Prima di iniziare con il racconto sulla mia visita a Novate Mezzola, devo confessare di non avere mai sentito nominare questo paese fino al giorno precedente al relativo viaggio. È evidente, dunque, che non avevo mai avuto alcuna intenzione di andarci, almeno da turista. Pianificando le mie camminate in montagna dell’agosto 2024, però, avevo scoperto che Novate Mezzola è uno dei punti di partenza più comodi per chi volesse raggiungere i sentieri montani della Val Codera, una zona della quale avevo letto diverse testimonianze positive e allo studio della quale avevo dunque deciso dedicare almeno una parte dei miei viaggi estivi. Ed ecco che l’esplorazione di Novate Mezzola era diventata invitabile: non spreco mai l’occasione di scoprire un nuovo centro abitato che capita sulla mia strada!
Poi uno spreco si era verificato comunque, ma voi lo scoprirete solo alla fine della lettura / visione…
Ora possiamo iniziare con lo studio del paese. Esso è – tra le altre cose – l’inizio della strada più comodo verso i sentieri della Val Codera perché il comune di Novate Mezzola è servito dai treni: comodi non solo per chi preferisce sempre i mezzi pubblici, ma pure per chi non vuole mettersi a guidare subito dopo una camminata più o meno faticosa. La stazione ferroviaria locale è piccola, con appena due binari, e non ha alcunché di particolare tranne le panchine d’epoca nella sala d’attesa minuscola.
Logicamente, la zona dalla quale possiamo aspettare la maggioranza delle cose interessanti da vedere è il centro storico. Per raggiungere il centro storico di Novate Mezzola bisogna uscire dalla stazione dal lato del primo binario (come in quasi tutti gli altri centri abitati) e andare a sinistra. Seguendo il marciapiede a bordo della strada automobilistica e entrando nel paese poco prima di un supermercato, ci accorgiamo presto di non avere sbagliato strada.
È la chiesa parrocchiale della Santissima Trinità. Non si conosce il periodo preciso della sua costruzione, ma nel 1651 essa era già nominata in un documento ufficiale.
La sua facciata, completata negli anni 1693–1694, non ha alcunché di particolare… Anche se in un primo momento mi ero chiesto perché ci fosse il busto di Abraham Lincoln. Ma poi mi ero mentalmente ripreso.
Dentro, però, questa chiesa è notevolmente più bella e interessante (un simpatico signore aborigeno ci aveva tenuto comunicarmelo, probabilmente avendo osservato il mio modo di contemplare la facciata). Effettivamente, si tratta di un bel esempio del barocco… Ho letto che gli interni furono decorati tra il 1685 e il 1715.
Oltre alla chiesa, sulla stessa piazza si affaccia un palazzo che ora svolge, tra le altre cose, anche la funzione di un monumento. Sorge, infatti, sul posto della antica «Osteria dell’Angelo» dove il 25 luglio 1793 furono arrestati dagli austriaci gli ambasciatori francesi Charles-Louis Huguet de Sémonville e Hugues-Bernard Maret (dopo ventinove mesi furono liberati in cambio della figlia di Luigi XVI Maria Teresa Carlotta). Nel palazzo contemporaneo, invece, c’è un semplice bar: non so se sia mai stato utilizzato per qualche arresto, rapimento o presa in ostaggio.
Il suddetto episodio della fine del ’700, se ho capito bene, rappresentò l’apice della importanza internazionale e storica di Novate Mezzola. Di conseguenza, tutte le altre case e monumenti avvistati nel paese possono essere valutati solo per la loro eventuale bellezza (boh, più o meno). Ecco, per esempio, l’insegna in 3D di una macelleria: non ho capito se il negozio sia stato chiuso per le ferie o per l’attività cessata, ma spero che almeno i suoi simboli esterni vengano conservati come dei monumenti alla loro epoca. Intendo anche quei ganci metallici, la cui destinazione originale posso immaginare facilmente.
I palazzi non completati e abbandonati, apparentemente, tanti anni fa non ci devono spaventare: la ricerca delle bellezze locali continua.
Nemmeno i bar da aspetto minimalista e quasi squallido non devono farci pensare male del paese esplorato.
La villa settecentesca «Casa Giani» può essere vista solo dall’esterno (e notata quasi per caso), ma non costituisce l’unico dettaglio che fa pensare alla possibilità di trovare qualcosa di bello in questo paese.
