebbe essere dedicato alla lotta contro la violenza. Solo grazie a una ricerca su internet ho scoperto che è dedicato a Salvo d’Acquisto.

La scultura più moderna – ma anche, pare, stagionale – è in un certo senso più bella. Sicuramente è più comprensibile.

Visitare Albino nel periodo natalizio mi ha permesso, in realtà, di vedere tante opere moderne diverse. Per esempio, sul territorio del centro sportivo era installato un presepe non solo stilisticamente curioso (tutte le figure sembravano dei fantasmi) ma anche esteso su una superficie di circa dieci metri per due. Purtroppo, il cancello era chiuso, quindi avevo dovuto infilare la macchina fotografica in vari buchi del recinto per scattare delle foto inquadrando spesso a caso.

Ma torniamo alle caratteristiche permanenti di Albino. La sede di questa scuola elementare è forse uno degli edifici scolastici più belli che io abbia visto in Italia.

Il territorio comunale di Albino è attraversato da diversi corsi d’acqua, il più grande e noto dei quali è il fiume Serio.

In questa sede il fiume ci interessa per due motivi. Prima di tutto, esso viene sfruttato per la produzione della energia elettrica già nel pieno centro abitato.

E poi è bello vedere il ponte romanico del XIV secolo: mantenuto in buone condizioni e utilizzato oggi in qualità di un attraversamento pedonale e ciclabile.

Dell’ex cotonificio Honegger, collocato sulla riva opposta del fiume, ho visto poco. Ma la villa apparentemente abbandonata degli ex proprietari della fabbrica mi ha fatto pensare alla grande sfortuna degli edifici del genere: sono belli, ma troppo grandi e quindi troppo costosi da mantenere. Di conseguenza, non hanno alcuna speranza di ridiventare delle residenze private (nel mondo non ci sono abbastanza miliardari interessati alla vita nelle piccole località di provincia). Fuori dalle grandi città quelle ville hanno anche poche speranze di diventare degli alberghi di lusso o sedi delle grandi società. Non so proprio come si possa affrontare questo triste fenomeno.

Attorno ad Albino, poi, vi sono diverse aree naturali o piccole frazioni storiche edificate: interessanti da esplorare, ma, probabilmente, più comode da visitare in primavera/estate (in inverno i sentieri che portano da quelle parti sono un po’ fangosi).

In conclusione, devo sottolineare che Albino si raggiunge comodamente con i mezzi pubblici: dalla stazione ferroviaria di Bergamo è possibile prendere un tram interurbano che fa il capolinea proprio ad Albino (al momento della mia visita era l’unica linea di questo mezzo). Tutta la tratta di questo tram corre su una corsia riservata e recintata, quindi il tempo del viaggio dipende esclusivamente dalla fortuna con i semafori: ci vorrà più o meno mezz’ora. So che i tram interurbani – li chiamo in questo modo perché ogni loro linea collegava una serie di piccoli comuni – erano molto diffusi nel Nord d’Italia tra la fine dell’800 e la prima metà del ’900, ma poi, purtroppo, erano velocemente spariti dalla circolazione. Meno male che nel 2009 sia stata recuperata almeno questa tratta (e la storica stazione di Albino): posso testimoniare che è realmente comoda e bella (mi sarà utile anche per uno dei prossimi viaggi, quello consigliato tempo fa da un lettore già distintosi per dei suggerimenti interessanti). I biglietti possono essere comprati alla macchinetta installata a bordo del tram.

Spero di avere trasmesso bene l’immagine di Albino.

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