Manerbio è una simpatica cittadina nel bresciano che ho visitato per caso: dopo aver notato il suo nome sulla mappa mi ero chiesto del perché non mi fosse mai capitato di sentirne parlare prima. Infatti, è strano: tra le città microscopiche (appena sopra i 10 mila abitanti) del Nord Italia è sicuramente una delle poche realmente interessanti. Addirittura, a volte può essere definita bella.
Solo alcune vie sono curate abbastanza poco da trasmettere quella inquietudine che è tipica della provincia agonizzante e inutile. Ma la prospettiva promette comunque bene.
Una interessante anomalia urbanistica di Manerbio: la più grande delle chiese cittadine non ha, in pratica, una piazza davanti ma solo di lato.
La torre situata nel giardino del Municipio è un raro esempio di costruzione da vedere solo da lontano: le sue bellezza e fascino sono direttamente proporzionali alla distanza dagli occhi di chi guarda.
La Torre Campanaria (del XVII secolo) già vista sulle precedenti foto è alta appena 40 metri, ma è visibile da quasi ogni punto della città. Suggerisco alle persone competenti del Comune di sfruttare questo fatto nella promozione turistica di Manerbio (i parigini, per esempio, hanno diffuso una leggenda totalmente infondata sulla presunta visibilità assoluta della Torre Eiffel).
Ma pure in periferia della città si trovano degli edifici interessanti.
Le chiese, però, stanno ai loro posti da secoli. E per tanti altri secoli resteranno sempre lì. Quindi andiamo a vedere quelle cose che i miei lettori difficilmente riusciranno a trovare senza il mio aiuto. Il presepe installato in una delle piazze centrali non è un capolavoro dal punto di vista estetico, ma è altamente tecnologico: emette la musica e le sue figure si muovono. Sul campanile in miniatura (quello di colore rosa da vomito) funzionano l’orologio e la campana.
Le scatole di colore verde-grigio che vedete ai lati del presepe non sono delle arnie ma dei presepi meccanizzati: vi sono tantissime figurine in continuo movimento. In ogni scatola è rappresentata una scena biblica diversa.
Il movimento non meccanico ma sensato è però spesso più bello. Infatti, uno dei parchi pubblici della città è stato intitolato al burattinaio manerbiese Nando Rampini, deceduto nel 2004. Ed è uno dei cartelli umanamente più belli che io abbia mai letto.
A Manerbio si costruisce ancora tanto (è una indicazione di crescita) ma, per qualche strano motivo, raramente si prende cura dei palazzi già esistenti (è una indicazione di decadenza). Strano, molto strano…
Un raro esempio di minibalcone costruito per una persona non piatta.
Le vie d’acqua non lontano dal centro:
In centro storico sotto i nomi delle vie vengono spesso aggiunte delle scritte incomprensibili in corsivo. Si tratta del dialetto locale? A cosa servono queste scritte? Cosa significa «Scià ólt»?
Sempre nel centro storico ho notato un bel termometro analogico. Ora invito tutte le amministrazioni cittadine del mondo a prendere esempio da Manerbio e installare oggetti simili lungo le vie di propria competenza.
Ma la vera grande particolarità del design urbano di Manerbio è l’esistenza degli stand pubblicitari a quattro lati. Se vi ricordano qualcosa, sappiate di avere ragione. Ma procediamo in ordine. Gli stand pubblicitari a due lati sono dello stesso stile.
Pure alcuni vasi per il verde pubblico rispettano l’unità stilistica imposta.
Ed ecco che siamo: lo stile è stato ispirato dal modello di cestini diffuso in tante città italiane (ricordiamo, per esempio, Mantova e Brescia).
A Manerbio, però, si vedono tanti modelli di cestini differenti. Esistono, per esempio, quelli enormi (alti circa 1,6 metri): stanno in gruppi da tre e, spesso, sono affiancati da bidoni per la spazzatura dei residenti.
In periferia della città ho visto un cestino piccolo con tettoia (suggeritemi il termine più adatto!). Forse ho già visto una cosa del genere da qualche parte, ma non riesco proprio a ricordarmi dove.
Un altro modello di cestino interessantissimo (e mai visto prima) è stato notato vicino alla stazione ferroviaria. Vi suggerisco di guardare, oltre alla tettoia, il curioso utilizzo di due elementi di cemento uniti a incastro.
I rifiuti ingombranti, però, finiscono nel fiume Mella.
Le lettere cartacee (?!), invece, finiscono nelle caselle postali fissate su dei paletti con le estremità dorate. Sì, è proprio vero che non c’è limite al cattivo gusto: come a Chiari, anche a Manerbio i cartelli stradali sono fissati nelle cornici dorate, ma quella delle caselle postali è una invenzione locale.
Nelle piazze del centro storico non mancano le panchine, alcune delle quali sono rese «bilaterali». Le panchine in marmo hanno un grande pregio che fa risparmiare al Comune (sono resistenti) e un grande difetto che le rende quasi inutilizzabili dalle persone (sono molto fredde d’inverno e molto calde d’estate).
Gli operai appassionati del proprio lavoro non volevano più smettere di disegnare le strisce…
Non sapevo che la Chiesa presbiteriana del Ghana fosse tanto ricca di seguaci da necessitare una filiale in Italia. Oppure si sono già trasferiti tutti?
Anche a Manerbio, come in quasi tutte le piccole città italiane, è facile trovare un distributore automatico di latte fresco (vedi l’esempio di Treviglio). Ma è la prima volta che l’ho visto inserito in una casetta da giardinaggio. Vabbè, ci sta…
Non c’è più alcunché di particolarmente interessante a Manerbio di oggi. L’ultimo dettaglio meritevole di attenzione è stato scoperto pochi minuti prima della partenza dalla stazione ferroviaria locale. È importante che lo sappiate: il WC della stazione è chiuso a chiave e lo è, a quanto pare, da alcuni decenni: sul pavimento si vede uno strato di polvere e piccoli rifiuti di alcuni centimetri.