Nesolio, 6 agosto 2025

Nel corso di uno dei giorni di agosto 2025 dedicati alle passeggiate montane, dopo avere esplorato il paese Erve, avevo deciso di visitare anche la sua frazione potenzialmente più interessante: il borgo Nesolio. Ne avevo letto qualcosa per caso mentre cercavo di pianificare un percorso ottimale in montagna (volevo, appunto, vedere non solo la natura, ma anche diversi centri abitati della zona) ed ero rimasto incuriosito dalla storia e dalla descrizione di questo paesino da destino non facile.
Stranamente – e ingiustamente – a Erve c’è solo un (1) cartello stradale che indica la direzione per Nesolio: si trova quasi in estrema periferia del paese, nella sua parte più vicina alle montagne tipo il Resegone. Se vi muovete con un navigatore (pigri!), cercate la via Foppe e non fatevi ingannare dal fatto che a prima vista sembra un vicolo cieco: in realtà infondo gira e la strada per Nesolio prosegue in un modo molto intuitivo.

Camminando nella direzione indicata dal suddetto cartello, infatti, è sufficiente seguire sempre la strada più larga e logica: in poco tempo ci porta fuori da Erve, su una strada carrabile in mezzo al bosco (e non facciamoci ingannare da un cartello di testo che ai più dubbiosi potrebbe sembrare un divieto di accesso, in realtà non lo è). La pavimentazione stradale di questo percorso è molto varia – si alternano la terra e il cemento messo in modi diversi – ma sempre comoda per le salite e le discese a piedi. Se vi capiterà di incontrare una macchina, secondo me sarà un miracolo.

Ed è inutile temere di avere sbagliato strada: non riuscirete a non notare la destinazione.

La strada carrabile percorsa termina proprio a Nesolio.

Una nota enciclopedia online sostiene che nelle circa venti case di Nesolio all’inizio del XX secolo vivevano 170 persone, divise in una ventina di famiglie. Negli anni ’50 le famiglie residenti erano 17, ma proprio a partire da quegli anni il paese era stato progressivamente abbandonato. Lo si può sospettare anche dallo stato di conservazione molto vario delle case.

L’unica persona che ho incontrato a Nesolio – un signore molto simpatico e disponibile – mi ha raccontato che attualmente nel paese vive stabilmente solo una famiglia e che una famiglia milanese utilizza una delle case per le vacanze. Dal punto di vista puramente visivo a me è sembrato che a Nesolio ci fossero più di due case ristrutturate e/o non completamente abbandonate, ma posso ipotizzare delle spiegazioni logiche a tale fenomeno: per esempio, alla stessa famiglia potrebbero appartenere più case oppure c’è qualcuno che si impegna a non far sparire questo paese «per cause naturali» e esegue dunque la manutenzione nei limiti delle proprie possibilità.

Ma di lavoro da fare ce ne sarebbe tanto, come mi ha detto lo stesso signore incontrato sul posto (al momento non avevo trovato il modo diplomatico di chiedergli se avesse qualche legame particolare con Nesolio). Anche se formalmente il paese ha solo una «via»…

Ma poi ci sono dei gradini che salgono verso le singole case che non si affacciano direttamente sulla via.

E poi ci sono dei sentieri: quelli veri che portano verso i boschi (e altri luoghi come, per esempio, Erve) e quelli finti che all’improvviso finiscono in mezzo ai sassi e all’erba.

Alcuni spazi che da lontano sembrano dei sentieri, in realtà sono degli spazi privati attorno alle case singole (recintate in un modo esteticamente bello perché poco visibile da lontano).

Nei paesi del genere trovo belli quasi tutti i dettagli. È stato curioso scoprire che nel XVII secolo questo paese fu considerato più importante del vicino (e ora molto più grande e popolato) Erve.

Anche se ora fai pochi passi per il «centro» di Nesolio e ti trovi già in «periferia».

Ma il «centro» di Nesolio si distingue per qualcosa altro oltre alla propria posizione geometrica nel paese? Certo! Si distingue per due preziose fonti d’acqua: la colonnina idrante e un piccolo lavatoio con una tazza metallica appesa al rubinetto. Non ho testato la qualità potabile dell’acqua (in quel momento avevo ancora una buona scorta dell’acqua propria di qualità certa), mentre lo strumento contro gli incendi è da riconoscere utilissimo (anche perché la macchina dei vigili del fuoco non può avvicinarsi a tutte le case). Inoltre, l’attacco dell’idrante testimonia, indirettamente, l’esistenza di un acquedotto di qualità nel paese.

La vita economica di Nesolio, però, non era concentrata nel centro – quando il paese era ancora pieno di vita – ma in estrema periferia: la raccolta delle castagne, la coltivazione del frumento e di vigne, l’allevamento di capre, pecore e galline, la produzione di attrezzi in legno. Insomma, era una economia fatta di attività non tanto redditizie. Mi stupisco dunque per il fatto che l’abbandono del posto non fosse iniziato ancora prima della metà del XX secolo…

Però nel XXI secolo abbiamo il famoso «smart working»! O, se preferite, il lavoro remoto / agile. Di conseguenza, ci sono meno motivi di abbandonare i luoghi belli e/o abituali. L’internet funziona benissimo anche a Nesolio, dunque si potrebbe benissimo tornare a ripopolarlo senza rinunciare al proprio lavoro bello e amato. Se il paese si trovasse a una quota più alta (rispetto ai 695 m s.l.m. ufficialmente misurati), pure io lo avrei preso in considerazione.