Le poche vie del centro storico vero e proprio di Novate Mezzola sono concentrate, in sostanza, nella zona dietro alla chiesa che abbiamo visto prima. Apparentemente non hanno nulla di particolare, ma in realtà è un interessante incrocio tra l’architettura da montagna e quella da pianura.
Esattamente in mezzo si trova uno dei rarissimi monumenti del paese: quello dedicato ai caduti nelle due guerre mondiali.
Una via esteticamente non meno bella è quella «del lavatoio». Conviene percorrerla tutta prima di chiedersi, «preoccupati», dove sia nascosto quel lavatoio promesso.
Il lavatoio esiste, ma si trova oltre la fine della «via del lavatoio», dopo il primo incrocio. Non sembra essere tanto antico, ma è interessante per altri due motivi: la struttura a tre camere e l’utilizzo dell’acqua che arriva via un piccolo fosso scavato a bordo della strada (oppure è un ruscello che scende dalle montagne vicine? Non avevo tempo per andare a cercare le sue origini.).
Torniamo dunque verso l’area di concentrazione delle cose potenzialmente più interessanti. Strada facendo notiamo che qualche casa è ristrutturata in modo da sembrare una baita finta.
Proviamo a prendere qualche altra via che va verso la periferia più o meno a nord.
Arriviamo presto al Municipio: non cerca di sembrare quello che non è, banalmente è un esempio semplice ma fortunato della architettura moderna.
Dopo oltre tre anni sul muro del Municipio è ancora esposto lo striscione dedicato al centenario dalla nascita (15 aprile 2021) dello storico locale Sandro Massera: un insegnante di storia nei licei classici e ricercatore di storia della Valtellina. Si vede, dal modo di ricordarlo, che non era un semplice grafomane.
Di fianco al Municipio, poi, con tanta sorpresa ho scoperto un monumento dedicato a me. Non so con quali imprese me lo sono meritato (non mi avevano nemmeno avvisato della inaugurazione), ma spero comunque che duri a lungo nonostante il materiale utilizzato per la realizzazione!
La fontana in stile futuristico purtroppo non funzionava.
Però iniziano a comparire i bar e i ristoranti funzionanti e aperti nonostante l’agosto. Stranamente, sono quasi tutti concentrati nella stessa zona, una zona dove un turista medio può capitare solo per sbaglio. I motivi di questa scelta di mercato sono troppo difficili per la mia mente…
A una distanza non tanto grande scopriamo due strutture che fanno la concorrenza per aggiudicarsi le teste dei bambini locali: l’asilo e l’oratorio.
Proviamo allora a percorrere qualche via che porta verso la periferia est.
Boh, si vedono solo le case residenziali: di età e condizioni estetiche molto varie.
E allora andiamo verso la parte della periferia più promettente: quella separata dalla parte «principale» di Novate Mezzola dal torrente Codera e più vicina ai sentieri di montagna della Val Codera (l’obiettivo principale del mio viaggio). Ci sono due modi di raggiungere quella zona: seguendo la riva del lago o attraversando il paese e percorrendo alcune stradine asfaltate. Io ero riuscito a «mischiare» i due modi. Prendiamo dunque il percorso pedonale che attraversa un piccolo parco e arriva sul lungolago. Tra i pregi di tale percorso evidenzierei l’ombra degli alberi e la possibilità di vedere dei piccoli dettagli caratteristici della zona.
E poi c’è il pregio di poter vedere delle opere d’arte moderna che rappresentano (o vogliono rappresentare) una simbiosi tra la tradizione e la moderna sensibilità alle problematiche della ecologia… Perché non sono andato a fare il critico d’arte?
Ma abbastanza velocemente si arriva alla porzione del lungolago dedicata al campeggio. Una parte del prato rimane comunque libera, non preoccupatevi!
Una delle attrazioni turistiche più belle e utili di questa zona è il bagno pubblico gratuito, abbastanza pulito e fisicamente integro. Mi ero stupito tanto da iniziare a sospettare di avere sconfinato involontariamente in Svizzera…
L’imbarcadero delle barche private di Novate Mezzola è, stranamente, piccolissimo. Il 90% di esso si vede su queste foto:
Ma almeno nessuno rovina la vista sul lago di Mezzola che si apre dall’area del campeggio.
