Vercelli, 9 dicembre 2022

Uno dei misteri più grandi della mia vita turistica è il motivo per il quale non avevo visitato Vercelli prima della fine del 2022. Mi ricordo bene di avere pensato più volte di dovere andarci prima o poi, ma mi ricordo anche che inspiegabilmente non ero mai arrivato nemmeno a elaborare un piano un po’ più concreto. Eppure, la città può essere raggiunta molto facilmente anche con i mezzi pubblici: i treni, per esempio, partono da Milano più o meno ogni trenta minuti, con quelli diretti ci si impiega meno di un’ora e con quelli che prevedono un cambio 75 minuti.
Ma, alla fine, sono quasi riuscito a fregare il destino. «Quasi» perché sono andato a Vercelli, ma ho beccato una giornata di pioggia… Fortunatamente, il tempo non mi ha impedito di apprezzare positivamente la bellezza di Vercelli.
Prima di tutto preciso che la bellezza di Vercelli è facilmente accessibile a tutte le categorie di turisti: sia a quelli che si limitano a vagare a caso per le vie della città, sia a quelli che girano con una lista delle attrazioni turistiche da vedere in mano. I turisti della seconda categoria sono sicuramente bravi e preparati, ma troppo spesso si perdono involontariamente la cosa più bella importante di un viaggio: la preziosa occasione di farsi una impressione propria del luogo visitato. Si limitano a cercare la conferma di tutto ciò che hanno letto in anticipo a casa, prima di andarci di persona. Il loro metodo va in realtà benissimo solo per la seconda (e le successive) visita nella stessa città (oppure per le giornate di permanenza diverse dalla prima). Ai turisti della seconda categoria, invece, posso comunicare che il centro di Vercelli è bello da girare più o meno tutto. Vale non solo per le vie principali…

… vale pure per la piazza principale (piazza Cavour).

Vale anche per la piazza Cavour occupata – ogni mercoledì e venerdì mattina – dal mercato settimanale. Spesso non capisco le persone che ci vanno ai mercati del genere per acquistare i prodotti reperibili nei negozi normali, ma la presenza dei mercati stessi sulle vecchie piazze è storicamente giustificata, autentica.

Come tante piazze centrali delle vecchie città italiane (e quelle europee in generale), anche la piazza centrale di Vercelli è circondata da botteghe più o meno antiche.

Bisognerebbe chiedere agli aborigeni – appena ne incontro qualcuno da qualche parte – se per un certo periodo anche i commercianti del mercato della piazza abbiano lavorato al coperto. La mia domanda nasce dal fatto della esistenza a Vercelli della ex-chiesa di San Marco: un edificio gotico del XIII secolo che fu convertito agli scopi civili (con la conseguente modifica anche della facciata) in seguito alle soppressioni napoleoniche e, in particolare, destinato al mercato pubblico a partire dal 1883. La Wikipedia sostiene che il mercato rimase in quella sede fino al 2001, ma non precisa chi sia stato – a distanza di quasi due millenni – a lasciare nuovamente i poveri mercanti senza un tetto (considerando anche che si tratta di una zona climatica meno calda). Ma questa volta, almeno, lo spazio «purificato» è stato trasformato in qualcosa socialmente non meno utile: un Polo espositivo culturale (ora chiamato ARCA). Informatevi in dettaglio se interessati.

Io, intanto, ricomincio a informarvi sulla bellezza di Vercelli in generale. Anche le vie minori sono spesso belle da vedere.

Ma pure le piazze minori lo sono, spesso perché sono diventate minori solo per merito dello sviluppo della città (quella della foto sottostante è la Piazza Palazzo Vecchio, la vecchia sede del Comune).

Come la maggioranza delle città italiane, anche Vercelli è ricchissima di edifici religiosi di varie epoche. Non tutti sono ugualmente belli e interessanti, ma quasi sempre sono inseriti bene nel contesto urbano. Ovviamente non voglio dire che in altri luoghi siano inseriti sempre male, ma a Vercelli mi è capitato particolarmente spesso di vederli spuntare nei posti apparentemente più inattesi. Per descrivere tutte le chiese della città avrei dovuto scrivere una piccola enciclopedia, dunque ora mi limito a consigliarvene solo alcune.

Per esempio, merita una attenzione particolare l’abbazia di Sant’Andrea costruita tra il 1219 e il 1227. È realizzata in uno stile gotico francese con l’aggiunta di alcuni tratti del romanico lombardo. La bellezza del suo ambiente interno è garantita da ciò che io, un analfabeta architettonico, definisco con l’espressione «minimalismo gotico»: nel senso che l’edificio non è sovraccarico di ricchezza ostentata e delle opere d’arte e, di conseguenza, non fa venire le vertigini a una persona che tenta di guardare attentamente le cose che la circondano. È un «minimalismo» che si fa studiare con serenità e tranquillità.

