Ravenna, 27 maggio 2012

Il 27 maggio 2012 ho fatto una visita a Ravenna: da semplice turista, senza nemmeno avere pensato di poter trovare dei segni del recente terremoto emiliano (quello del 20 maggio 2012).

Fortunatamente dei segni del sisma non ne ho trovati. Ho trovato, invece, una città bella, ben conservata, piena di cose da vedere e fotografare.

Come tutte le città italiane, anche Ravenna è piena di edifici civili e religiosi belli. Ma le chiese sono spesso più antiche di quelle che possiamo trovare più a nord. Ecco, per esempio, il mausoleo di Galla Placidia del 426.

La principale particolarità locale è l’enorme concentrazione di mosaici di varie epoche: da quelli dell’età romana a quelli del XVII secolo.

Purtroppo era difficile fotografarli nelle chiese dove l’utilizzo del flash era, almeno in teoria, vietato. Quindi i miei risultati non sono stati eccezionali (provate a tenere una reflex immobile per 30 secondi in una posizione strana!).

Il Duomo di Ravenna è, probabilmente, l’unica chiesa importante della città priva di mosaici. Meno male: a un certo punto mi ero reso conto di non poterne più di studiarli.

Ma i commercianti locali li sfruttano in massa: ho visto un sacco di vetrine decorate con delle riproduzioni dei famosi mosaici.

Tutta la città è piena di torri come quella della foto seguente. I loro altezza e diametro spesso variano, ma la struttura e il «design esterno» sono sempre uguali.

Il mausoleo con la tomba di Dante Alighieri è una delle attrazioni turistiche più famosi e popolari.

Dentro è piccolo, saranno al massimo 10 metri quadrati. Ho dovuto aspettare circa mezz’ora per riuscire a fotografare la tomba del poeta: anche all’ora di pranzo c’era un continuo viavai di gente.

Proprio davanti al mausoleo per la prima volta nella mia vita ho visto un antico lucchetto che serve a fissare quelle catene pesanti che una volta venivano utilizzate per chiudere un passaggio carrabile.

È interessante vedere quanto è evoluta la tecnica negli ultimi secoli.

Sempre in zona ho notato un vecchissimo (e una volta sicuramente ancora più bello) cartello che informa del divieto di affissione di manifesti. Sicuramente è stato prodotto prima del 1930: nel codice penale italiano odierno lo stesso divieto è disciplinato dall’articolo 663.

Ma non è l’unico cartello bello e interessante che ho trovato. Sempre in centro ho notato un cartello stradale disegnato su un muro. Ma non saprei datarlo.

In nessuna altra città mi è capitato di vedere un insieme di avvisi del genere:

A Ravenna, anche dentro la cerchia dei bastioni in centro girano parecchi veicoli Euro0. I loro proprietari si divertono a spaventare la gente: ho fatto un salto di 2 metri in alto per colpa della clacsonata di questa Fiat (anche per questo motivo la messa a fuoco non è riuscita).

Ma non voglio assolutamente dire che l’amministrazione comunale sia poco attenta all’ambiente. Anche a Ravenna c’è un proprio bike sharing, quasi identico a quello di Lodi. Le stazioni, però, non mi sono sembrate tantissime.

Le rastrelliere per le bici private sono frequenti e con tanti posti.

Il sistema di navigazione turistica è bello e utile, ma troppo difficile da trovare.

Ai mercatini tutti (!) i venditori sono attrezzati con degli apparecchi di cassa. Almeno in questo settore dell’economia locale si fa finta di combattere l’evasione fiscale.

Nella sede dell’antico mercato cittadino, invece, ora c’è una mensa self-service.

I cestini più diffusi a Ravenna sono identici a quelli di Genova. Il nome della città, ovviamente, è diverso.

Un cestino fatto di rete da qualche parte l’ho già visto. A Ravenna ne ho incontrato solo uno. È brutto ma originale.

Le panchine sono pochissime a Ravenna. E quando ci sono sono vecchie.

Posso immaginare l’epoca nella quale è stata fondata la «Casa del mutilato di guerra», ma non so quanto sia utile nel 2012.

Infine, in una delle chiese più antiche di Ravenna ho fatto una scoperta sociologica. Tutti conoscono la tradizione di buttare delle monetine fontane o fonti d’acqua simili. E tutti sanno che monete utilizzate in quel modo stanno diventando sempre più anonime. Ora, per esempio, non possiamo dire con certezza se 50cent siano stati buttati da uno spagnolo o da un tedesco. Oppure da un turista exracomunitario. I turisti russi, invece, hanno trovato un bel modo di farsi riconoscere (sì, riconosco il modo di fare):

Con questa ho concluso.

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