Cornello dei Tasso, 11 agosto 2022

Il piccolo borgo medioevale Cornello dei Tasso è una frazione del comune Camerata Cornello, anche se in realtà avrebbe dovuto essere considerato il suo centro storico. Dal punto di vista formale non lo è, suppongo, a causa del suo distaccamento fisico dal centro abitato principale e, addirittura, un buon isolamento dal mondo circostante. Proprio grazie all’isolamento è oggi uno dei borghi di origine medioevale meglio conservati della Lombardia e, di conseguenza, è meritatamente inserito nella lista dei «Borghi più belli d’Italia».

In particolare, l’isolamento fisico di Cornello dei Tasso iniziò nel 1593, l’anno in cui la via dei mercanti che lo attraversava perse la propria importanza logistica a favore di un altro percorso più pianeggiante e diventato a un certo punto meno pericoloso dal punto di vista criminale. Cornello dei Tasso, diventando dunque in un certo senso «inutile» (oltre al fatto di trovarsi sul pendio di una montagna e lontano dalla infrastruttura stradale), si fermò dunque nel proprio sviluppo urbanistico. Nel XX e nel XXI secoli, poi, l’isolamento fisico del borgo era stato intenzionalmente mantenuto al fine di non alterare il suo prezioso aspetto storico. Di conseguenza, non c’è – come non c’è mai stata in tutta la storia – alcuna strada automobilistica che porti al borgo: esso può essere raggiunto solamente a piedi: via un sentiero partendo da uno dei paesi vicini (Camerata Cornello da una parte o San Giovanni Bianco dall’altra), oppure via una mulattiera che passa accanto a un parcheggio automobilistico poco distante. Io, per esempio, ero partito a piedi dal centro di Camerata Cornello, avevo fatto un giro un po’ strano ed ero finito sulla mulattiera passando per il parcheggio. Ora posso testimoniare due cose: 1) il parcheggio è a pochi minuti di cammino da Cornello dei Tasso; 2) la mulattiera è in condizioni strutturali perfette e non ha delle salite/discese particolarmente rapide (quindi può essere percorsa facilmente dalle persone di qualsiasi età e/o preparazione fisica).

A circa metà strada – dal parcheggio al borgo – c’è la deviazione per la Scuderia Cornello: una scuola di equitazione (con cavalli e pony) combinata con una fattoria didattica. Potrebbe rivelarsi un posto interessante e utile per i bambini cresciuti in città. Merita di essere raccontato separatamente.

Quindi ora noi procediamo verso il borgo Cornello dei Tasso: le sue mura si vedono da una buona distanza, ma l’ingresso compare quasi all’improvviso.

In sostanza, la mulattiera che abbiamo percorso e la sua continuazione dopo l’ingresso del borgo dovrebbero essere – se mi sono orientato bene – un tratto della via Mercatorum: quella via dei mercanti che fino al 1593 collegava Bergamo e la val Seriana.

Lungo questa via, sotto il porticato sulla destra (arrivando, come ho fatto io, da Camerata Cornello) troviamo una fila delle ex botteghe. Infatti, in questa via nel medioevo si svolgeva l’unico mercato della Valle Brembana e i mercanti in passaggio vendevano scambiavano qui una parte delle loro merci.

Ora una parte di quelle botteghe sembra essere in disuso, mentre l’altra parte viene utilizzata in modi diversi dall’originale. Uno spazio relativamente grande, per esempio, è utilizzato per le esposizioni temporanee del Museo dei Tasso: al momento della mia visita nel borgo, allo spazio espositivo era in corso una mostra fotografica dedicata proprio al Cornello dei Tasso. Alcuni scatti erano interessanti. Del suddetto museo, però, scriverò meglio più in basso.

Ora vi comunico che un po’ tutta la via dei mercanti è esteticamente bella, anche se in alcuni singoli elementi sembra un po’ finta.

L’osservazione precedente non vale per i vasi artigianali per i fiori: la maggioranza di essi è interessante.

In alcuni punti sono appesi pure gli attrezzi utilizzati nella vita quotidiana di una volta.

Ma, ovviamente, la via dei mercanti non è l’unica del borgo e non è l’unica bella da vedere.

Nonostante il fatto che i lavori di recupero e di restauro del borgo – eseguiti a partire dagli anni ’80 del secolo scorso – abbiano lasciato dei segni abbastanza visibili, in generale Cornello dei Tasso appare ancora come un luogo medioevale autentico.

A questo punto dovrei spiegare, finalmente, il nome del borgo perché molti dei miei lettori potrebbero (purtroppo!) non averlo mai sentito nominare. Ebbene, possiamo dividere il nome del borgo in due parti: «Cornello» e «dei Tasso». L’origine e la spiegazione della prima parte non sono certe (probabilmente essa deriva dalla parola corna che nel dialetto bergamasco significa roccia o pietra). La seconda parte del nome si riferisce invece alla famiglia Tasso, la quale si stabilì nel borgo Cornello all’inizio del XIII secolo. Come potete immaginare, non fu una famiglia semplice: altrimenti non sarebbe rimasta immortalata in un toponimo, seppure riferito a una località piccola. Proprio alla grande famiglia dei Tasso di Cornello appartengono il poeta e scrittore Tarquato Tasso e alcuni imprenditori che a partire dall’inizio del XVI secolo crearono la prima versione del servizio postale europeo. Inoltre, si sostiene che il termine taxi sia comparso nel lessico planetario grazie al fatto che a un certo punto l’impresa dei Tasso iniziò a trasportare, assieme alle spedizioni postali, anche i viaggiatori umani: più precisamente, il servizio sarebbe stato offerto per la prima volta dal ramo germanizzato della famiglia, i Thurn und Taxis. Ora a Cornello dei Tasso sono presenti almeno due palazzi nei quali hanno vissuto diverse generazioni / esponenti dei Tasso.