Non trovare l’abbazia sarà impossibile: i suoi campanili si vedono da diversi punti della città (e poi, si trova vicinissimo alla stazione ferroviaria).

Il Duomo di Vercelli è la basilica dedicata a Sant’Eusebio di Vercelli, il primo vescovo del Piemonte. Da vedere per le persone che amano le chiese ricche di opere artistiche di qualità. Ai monarchisti può rivelarsi interessante anche per il fatto che al suo interno sono sepolti alcuni esponenti della Casa Savoia.

E poi, non è da saltare la chiesa di San Bernardo: la chiesa più antica della città, costruita tra il 1151 e il 1168.

Sempre a Vercelli ho visto una delle sinagoghe più grandi che mi sia capitato di incontrare in Italia. Quella di Vercelli è stata costruita tra il 1874 e il 1878, degradata e chiusa dopo la Seconda guerra mondiale (la spiegazione molto diplomatica di questo fenomeno suona come «il declino demografico della comunità ebraica di Vercelli») e restaurata a partire dal 2003.

Non sono invece in grado di consigliarvi o sconsigliarvi quell’antico «palazzone» che sembrerebbe una chiesa sconsacrata: si tratta in realtà dell’ex Ospedale maggiore fondato nella prima metà del XIII secolo (ho letto date diverse nelle fonti diverse) e abbandonato negli anni ’60 del XX secolo. So che esiste l’idea generale del recupero dell’edificio storico, ma non sono riuscito a capire a che punto siano i lavori (sicuramente non sono finiti).

In ogni caso, per fortuna, non ci sono solo gli edifici religiosi a Vercelli. Per esempio, c’è il Castello Visconteo: costruito attorno al 1290, a pianta quadrata, ha svolto funzioni diverse in epoche diverse. Così, durante l’epoca napoleonica fu trasformato in una caserma, poi, per una buona parte dell’Ottocento, svolse le funzioni di un carcere e, alla fine, è diventato la sede del Tribunale (pare nel 1926, ma ho visto anche altre date di tale evento). Considerata la funzione attuale, spero di non avere delle «occasioni» per visitare i suoi interni.

Oltre al castello, nel centro storico di Vercelli sono presenti alcune torri di tipologia più o meno evidentemente difensiva.

Tutte mi sono sembrate interessanti e, purtroppo, non visitabili. Ma faccio comunque vedere da vicino alcuni esemplari. Per esempio, la Torre dei Tizzoni (una famiglia di latifondisti locali) costruita nel XV secolo. Il cartello piazzato accanto alla Torre sostiene che dentro ci siano degli affreschi. La torre e il rispettivo palazzo (lo vedete a sinistra) sono stati restaurati nel 1874 e nel 1935 in un modo poco rispettoso della storia architettonica ed è probabilmente per questo che ora la torre sembra un elemento ancora più estraneo.

Non è invece stato alterato l’aspetto della Torre di San Marco, detta anche Torre degli Avogadro. Si presume che sia stata costruita nel XIII secolo come parte del castello della famiglia – sorpresa! – Avogadro e successivamente, nel XV secolo, trasformata in campanile della chiesa di San Marco. Purtroppo, non sono ancora riuscito a capire che fine abbia fatto – dopo appena due secoli di esistenza – il resto del castello… Ma sarà mai esistito?

Ma la torre più strana di Vercelli è quella del palazzo Cantono di Ceva (ora chiamato anche palazzo Allario Caresana) del XVIII secolo. Chissà quanto avevano litigato il committente della costruzione del palazzo (che avrà voluto un «castello moderno») e l’architetto (il quale, da professionista, voleva rispettare i canoni stilistici). Alla fine, sono giunti a questo compromesso che sembra ridicolo da circa tre secoli.

L’attuale sede del Municipio – un palazzo progettato negli anni ’20 del XIX secolo – è invece di una struttura tradizionale per il proprio stile.

I singoli dettagli insoliti e interessanti si trovano sotto i portici del Municipio. Le targhe con i nomi dei caduti nelle prime due guerre mondiali potrebbero anche sembrare delle cose consuete (anche se impressione la prevalenza numerica dei caduti nella Prima)…

Un dettaglio rarissimo e umanamente bello sono invece le targhe con gli elenchi dei vercellesi uccisi all’Auschwitz e delle vittime civili della Seconda guerra mondiale.

È interessante anche la targa con i nomi dei partigiani caduti negli anni della Seconda guerra mondiale.

