Nosadello, 18 aprile 2025

Nel racconto fotografico dedicato alla mia visita a Spino d’Adda avevo anticipato uno degli obiettivi globali di quel mio viaggio: visitare diversi piccoli comuni della zona prima conosciuti solo per nome ma non per «contenuto». Ora posso dire che proprio per quel motivo mi ero avviato, una volta finita l’esplorazione di Spino d’Adda, in direzione Pandino (un comune sentito nominare non meno volte di quello precedente). I due paesi sono distanti pochi chilometri l’uno dall’altro, quindi avevo sfruttato l’occasione per fare una camminata / passeggiata in mezzo ai campi e recuperare un po’ di attività fisica non fatta durante il periodo «normale» dell’anno.
La camminata da Spino d’Adda a Pandino (o viceversa) è resa possibile da una pista ciclopedonale costruita di fianco alla strada provinciale 91 (la ex Via Pandina della seconda metà del XIV secolo). Il pomeriggio del venerdì prepasquale la strada provinciale non sembrava particolarmente trafficata, mentre sulla pista si erano visti appena due o tre joggisti e quattro o cinque ciclisti. Grazie anche al fatto che nel cielo non c’era il sole estivo, sono rimasto soddisfatto della camminata. Mi sono anche divertito a osservare la stupida tradizione italiana di imporre — con gli appositi cartelli stradali — la fine e poi la ripresa di una pista ciclabile a ogni, anche minuscolo, incrocio. La pista è attraversata da una stradina dei trattori larga due metri e utilizzata mediamente una volta al mese? Mettiamo i cartelli di fine e di inizio!

Sono da notare anche i numerosi lampioni: la pista dovrebbe quindi essere comoda da usare in tutte le fasce orarie e in tutte le stagioni. Ma con la luce diurna è più facile contemplare i paesaggi rasserenanti.

Su alcune delle foto precedenti potevate avere notato delle panchine. Purtroppo, la maggioranza di esse è completamente esposta al sole e, dunque, poco utile nei mesi estivi. Le panchine all’ombra di alberi grandi ci sono, ma verso la metà del percorso tra Spino d’Adda e Pandino: vicino al centro abitato Nosadello (una frazione di Pandino). Ricordatevelo se intendete di ripetere la modalità del viaggio, ahahaha

Il paese Nosadello, intanto, è impossibile da non notare: è proprio sulla nostra strada.

Visto che ci siamo, proviamo a esplorarlo: sicuramente ci vorrà poco tempo. Inoltre, non so se e quando mi capiterà di passare in questa zona un’altra volta… Il paese inizia con qualcosa di non tanto banale, promettendo che il tempo impiegato per l’esplorazione non sarà considerato sprecato.

Poi, per un breve tratto, si trasforma in un banalissimo paesino di campagna. Ma questo non ci deve spaventare.

Basta appena un po’ di determinazione nelle ricerche, ed ecco che spunta qualche esemplare della architettura rurale antica.

La particolarità dei paesini del genere poco evidente per molte persone consiste nel fatto che è il loro centro storico a essere composto dalla antica architettura rurale, e non la periferia. In quest’ultima, invece, si trovano gli edifici più grandi e più moderni, spesso dei condomini.

Ovviamente, prevalgono le ville monofamiliari. Lo stile di alcune di esse è a metà tra lo pseudo-antico e il moderno.

Ma torniamo alle cose realmente belle e interessanti. Nosadello, un paese di circa mille duecento abitanti (che al momento della Unità d’Italia furono meno di trecento), ha una chiesa inaspettatamente grande e per nulla brutta. È la chiesa di San Pantaleone Martire, riedificata tra il 1920 e il 1929.

Purtroppo, non sono riuscito a scoprire come era la versione precedente della chiesa, quella nota a partire dalla metà del XIII secolo.

Mentre nella chiesa attuale conviene entrare, se è aperta.

Davanti alla chiesa si trova un semplice ma bello monumento ai cittadini locali caduti nelle due Guerre mondiali. In particolare, la croce con un casco (a destra) come su una tomba è un elemento che mi sembra abbastanza raro, almeno in base alla mia esperienza turistica.

Anche il prato con i fiori e gli alberi è bello: sembra molto più naturale di quelli che solitamente vediamo nelle città.

Ma non ci sono solo l’antichità e la natura in questo paesino. C’è anche il progresso tecnologico: una stazione di ricarica per le macchine elettriche (con ben due attacchi). Effettivamente, fuori dalle città le macchine elettriche hanno ancora pochissima infrastruttura, dunque questo strumento è particolarmente prezioso.

C’è pure una scuola dell’infanzia a Nosadello! Ma, a quanto pare, è a rischio della chiusura: evidentemente, in una località così piccola non si fanno abbastanza figli tutti gli anni… Ma capisco anche i genitori che protestano: portare i bambini in una zona secondo i loro criteri notevolmente più lontana (ben due o tre chilometri in più rispetto al solito) sarà una scomodità.

Mentre noi, improvvisamente, scopriamo di avere già visto tutto a Nosadello. Raggiungiamo l’estrema periferia e ci ritroviamo nuovamente in aperta campagna.

Proseguiamo dunque il nostro cammino verso Pandino… Ma quella è già un’altra storia!