Casale Monferrato, 7 dicembre 2023

Ma perché il nome della città piemontese Casale Monferrato si associava, nella mia testa di un bevitore occasionale, solo e proprio con il vino? Boh, non saprei: probabilmente, in qualche angolo oscuro della memoria si è nascosta l’immagine di qualche rara etichetta che per sbaglio ho letto chissà quanti anni fa. Ma all’inizio di dicembre 2023 non sono stati i ricordi o gli obiettivi alcolici a dettarmi la destinazione di un nuovo viaggio: semplicemente, mi ero accorto che si tratta di una città relativamente facile da raggiungere partendo da Milano e abbastanza antica e citata per essere potenzialmente interessante.
Dal punto di vista amministrativo Casale Monferrato si trova in provincia di Alessandria ed è il secondo comune più popolato della provincia dopo il capoluogo. Dal punto di vista territoriale, però, il centro abitato/edificato non è particolarmente esteso… Anzi, il centro storico è talmente compatto che può essere visto bene tutto in relativamente poche ore. Allo stesso tempo, la compattezza del centro rende abbastanza difficile il lavoro del fotografo. Infatti, la maggioranza degli edifici può essere fotografata solo da una prospettiva di questo tipo:

Vale non solo per i palazzi civili, ma anche per molte chiese…

… che molto spesso possono essere fotografate solo a pezzi.

Vale pure per il Duomo di Sant’Evasio che si trova, stranamente, non in una piazza, ma all’incrocio delle vie non particolarmente larghe. Può dunque essere fotografato solo a pezzi verticali…

… oppure orizzontali. Di conseguenza, tutte le sue foto intere che troverete sull’internet sono realizzate con un grandangolo (e, dunque, un po’ distorte) oppure assemblate da più foto parziali.

Gli interni di questa chiesa dell’XI secolo meritano di essere visti soprattutto per la sua struttura architettonica: non ci sono tantissime chiese con il nartece (una specie di atrio, una struttura tipica delle chiese bizantine) in giro. Al nartece del Duomo di Casale Monferrato, poi, si trovano pure delle opere d’arte moderna.

Lo spazio principale della chiesa – quello con le navate – è bello nel senso più abituale ai conoscitori dilettanti del romanico lombardo.

Le chiese di Casale Monferrato che possono essere fotografate senza problemi anche fuori non sono tantissime, ma ci sono.

Per esempio, la chiesa parrocchiale di Sant’Ilario (del XVI secolo) con la facciata di una allegria rara per il nord d’Italia.

Oppure un bellissimo esemplare del barocco: la chiesa di Santa Caterina (del XVIII secolo) che inizialmente faceva parte di un convento (ormai modificato e convertito a scopi civili).

Pure la ex chiesa della Confraternita della Trinità (del XVIII secolo) si inquadra bene. In questo specifico caso potete non sprecare il tempo per cercare il modo di vedere gli interni: l’edificio è ormai convertito a uno spazio commerciale.

Anche questa sembrerebbe una ex chiesa, ma non ho trovato alcun cartello informativo nelle vicinanze.

Dietro al recinto in mattoni di un cortile privato ho visto una torre misteriosa che sembra una cappella privata abbandonata da decenni. Anche in questo caso non avevo avuto alcuna indicazione utile per avviare le ricerche delle informazioni precise ed estese.

Ma l’edificio religioso di Casale Monferrato sconsacrato e convertito meglio è quello:

Si tratta della ex chiesa di Santa Croce (XIV secolo), la cui facciata non è nemmeno mai stata completata. Oggi è un piccolo centro commerciale, dunque l’edificio ha mantenuto l’essenza della sua destinazione originale.

Ma lasciamo finalmente perdere le chiese: non sono solo esse a costituire la bellezza di Casale Monferrato. Per esempio, possiamo vedere uno dei simboli civili della città: la torre civica, la cui parte principale è stata costruita, probabilmente, nell’XI secolo. È importante sottolineare che la torre non fa parte della adiacente chiesa di Santo Stefano.

