Chiari, dicembre 2013

Chiari, una cittadina in provincia di Brescia, è stata scelta da me a caso: volevo semplicemente vedere qualche località nuova non troppo lontana. Non posso dire di essermi pentito di averla visitata: nella mia vita ho visto di peggio.
Il centro di Chiari è piccolo ma interessante.

In alcune zone è un po’ decadente.

In altre zone, invece, è ristrutturato al punto di sembrare troppo perfetto.

Ma di lavoro per gli archeologi ce n’è ancora.

I lampioni più diffusi nel centro storico non sono brutti ma tutti incredibilmente sporchi.

Secondo la tradizione, su ogni facciata della Torre Civica ci dovrebbe essere un colore di sfondo centrale dell’orologio diverso (giallo, blu, verde o rosso) ma secondo me è sempre bianco (o sbaglio?).

Una torre alta 30 metri è tutto ciò che resta della Rocca Viscontea.

Chi non vuole dunque limitarsi alla tradizionale visione delle principali chiese della città, potrebbe visitare la Villa Mazzotti: sia l’edificio che il parco che la circonda sono realizzati in uno dei miei stili preferiti.

Del parco, però, vi mostro solo un particolare: il super pollaio.

Ma torniamo in città per vedere i suoi dettagli più importanti. Quasi tutti i cartelli stradali sono fissati nelle cornici dorate.

Nelle finestre di tanti palazzi del centro ho notato i decori natalizi sempre dello stesso tipo: degli orsi bianchi sotto una lampada o un pino bianco.

Anche le vetrine di alcuni negozi sono decorate in un modo stilisticamente simile. Non so quale motivazione attribuire a tale uniformità: la scarsità della fantasia, il regolamento comunale o il deficit degli addobbi in commercio?

Proviamo allora a vedere se i morti del posto stanno in un ambiente un po’ più bello. Il cimitero, a prima vista, promette bene.

Ma ovviamente è già chiuso. Chi ha modificato l’antico cartello con gli orari in questo modo è un vandalo che va sepolto vivo.

Non sapevo che anche ai morti servissero soldi…

A pochi metri dalla entrata ho notato un accumulo di rifiuti sospetti… Non so se un giorno avrò la possibilità di collezionare degli oggetti pesanti da portare via.

Il paesaggio che i morti vedono durante le passeggiate notturne è pacificante.

Vabbè, lasciamo in pace i defunti e torniamo dai vivi in città. Chiari è attraversata da numerosi corsi d’acqua, i più larghi dei quali sono attrezzati da strutture di finalità ignota. A cosa serve? Per tirare fuori le barche?

L’acqua dei sopracitati corsi d’acqua è relativamente pulita. L’unica eccezione è, ovviamente, l’antico fossato difensivo che circonda il centro storico.

In periferia, invece, ho visto tante serrande (hanno un nome specifico?), anche se alcune sono già fuori uso, che servono per regolare la quantità dell’acqua nei torrenti ora sotterrati. Gli oggetti del genere mi erano capitati, finora, solamente tra i campi agricoli.

Questa è una idea interessante: per la prima volta i ciottoli sono utilizzati in un modo sensato. Permettono l’annaffiamento degli alberi, ostacolano la diffusione della polvere e la gente non è costretta a camminarci sopra.

Il bike-sharing di Chiari è uguale a  quello di LodiFinale Ligure.

Finalmente un pittogramma originale!

I cestini sono identici a  quelli di Como.

Chiari è la città lombarda con l’utilizzo più massiccio di numeri civici fratti.

La stazione ferroviaria, alla quale si chiude il nostro giro di Chiari, ha una tettoia sopra le panchine che sembra una panchina. Il divieto che potete vedere sul suo lato più vicino recita: «Divieto di sosta ai pedoni». Bello.

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