Scrivendo del fuoristrada GAZ-69 avevo già citato l’anfibio GAZ-46 MAV, costruito sulla sua base mobile e con l’utilizzo di tanti suoi gruppi meccanici. Oggi vorrei parlare più in dettaglio di questo primo anfibio sovietico.
Sarebbe più corretto, dal punto di vista storico, specificare che già alla fine degli anni ’40 del XX secolo la fabbrica GAZ era stata incaricata di avviare la produzione in serie di un «anfibio sperimentale» NAMI-011. Quel modello, però, era una copia mal progettata della Ford GPA (fornita all’URSS via land-lease negli anni della guerra): gli ingegneri avevano esagerato nel cercare di renderla tecnologicamente simile alla sovietica GAZ-67. Quindi il NAMI/GAZ-011 non era mai stato prodotto in serie, ma solo in una piccola quantità «di prova».
Mentre nel 1953 era stata avviata la produzione in serie del fuoristrada moderno GAZ-69, ed è sulla base di questo che si era deciso di creare un anfibio sovietico. Il GAZ-46 MAV, in realtà anch’esso molto simile alla già nominata Ford GPA, è entrato in produzione nel 1955. La sigla MAV gli era stata assegnata dai militari e significava «piccola automobile navigante» (malyi avtomobil vodoplavujuxhii).
Il GAZ-46 era lungo 5070 mm, largo 1750 mm, alto 1500 mm (altezza volante) oppure 2000 mm (con il tetto in tela montato), pesava 1270 kg. La carreggiata era larga 1450 mm, passo 2300 mm. La capacità di carico pari a 500 kg sia sulla terra che sull’acqua, 5 posti. La carrozzeria era divisa in tre sezioni dalle barriere verticali trasversali.
Il motore (anteriore) era quello della GAZ-20M «Pobeda»: 4 cilindri in linea, 2111 cm3, 55 CV e 2800 giri al minuto. La velocità massima era di 90 km/h sulla terra e di 10 km/h sull’acqua. I consumi della benzina (raccomandata quella da 72 ottani) per 100 km erano i seguenti: regime urbano 20 litri, strada 17 litri, in assenza di strade 25 litri, sull’acqua 16,5 litri. I due serbatoi erano da 45 litri ognuno. Il consumo dell’olio non eccedeva il 3% del consumo della benzina.
Il GAZ-46 aveva la trazione integrale (4×4) e le ruote di un sistema originale: anche in caso delle gomme leggermente sgonfie (a volte si fa per aumentare la capacità di percorrenza) queste ultime non si deformavano e non si riempivano d’acqua.
Ma torniamo alla caratteristica principale del GAZ-46: era un anfibio non solo a causa della sua carrozzeria galleggiante, ma anche perché dotato di una elica tripale. L’elica girava grazie all’albero cardanico collegato alla scatola del rinvio. La direzione della vettura durante i viaggi acquatici veniva regolata da una pala collegata al volante e posizionata nella corrente provocata dal girare della elica.
Sul pannello di controllo erano presenti, tra l’altro, il contagiri della elica e il sensore della presenza dell’acqua nella stiva.
Il parabrezza può essere alzato (o abbassato assieme al suo telaio) in avanti fino alla posizione orizzontale. Sulla prua è presente uno schermo protettivo che veniva alzato prima di entrare nell’acqua: proteggeva il motore ed evitava l’abbassamento della prua sotto il peso dell’acqua. A proposito: l’angolo massimo di entrata nell’acqua era di 15°, lo stesso valeva per l’angolo di uscita.
Nel 1958 la produzione del fuoristrada GAZ-69 era stata ceduta alla UAZ. La fabbrica di Ul’janovsk non aveva, all’epoca, la capacità produttiva efficiente per garantire la produzione in serie anche dell’anfibio GAZ-46. Del resto, il GAZ-46 era troppo poco richiesto: solo da alcuni reparti speciali dell’esercito e qualche ente di ricerca.
Quindi nel 1958 è finita la produzione dell’anfibio GAZ-46, ma non la storia degli anfibi russi. Ma ne scriverò un’altra volta.