Attualmente questa torre è alta 60 metri, ma non è sempre stata così: la parte sopra l’orologio fu aggiunta nel XVI secolo. L’orologio, poi, fu sostituito nel 1780 perché quello precedente fu danneggiato da un fulmine; lo stemma su uno dei lati della torre è quello della città (riconosciuto e registrato nel 1936, elenca le famiglie che hanno avuto in feudo la città e la diocesi avente sede in città); l’intonaco è stato eliminato nel corso dei lavori di restauro del 1920. Purtroppo, però, la torre civica è aperta alle visite turistiche (sempre gratuite) solo nei finesettimana: la mia visita in città era capitata di giovedì, dunque non avevo avuto la possibilità di vedere tutto il centro dall’alto. Un giorno riproverò.

Oltre agli edifici singoli, a Casale Monferrato ci sono, per esempio, anche delle belle piazze più o meno piccole. Sfortunatamente, l’amministrazione comunale ha deciso, in vista delle festività invernali, di rovinare una di queste piazze con una «stella cadente» che imita senza alcun successo la bellissima stella della Arena di Verona.

Per fortuna, le piazze di Casale Monferrato ospitano anche dei monumenti permanenti ideati e creati dalle persone molto più capaci. Per esempio, sulla stessa piazza della stella troviamo il monumento a Carlo Alberto di Savoia (prodotto a Milano, poi trasportato ed eretto nel 1843): fu commissionato dalla amministrazione cittadina dopo che il re elevò, nel 1837, la città a sede del Senato. Probabilmente, proprio per questo motivo il personaggio è rappresentato come un imperatore romano.

Il monumento a Luigi Canina – un architetto, archeologo e storico della architettura nato a Casale Monferrato – è stato eretto nel 1865 in piazza Santo Stefano, vicino alla già menzionata torre civica.

Pure il politico ottocentesco Urbano Rattazzi (per nove mesi è stato il Presidente del Consiglio dei ministri del Regno d’Italia) si è «guadagnato» un monumento (e la cittadinanza onoraria) a Casale Monferrato. Probabilmente perché è stato, negli ultimi anni della propria carriera politica, il Presidente del Consiglio provinciale di Alessandria.

Il monumento ai caduti nella Prima guerra mondiale – inaugurato nel 1928 dal re Vittorio Emanuele III – è oggi una installazione un po’ strana: non porta alcuna indicazione testuale (targa / scritta / qualsiasi altra cosa) dell’evento o delle persone ai quali è dedicata. Infatti, ho indovinato il periodo e il motivo della sua realizzazione solo dallo stile generale e, successivamente, ho trovato per caso – durante la preparazione di questo racconto – la conferma della mia interpretazione.

Ma mi sono dilungato troppo sui monumenti scultorei: come se a Casale Monferrato non ci fossero quelli più grandi, importanti e interessanti… In realtà ce ne sono, e non pochi. Saltare quelli fondamentali è impossibile perché il centro storico della città è pieno di cartelli con le indicazioni utili ai turisti.

Per esempio, appena fuori dal centro storico – e vicinissimo al fiume Po – si trova il castello dei Paleologi (costruito nel XIV secolo). Il suo aspetto esterno fa una impressione un po’ strana: le mura sembrano non particolarmente alte, mentre i bastioni angolari hanno evidentemente perso la loro parte eccedente l’altezza delle mura.

Sotto l’arco d’ingresso sono appesi dei cartelli informativi, ma aggiungono poco a quelle informazioni che un turista medio possa trovare facilmente sull’internet prima o dopo la visita.

Il primo dei due cortili interni del castello è stato restaurato. Il risultato del restauro, purtroppo, non c’entra alcunché con la storia e la destinazione originaria della struttura: in questo cortile ora si trovano una enoteca, uno spazio per le mostre artistiche (entrambi chiusi al momento della mia visita) e un ufficio per le informazioni turistiche.

A sorpresa, nello stesso cortile troviamo anche un locale utilissimo per la vita serena di ogni turista: aperto, gratuito e abbastanza pulito.

Il secondo cortile del castello è per ora restaurato solo in parte e non contiene, a prima vista, alcunché di interessante.

Gli spazi interni laterali del castello – quelli che si trovano dentro le mura e ai quali si può accedere passando dietro agli edifici che circondano i due cortili – molto probabilmente furono una volta destinati alle stalle e ai depositi vari. Ma ora sono completamente vuoti.