Se ho capito bene, da alcuni articoli trovati su internet, tutti i numerosi rami della famiglia Tasso si sono ormai estinti da almeno due secoli, quindi ora i palazzi sono abitati da persone che non hanno alcun legame – almeno di parentela – con la famiglia storica. In generale, poi, la Wikipedia sostiene che ora il borgo Cornello dei Tasso sia abitato da appena 20 (venti) persone. Io invidio un po’ (forse anche più di un po’) quelle persone perché possono passare tutto il tempo che vogliono in mezzo a questa bellezza e serenità. Oppure l’idea mi sembra attraente solo perché so di poter tornare nella grande città in qualsiasi momento? Boh, non saprei… In ogni caso, non mi è sembrato che la pace dei residenti sia tanto disturbata dai turisti: durante la mia visita di metà agosto in tutto il borgo c’erano non più di trenta visitatori (comunque più degli abitanti ahahaha), tutti abbastanza tranquilli ed educati. L’ultimo fattore sarà favorito, secondo me, anche dal fatto che i posti del genere vengono solitamente visitati dalle persone realmente interessate alla storia e alla cultura, e non allo svago spensierato.

Diverse descrizioni di Cornello dei Tasso dicono che le differenti zone – in realtà abbastanza relative – del borgo siano situate su livelli verticali diversi. Tale osservazione è scontata se consideriamo di trovarci quasi in montagna. Allo stesso tempo, la suddetta osservazione non deve spaventare i turisti fisicamente deboli: il dislivello tra il punto inferiore e il punto superiore del borgo è di pochi metri. «In cima» al borgo si trova la chiesa di Sant’Antonio di Padova: molto semplice e molto piccola, ma anche bella da vedere. Bella non solo per i resti degli affreschi, ma soprattutto per l’impressione generale che fa. Penso che una simile combinazione di decori e scelte architettoniche si trovi solo in montagna.

Spero solo che non turbi troppo i vicini con le campane!

Dal punto di vista culturale, ancora più interessante è il Museo dei Tasso e della storia postale già menzionato all’inizio del presente articolo. Il museo, aperto nel 1991, è molto piccolo (a ognuna delle quattro sale possono accedere al massimo 10 persone alla volta), gratuito (a eccezione delle visite guidate), aperto dal mercoledì alla domenica (anche quando sono dei giorni festivi, tranne il 25 e il 26 dicembre e l’1 gennaio), dentro ha delle scale non larghissime. Ma, soprattutto, è un museo interessante (anche se organizzato in un modo un po’ antiquato) e curato dal personale molto simpatico e disponibile. Delle quattro sale del muso ho apprezzato di più quelle due che sono dedicate prevalentemente al servizio postale.

Si tratta dei due piani di una casetta in pietra, dove sono esposti gli oggetti legati allo scambio della corrispondenza di ogni genere. Gli attrezzi di lavoro dei postini di una volta purtroppo non sono tantissimi…

Anche le cassette postali antiche sono purtroppo poche (anche se capisco benissimo che agli oggetti del genere può essere dedicato un museo enorme che avrebbe bisogno di spazi notevolmente più ampi). Però questo bellissimo esemplare in marmo del 1674 è un pezzo rarissimo, quasi unico:

Pure la cassetta postale in ferro austro-ungarica del 1910 è un oggetto che potrebbe essere invidiato da tanti musei del nostro pianeta.

La categoria degli oggetti più rappresentata nel museo è quella delle lettere inviate nei secoli XVI, XVII e XVIII. Queste lettere meritano di essere viste dal vivo non solo per la calligrafia, ma anche per il modo in cui sono state chiuse prima di essere inviate: un modo particolare di piegare la carta o l’uso delle impressioni in bassorilievo servivano anche a proteggere il contenuto (o, almeno, a capire se qualcuno avesse provato ad aprire la lettera).

I francobolli dei secoli passati sono un po’ meno numerosi, ma comunque molto interessanti.

Penso che la presenza degli «itinerari del viaggiatore» sia dovuta al fatto che i Tasso offrivano, come ho già scritto prima, anche il servizio del traporto di passeggeri (assieme a quello della posta). I libri esposti (in questo caso dell’800) sono belli, ma ancora più bella sarebbe la possibilità di scoprire almeno qualche esempio concreto del loro contenuto. Purtroppo, le mie indagini in materia non hanno ancora prodotto dei risultati sufficientemente interessanti.

Purtroppo, al di fuori dal museo appena visto Cornello dei Tasso non sembra assolutamente la patria del servizio postale. Per esempio, l’unica cassetta postale bella e antica ancora in servizio nel borgo è una cassetta per lettere in ghisa delle Regie Poste: i dipendenti del museo dicono che è della fine dell’Ottocento e io non dei motivi per non crederci. Ma io ho già visto – in alcune piccole città e paesi italiani – delle cassette per lettere antiche: sarebbe stato bello organizzare una loro presenza «di massa» per le vie del borgo, almeno sulle case abitate.

Per ora, le altre cassette postali avvistate a Cornello dei Tasso non hanno molto di particolare. In questo ambito particolare è stata nettamente persa la gara con Crespi d’Adda.

Ma molto probabilmente i postini di una volta utilizzavano anche i picchiotti. Quindi possiamo dire che in qualche modo la storia viene comunque tutelata.

Ora che vi ho raccontato di alcuni piccoli dettagli di Cornello dei Tasso, concludo riassumendo che il borgo è piccolo, ma è molto bello e interessante. Consiglio fortemente di vederlo con i propri occhi.

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