Bellano, 10 agosto 2021

Bellano (in provincia di Lecco) è una di quelle località che sono belle e interessanti da esplorare già dall’esatto momento in cui ci metti piede. O, forse, sono solo le persone che si spostano con i mezzi pubblici ad avere questa fortuna turistica? Non saprei… Però posso dire che la stazione ferroviaria di Bellano è bella in tutti i suoi dettagli. Il suo lato esterno rivolto verso il centro del paese potrebbe addirittura farla sembrare una villa o un palazzo istituzionale.

Mentre all’interno dell’edificio sono stati conservati con cura molti dettagli originali della fine dell’800 (la stazione è stata inaugurata nel 1892).

Bisogna precisare subito che la stazione non è l’unico edificio monumentale non abitativo esteticamente interessante sul territorio di Bellano. L’ex cotonificio Cantoni (ricostruito nel 1898 dopo un grave incendio e inattivo dalla seconda metà degli anni ’80 del XX secolo), se si trovasse in una grande città, avrebbe potuto diventare già anni fa un palazzo residenziale di lusso o una sede degli uffici moderni e alla moda. Preparando questo fotoracconto, ho scoperto che l’edificio è stato finalmente venduto all’asta il 30 settembre 2021: è stato aggiudicato a una fondazione italiana per 700 mila euro. Ora dovrebbe essere trasformato in un resort con un centro congressi, un museo e un parcheggio da circa 250 posti-auto. Spero che vada tutto bene: sprecare un palazzo del genere sarebbe in sostanza un atto vandalico.

L’edificio monumentale di destinazione religiosa presente sul territorio di Bellano è il Santuario della Madonna delle Lacrime (della fine del XVII secolo), il quale non è grandissimo, ma è comunque un po’ difficile da inquadrare per intero. Oltre ad avere le dimensioni relativamente ridotte, il Santuario è anche moderatamente interessante dentro. Molto più bella è la vista sul paese e sul lago che si apre dalla piazzola davanti al suo ingresso. E poi, sono stilisticamente interessanti i mosaici della «via crucis» posizionati lungo la scalinata che porta verso la chiesa.

Dal punto di vista architettonico e artistico mi sono sembrate molto più meritevoli di attenzione alcune altre chiese di Bellano.

In particolare, sono curiosi e interessanti alcuni dettagli della chiesa dei Santi Rocco e Sebastiano al Ponte, costruita alla fine del XV secolo. Ora, dopo tanti cambiamenti accaduti durante la sua storia, questa chiesa è – a partire dal 1969 – il Sacrario dei Caduti bellinesi di tutte le guerre… Ma in base alla tradizione i due santi ai quali è dedicata sarebbero dei protettori dalle malattie infettive, quindi non capisco perché in un periodo così particolare (la pandemia del Covid-19 ancora in corso) non sia diventata un luogo di pellegrinaggio. Sarà perché la gente sta guarendo almeno mentalmente?

Mentre alcune altre chiese di Bellano sono belle da vedere anche a causa dei dettagli tipicamente «montani».

Ma preferisco tornare a concentrarmi sullo studio della architettura civile: a Bellano è interessante in vari suoi aspetti.

Come nelle migliori località del nostro pianeta, anche a Bellano si potrebbe vagare a caso per le vie del centro e contemplare la bella semplicità delle vecchie vie secondarie.

Non tutti conoscono (o si ricordano del) divertimento praticabile in molte città europee: cercare qualche bellezza o curiosità nascosta sotto/dietro gli archi. Vi consiglio di provare. Anche a Bellano.

Una interessante caratteristica della architettura montana: diversi edifici hanno l’ingresso e il box al piano superiore invece che a quello terra o rialzato.

Proprio a Bellano ho incontrato il lavatoio stilisticamente più incasinato d’Italia: ha cinque «vasche» tutte diverse tra loro. Due di queste – quelle apparentemente più moderne – sono molto simili, ma comunque diverse (guardatele bene). Evidentemente, la struttura è stata ampliata più volte.

A proposito dell’acqua: davanti alla stazione ferroviaria ho visto una «casetta d’acqua». È l’unica del paese, ma forse la più grande tra tutte quelle che ho incontrato (per ora) in Italia. Quindi approfitto per dare un nuovo consiglio ai turisti che si autodefiniscono «smart» (indipendentemente dal senso che attribuite a questo termine): se andate da qualche parte in uno dei giorni estivi caldi, informatevi circa la presenza dei distributori d’acqua simili e portatevi dietro delle borracce o delle bottiglie. Oppure non buttate via le bottiglie svuotate.

Io, intanto, passo a una nuova osservazione generica: ho notato che in tantissimi centri abitati delle Alpi e delle Prealpi lombarde sono popolarissimi, in qualità del verde pubblico, i fiori annuali. Così, anche a Bellano sono piantati dappertutto.

La zona più curata di Bellano è, secondo le mie osservazioni, il lungolago. Proprio qui si incontra la maggioranza dei turisti stranieri (non pochi nemmeno la seconda estate consecutiva della pandemia del Covid-19). La lingua straniera prevalente è il tedesco, ma pure l’inglese si sente spesso. L’info-point turistico, però, è ancora chiuso.