E poi è curiosa la targa che ricorda la conquista della giornata lavorativa di otto ore da parte delle mondariso locali. Era successo il 1° giugno 1906: alcuni anni prima dell’8 marzo internazionalmente riconosciuto. Sarebbe curioso ricordare, a questo punto, che in realtà l’attuale festa della donna è il merito delle lavoratrici molto lontane dai settori industriale e agricolo, ma non vorrei offendere la memoria delle lavoratrici oneste dei mestieri meno antichi…

Il palazzo del Teatro Civico è di una grandezza che non mi sarei aspettato di vedere in una città come Vercelli. Ho letto che il teatro ospita ogni tipo di manifestazioni teatrali e ha una bella sala… Non escludo che prima o poi riuscirò a verificare la sua qualità.

La ex Casa dell’Agricoltore – dal nome e dallo stile architettonico si capisce facilmente che sia stata costruita nel periodo fascista – oggi appartiene al poco comprensibile a me Ente Nazionale Risi. Ma non capisco nemmeno qual era la destinazione originale del palazzo: so solo che nella versione sovietica del corporativismo sarebbe stato una specie centro culturale / di aggregazione / di propaganda (sì, so che le somiglianze così profonde sono poco probabili).

Della architettura vercellese più antica e più largamente apprezzata va ancora ricordata più o meno tutta Piazza S. Eusebio, quella davanti al Duomo locale. Quasi tutti i palazzi presenti sono di proprietà della Chiesa.

Il Palazzo Berzetti di Murazzano – della fine del XVII secolo – è interessante, ma anche esso non visitabile. Attualmente è di proprietà dell’Istituto delle Suore di Loreto del quale è la sede generalizia. Le suore dell’Istituto sarebbero attive nel campo della pastorale parrocchiale e scolastica: spero di non scoprire mai in dettaglio cosa significhi (l’umanità è ormai troppo evoluta per affidarsi ai gruppi del genere).

Il Palazzo degli Avogadro della Motta, costruito alla fine del XVIII secolo, ha avuto una storia gloriosa almeno per gli standard locali: in esso soggiornarono, tra gli altri, Napoleone (nel 1800 e nel 1805) e Vittorio Emanuele II (nel 1859). Nel 1832 il palazzo fu donato dall’ultima proprietaria all’Ospizio dei Poveri; nel 1840 fu restaurato; nel 1928 fu acquistato dal Comune e, a giudicare dalle sue condizioni estetiche, a partire da quell’evento non ebbe più tanta fortuna.

Ma a Vercelli esistono dei palazzi storici messi molto peggio…

In compenso, sempre a Vercelli c’è un posto che mi ha fatto sentire in Russia! Intendo la zona dei box auto fatiscenti costruiti «a corte» e con una strada sterrata in mezzo. Negli anni ’90 di posti così ce n’erano pure nel centro di Mosca, ora sono rimaste quasi esclusivamente in periferia. Quanti ricordi infantili e adolescenziali…

L’architettura moderna bella di Vercelli esiste, ma non mi è sembrata particolarmente diffusa.

E poi, alcuni palazzi antichi (?) sono ristrutturati dalla gente cacciata a calci dalle Facoltà di architettura: palesemente perché non sono riusciti ad andare oltre l’uso di qualche modellatore 3d molto primitivo.

In compenso, una persona attenta può trovare tanti piccoli dettagli belli e interessanti a Vercelli. Per esempio, può trovare le belle targhe in ceramica con i nomi delle vie. Una delle vie è intitolata allo storiografo diventato famoso e ricordabile – secondo i creatori della targa – per il fatto di essere morto.

Uno degli imprenditori locali ha saputo inventare una delle insegne meno noiose che io abbia mai visto. Se ho capito bene, la relativa attività non esiste più, ma spero che almeno l’insegna venga tutelata come un bene di importanza storico-culturale (e chissà se dovremo spiegare il suo significato ai nipoti o già ai figli).

Vicino alla stazione ferroviaria si trova un piccolo e curioso rifugio dei tassisti: non mi ricordo di avere visto una struttura del genere in altre città italiane.

I mezzi pubblici urbani di Vercelli sono molto spesso rappresentati dagli autobus piccolissimi. Fanno quasi ridere a una persona abituata ai mezzi tipici alle grandi città, mentre in realtà la razionalizzazione delle fonti energetiche deve essere attuata anche in questo modo: utilizzando i mezzi adeguati alla quantità dei passeggeri.

Ecco, a questo punto mi sembra di avervi fatto vedere tutte le cose più belle trovate durante la mia prima visita a Vercelli. Spero di tornarci, prima o poi, in una giornata caratterizzata da bel tempo: per vedere e apprezzare meglio alcune zone della città.

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