Contemplato il lago, procediamo avanti. Passiamo vicino al cimitero locale, non grandissimo per un paese di quasi due mila abitanti…
… passiamo vicino alla cappella che sembra essere decorata in stile street art…
… e, tra poco, finiamo in una zona poco edificata: questo aspetto non ci deve far preoccupare, andiamo avanti. Secondo me secoli fa questa era una chiesa:
Attraversiamo una zona con alcune aree di pascolo di cavalli…
… attraversiamo il ponte sul torrente Codera e siamo già a Campo Mezzola, una frazione – e continuazione logica – di Novate Mezzola.
Di fatto siamo in una grande zona periferica, ma l’architettura del posto è molto più interessante e vivace di quella che c’era nel centro storico ufficiale.
Purtroppo, a volte capitano degli edifici storicamente interessanti che sono abbandonati da decenni.
Alcun degli edifici storici ancora abitati si distinguono per dei dettagli curiosi. Il top sono questi ingressi separati:
L’asilo locale ha un aspetto molto «severo», non so se assomiglia di più a un carcere o a una caserma. Chi sono i genitori che per scelta propria (e non per necessità) portano i propri figli in una struttura del genere?
L’asilo è dedicato alla memoria dei caduti, dunque accanto al suo ingresso si trovano due targhe con gli elenchi dei cittadini locali non tornati dalle due guerre mondiali. Come spesso accade, è interessante notare le caratteristiche delle due liste. I caduti nella Prima guerra mondiale «tutto diedero per la grandezza della patria». Tra le vittime della Seconda guerra mondiale sono indicati, ovviamente, i militari uccisi e dispersi, ma pure, in mezzo a loro, un partigiano (i partigiani, essendo uccisi nelle circostanze diverse e su un fronte diverso, solitamente vengono indicati in una lista separata).
Visto che ho appena scritto dei caduti nelle guerre, comunico subito che per la prima volta in Italia ho visto un cimitero così piccolo:
Si trova vicino alla chiesa di Maria Mediatrice: costruita nella seconda metà degli anni ’50, questa chiesa è stata consacrata nel 1960. È la nuova chiesa parrocchiale di Campo Mezzola.
Ma la parrocchia è ancora dedicata a san Colombano. Infatti, la vecchia chiesa del paese era dedicata proprio a quel santo. L’edificio – del XVIII secolo, elevato a chiesa parrocchiale nel 1886 e ora ormai sconsacrato – si trova in condizioni un po’ precarie.
Ho letto che ufficialmente è in corso il suo recupero architettonico, ma sul posto non ho notato alcun segno dei lavori materiali.
Quindi l’edificio religioso antico conservato meglio è questa cappella:
Molto più utile e interessante è la centrale idroelettrica della Edison locale.
È interessante anche perché sul suo territorio, all’esterno dell’edificio, si trovano due monumenti curiosi.
L’ambulatorio medico locale è invece interessante per il fatto di essere segnalato solo con un cartello piccolissimo sulla facciata.
A proposito dei cartelli locali: nella vita quotidiana capita raramente di vedere i numeri civici del genere, mentre a Novate Mezzola sono tantissimi.
Un cartello con il quale i residenti – penso che sia stato realizzato per l’iniziativa popolare perché non ha una grafica prevista dal Codice della strada – si vantano del fatto che a Novate Mezzola i bambini giocano ancora per strada. Purtroppo, un non-aborigeno che passa con un mezzo motorizzato sicuramente non fa in tempo a leggere il testo, mentre gli aborigeni sanno tutto anche senza un simile suggerimento.
Agli automobilisti non-aborigeni comunico che a Novate Mezzola il parcheggio si trova molto facilmente, non solo quando è a pagamento.
Di conseguenza, se volete andarci per vedere qualcosa di interessante in quella zona, siete totalmente liberi di scegliere tra il treno e l’auto. Mentre io, essendomi rassegnato nel cercare qualcosa di realmente bello e interessante a Novate Mezzola, mi ero finalmente avviato verso i sentieri di montagna della Val Codera: anticipo che essi non mi hanno deluso, anzi!
Il racconto di oggi, però, si conclude. Si conclude con la constatazione del fatto che non ho sprecato l’occasione di esplorare Novate Mezzola, ma ho sprecato il tempo a esplorare Novate Mezzola.