Per la nostra fortuna, il settore privato è interessato a lavorare sempre. Quindi ora ho la possibilità di consigliarvi una gelateria che offre una buona qualità a prezzi decisamente umani: nonostante la propria collocazione nel bel mezzo del lungolago turistico. Il nome «Il Gelataio Matto» potrebbe riferirsi ad alcuni gusti un po’ insoliti, ma non saprei (in realtà è un signore molto simpatico).

Un altro grande (e statisticamente raro) pregio di Bellano è la presenza di numerose panchine all’ombra (e dei simpatici aborigeni disabituati a vedere la gente con delle macchine fotografiche). Dalle varie panchine si può contemplare le varie viste sul lago.

Non potevo non notare che alcuni modelli delle panchine sono realmente originali.

Le persone che non si accontentano del solo aspetto estetico dell’acqua possono provare a seguire il torrente Pioverna che attraversa Bellano: a sinistra del punto in cui il torrente confluisce nel lago di Como si trova una spiaggia comunale con la sabbia bianca e alcune piccole piscine (non quelle sportive, ma simili a quelle che costruiscono nei giardini delle ville private). Non ho fatto delle foto perché non volevo apparire un maniaco che si interessa troppo della gente poco vestita. E poi, non sono proprio un grande fan delle spiagge… A destra del «delta», invece, ho visto solo delle panchine.

Il torrente è attraversato da più ponti ed è quasi perfettamente dritto nel suo tratto finale. Dall’alto potrebbe addirittura sembrare un naviglio.

Non ho avuto l’occasione, nel corso di questo specifico viaggio, di vedere l’Orrido di Bellano, quindi ve ne racconterò la prossima volta. Nel frattempo, potete valutare la qualità dei cartelli stradali locali.

Oppure, potete provare ad apprezzare una targa commemorativa privata posata ben oltre un secolo fa. Purtroppo, non sono riuscito a stabilire chi sia stato il personaggio citato: potrebbe essere stato un personaggio di rilevanza strettamente locale oppure protagonista degli eventi la cui presunta importanza non ha superato l’esame del tempo. Quindi posso presumere che la targa sia ancora al suo posto solo perché fa parte dell’aspetto storico del centro.

Tra le opere moderne posso evidenziare la combinazione tra i marciapiedi grafici e quelli fisici: una soluzione un po’ strana, per ora vista solo a Chiavenna.

In compenso, sul territorio comunale si vedono – anche se non tanto spesso – dei cestini grandi e originali. Alcuni sono pure attrezzati con dei posacenere.

In generale posso dire che Bellano è un posto molto pulito.

Lo studio delle bellezze di Bellano non è però stato l’unico obbiettivo del mio viaggio. Un obbiettivo altrettanto desiderato è stato quello di percorrere un pezzo del «sentiero Viandante»: un bellissimo percorso di montagna che permette di camminare per quasi 50 km da Lecco a Colico lungo la sponda orientale del lago di Como. È un percorso in alcuni tratti facile e in altri abbastanza impegnativo, in alcuni tratti sarebbe anche adatto per le passeggiate relativamente tranquille con tutta la famiglia (ma bisogna in qualche modo raggiungerli) e in altri è un vero sentiero di montagna (che passa quindi in mezzo alle foreste, sulle rocce e sui bordi dei dirupi). Ma è sempre un sentiero bellissimo che consente di visitare diversi paesi, borghi e castelli, stare in mezzo alla natura e contemplare dall’alto – a volte molto dall’alto – il lago di Como. Ma, porco innominabile, lo stesso sentiero ha anche un grande difetto: i segnavia messi un po’ a cazius. A volte, per esempio, i segnavia spariscono improvvisamente proprio nei punti decisivi. Così, a Bellano, in mezzo a un incrocio periferico, troviamo un micro-cartello con il nome del sentiero, ma non la freccia: quindi i turisti sono costretti a vagare per il paese a caso, in cerca di qualche altro indizio… Non dico di avere trovato il sentiero quasi per caso: voglio continuare a sembrare un esperto di orientamento nelle zone sconosciute, capace di indovinare le strane logiche topografiche (sì, a differenza di alcuni sono riuscito ad apparire in questa qualità).

Come tutti (o quasi) i centri abitati, anche Bellano non finisce di colpo: sulla strada verso la montagna «selvaggia» capitano – sempre più rari – alcuni edifici. Alcuni di questi sono destinati alle attività produttive/commerciali tipiche della zona.

Le attività, delle quali a volte ho visto solo qualche raro avviso.

A questo punto avrei potuto mostrarvi diverse foto della natura montana e del lago – scattate durante il cammino verso il prossimo posto abitato dalle persone –, ma evito: mi sono già dilungato troppo. Quindi rinvio alla prossima volta.

Per fortuna, ero riuscito a vedere altre località anche durante il mio percorso relativamente breve.

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