A questo punto devo svelare un segreto: nel secondo cortile del castello c’è una rampa che porta sopra le mura!

Mentre in un angolo del primo cortile c’è una scala tradizionale (e coperta) che porta sempre sopra le mura. Sotto uno degli archi interni del castello ho visto pure l’ingresso di un ascensore, ma non ho notato una struttura analoga in cima.

In cima alle mura del castello troviamo un lago terrazzo, sul quale è possibile fare il giro completo osservando sia castello, sia il territorio circostante.

In uno dei punti del terrazzo sono esposte delle vecchie foto di Casale Monferrato (dei primi decenni del XX secolo).

Ovviamente, non potevo non scattare qualche foto della città dal tetto di uno dei bastioni.

E poi ho deciso di tornare in centro per scoprire qualche altro dettaglio potenzialmente interessante.

Per esempio: mi dimentico sempre di indagare se anche in Italia sia stato popolare (o, almeno, conosciuto) Karlsson, un personaggio letterario per bambini creato dalla scrittrice svedese Astrid Lindgren. Se conoscete lei, ho un motivo in più per supporre che leggete dei buoni libri. Se conoscete pure il personaggio menzionato da me, ho un motivo in più per supporre che eravate in contatto con tanti buoni libri anche da piccoli. Naturalmente, se non conoscete la scrittrice e questo suo personaggio, non significa che non ne conosciate altri interessanti (scrittori, personaggi e libri), ma non prestate troppa attenzione a questa immagine:

I proprietari di un castello finto hanno dipinto la propria abitazione con un colore quasi mimetico. Direi che c’è una certa logica in tale scelta…

A poca distanza dal vero castello si trova un curioso stand tridimensionale con i nomi e gli indirizzi di diverse attività commerciali della città. Per me è quasi una opera d’arte moderna (che molto probabilmente è stata finanziata dalle aziende elencate).

Una delle vie «più commerciali» del centro di Casale Monferrato sembra quasi una «foresta natalizia». E per il suo spirito mi ha ricordato pure una importante zona di Milano.

Uno dei bar del centro ha saputo fare due cose in una: trovare un giusto impiego temporaneo ai supporti degli ombrelloni estivi e creare gli alberi di Natale appesi (quest’ultima cosa mi è venuta in mente già diversi anni fa in relazione alle abitazioni private, quando avevo letto una ennesima porzione delle storie sui bambini piccoli e animali domestici che hanno fatto cadere l’albero; però appendere un albero in casa non è sempre facile, gli ingegneri dovrebbero cercare le eventuali soluzioni del problema!).

Dopo quasi due ore dall’arrivo in città avevo incontrato il primo (e l’unico evidente) simbolo in linea con il mio stereotipo personale «Casale Monferrato è una città vinicola». Io sono contento quando vedo non confermarsi gli stereotipi.

Nel corso di tutto lo studio empirico della città avevo invece incontrato diversi parchi e aree verdi di dimensioni molto varie. Purtroppo per la città, tutte quelle zone sono organizzate in un modo un po’ noioso. Spesso sono addirittura delle semplici file dritte di alberi con delle stradine pavimentate in mezzo. Ecco un esempio tipico: il «parco» vicino alla stazione ferroviaria locale.

L’unico suo aspetto interessante è la presenza degli stand con le informazioni sulle piante che vi crescono.

E poi, nello stesso parco, ho visto una struttura che non ho mai incontrato prima in Italia (ma so che sono abbastanza diffuse nel nord d’Europa). Sarebbe stata una struttura molto utile – nonostante la sua relativa semplicità – e capace di permettere alle persone di essere un po’ più civili, ma al momento del mio passaggio lo scarico sembrava un po’ intasato…

Nello stesso parco ho visto anche una struttura analoga di aspetto più tradizionale per l’Italia, ma non sono entrato per controllare le sue condizioni.

Nel frattempo, siamo tornati alla stazione ferroviaria: relativamente bella e ben attrezzata. È l’ora di tornare a casa.

In conclusione, posso assicurarvi che Casale Monferrato è veramente una bella città: in questo racconto vi ho mostrato poche sue bellezze solo perché, come ho scritto all’inizio, spesso è un po’ difficile da fotografare. Però garantisco che è da vedere anche con i propri occhi!