Il lunedì 31 ottobre [2011] sono andato a esplorare la città di Vigevano, dalla quale, inizialmente, mi aspettavo veramente tanto. A giudicare da quello che ho visto, mi aspettavo troppo.
Il viaggio è cominciato alla stazione milanese Porta Genova, dove il treno inspiegabilmente lungo (eravamo, in media, due persone per carrozza) veniva annunciato ogni 30 secondi. Suppongo che sia un modo originale di convincere gli amanti dei viaggi «last minute» troppo indecisi.
Durante il viaggio ho ripensato a tutto quello che sapevo, fino a quel momento, di Vigevano. Per esempio: sapevo della piazza centrale, progettata e costruita alla fine del XV secolo per il volere di uno Sforza. La foto della piazza, scattata dal torrione del castello, è talmente nota che ve la risparmio (ma anche perché la torre è chiusa per lavori fino alla fine del 2011).
Era facile prevedere che i mosaici in ciottoli, caratteristici della piazza Ducale, fossero diventati presto uno dei simboli più clonati in tutta la città. In effetti, è facile trovare quelli più antichi…
…e quelli più moderni.
Del castello non mi è rimasta alcuna impressione: da la sensazione non di un complesso architettonico unico, ma di un ammasso di costruzioni sconnesse tra loro.
Quindi l’unica cosa interessante è la ex scuderia (l’ingresso è sulla foto sovrastate) che termina con una «sala» all’interno della quale c’è un eco impressionante: provate a fare un po’ di rumore lì dentro!
Un altro dettaglio interessante: è la prima volta che vedo gli anelli per legare i cavalli (esiste un nome scientifico?) di un diametro così piccolo.
Vabbè, passiamo oltre. A Vigevano vi sono parecchie chiese belle di varie epoche, ma io, come forse sapete già, non fotografo mai i loro interni: sarebbe uno sforzo inutile da tutti i punti di vista. Ma a volte capitano delle eccezioni: non posso non testimoniare che in tutte le chiese vigenovesi l’acqua santa viene tenuta nelle banalissime piccole tazze messe all’interno di quelle originali.
A proposito dell’acqua santa: vicino al Duomo locale si trova una fontana con un monumento simpatico a san Francesco che predica agli uccelli.
Chi presta un po’ di attenzione, però, nota che gli uccelli raffigurati provengono dall’area di un incidente nucleare: sono i piccioni con la coda da pavone e le zampe da aquila.
Tornando alle costruzioni storiche, devo constatare che anche a Vigevano l’accesso agli edifici più interessanti è negato a tutti. A volte hanno addirittura gli ingressi murati (come, per esempio, alla ex caserma di Voghera).
Avendo viaggiato non pochissimo in Europa, mi ero abituato al fatto che il centro storico di una città vecchia può essere conservato bene o male, ma che si tratta sempre degli edifici d’epoca utilizzati con le modalità dei nostri tempi. A Vigevano, invece, in pieno centro si trovano delle vie che sembrano ferme nel medioevo: con palazzi e strade non riparati da chissà quanti secoli, rifiuti per terra, una puzza incredibile… Ci mancava solo la merda dei cavalli. La cosa che colpisce di più è che quelle vie sono abitate dalle persone spesso anche giovani, quindi capaci di prendersi cura del proprio ambiente vitale.
Nemmeno i timidi sforzi degli antenati ad abbellire alcuni palazzi di quelle vie sono stati conservati dagli abitanti di oggi.
In compenso la città ha un parco (secondo me un po’ sovracarico di cemento) con il lago dei cigni in mezzo. I cigni sono solo due, entrambi bianchi.
In realtà la città è attraversata da più torrenti (o è solo uno ma molto tortuoso?) alcuni dei quali sembrano dei semplici navigli artificiali. Sorprendentemente, l’acqua è sempre trasparente e sul fondo si vedono pochissimi rifiuti.
La configurazione di alcuni edifici antichi impressiona per la propria funzionalità inspiegabile:
Il XX secolo (presumibilmente negli anni ’70) ha risposto con una mostruosità originale fino a diventare attraente:
In pereferia, poi, ho trovato un condominio appena costruito (e in parte ancora disabitato) che ha le mura decorate come le stazioni della linea gialla della metropolitana di Milano.
Un’altra cosa importante da sapere di Vigevano è il soprannome «capitale della calzatura» attribuitole nei secoli passati. Fino a 50 anni fa la città era piena di fabbriche; ora è piena, sostanzialmente, di ricordi. Davanti al municipio sorge il monumento «Al calzolaio d’Italia».
All’interno del Municipio troviamo uno megastivale che pubblicizza una mostra calzaturiera locale.
In piazza Ducale, invece, senza un motivo preciso era esposta una scarpa di fiori.
Tutta la città è piena di cartelli pubblicitari di dimensioni diverse ma molto simili nei contenuti.
Ma per vivere la gente ha bisogno non solo dei palazzi, scarpe e pubblicità. Ha bisogno anche del cibo. Quindi in una delle vie centrali c’è un negozio automatico. L’assortimento ed i prezzi sono simili a quelli delle macchinette installate, per esempio, nella già citata metropolitana milanese: le solite schifezze a prezzi non proprio bassi.
La gente ha bisogno di disfarsi in modo civile dei piccoli rifiuti e per questo a Vigevano sono disponibili tre tipi di cestini. Oltre il modello visibile sulla foto precedente esistono quelli conici senza il posacenere:
E quelli piccoli con il posacenere scomodissimo: il coperchio è un dettaglio apprezzabile ma messo così in basso costringe un fumatore civile a inchinarsi per controllare i passi della mano.
Vicino al parco cittadino c’è un bagno pubblico gratuito (bene!) ma molto sporco (male!). Mentre la gente ha bisogno…
Diciamo che la gente ha bisogno anche dei mezzi pubblici e delle fermate coperte e illuminate. Due cose su tre ci sono.
Chi usa i mezzi propri dovrebbe avere la possibilità di uscire dal cancello del box. Su uno dei vecchi cancelli ho notato un segnale esteticamente bello e originale (guardate la macchinina) che però è stato rovinato da un vandalo con un adesivo.
Il diritto al riposo è garantito dalle panchine minimaliste (forse dovrebbero indurre certa gente a non sdraiarsi sopra).
Lo stesso diritto è negato alla gente dai capitalisti proprietari di alcuni negozi che hanno installato delle ringhiere per non far sedere le persone sotto le vetrine.
Infine, tra le cose indubbiamente positive troviamo il parcheggio custodito delle moto vicino alla stazione ferroviaria.
Sempre vicino alla stazione c’è un ampio parcheggio coperto per le bici.
Bene. Ora sapete un po’ di più sulla vita a Vigevano. Quindi potete andare a vederla un po’ più preparati rispetto a dieci minuti prima.