Mortara, dicembre 2011

A dicembre avevo deciso di visitare la città di Mortara per un unico motivo: non ne sapevo nulla. Avevo accidentalmente saputo della sua esistenza alla fine di ottobre pianificando il viaggio a Vigevano: si trovano sulla stessa linea ferroviaria. Scrivendone penso di riuscire a elencare tutte le cose degne di attenzione in questo reportage.

Siete liberi di darmi del maniaco, ma per l’ennesima volta ripeto che il bagno della stazione ferroviaria è il biglietto da visita di ogni città. Dalle sue condizioni un viaggiatore come me tenta, appena sceso dal treno, di dedurre se la città sia adatta alla vita degli esseri umani o meno. Il bagno della stazione di Mortara fa un po’ paura sia dentro che fuori.

Ma prima di dire «questa città è un cesso» andiamo in centro. Il Duomo, costruito in stile gotico lombardo, non è brutto ma non impressiona.

Accanto si trova una chiesa anonima avariata e chiusa (come tutte le cose più interessanti in Italia). Da notare è l’ingresso al circolo degli «Scout MASCI» che per uno strano motivo sfrutta gli spazi religiosi:)

Fuori dal centro storico si trova una chiesa molto più grande (forse anche più originale) del Duomo.

Questa chiesa mi è simpatica perché ospita non una organizzazione di dubbia utilità, ma il campo per i calciatori religiosi.

Girando per il centro storico, pulito e curato, non ho avvistato alcuna altra costruzione particolarmente interessante. È quasi tutto fatto in questo modo:

Il palazzo banalissimo con la scritta «Municipio» in un contesto del genere sembra quasi una opera d’arte. In realtà assomiglia a una stazione ferroviaria.

Il palazzo che ospita alcuni servizi pubblici cittadini è un po’ meglio, ma il dettaglio più interessante è la disposizione delle panchine.

Appena fuori città si trova la ex abbazia di Sant’Albino (secondo una leggenda fondata nel 773 da Carlo Magno). Purtroppo è quasi tutta distrutta dal tempo. Solo la chiesa (con il campanile inclinato verso sinistra) sembra per ora integra. Per entrarci bisogna suonare al citofono del custode e dire di essere un pellegrino. Io ho rifiutato l’idea…

La città di Mortara attualmente ha meno di 16mila abitanti ma dispone di un cimitero monumentale della fine dell’800 abbastanza grande.

Al suo interno ho trovato solo due cose interessanti. La prima è la enorme quantità di spazi liberi. Ma esiste una regola secondo la quale i cimiteri vanno periodicamente ripuliti delle tombe?

La seconda cosa interessante è uno spazio riservato alle tombe delle missionarie di origine mortarese: da lontano mi erano sembrate le tombe dei militari caduti in una delle guerre mondiali.

Ma torniamo agli affari dei viventi. In città ho trovato un negozio automatico. Una cosa del genere l’ho già vista a Vigevano (dista solo 12 chilometri da Mortara).

In città amano i distributori automatici di tutti i tipi: quelli di sigarette sono presenti praticamente a ogni angolo.

E poi quelli per il noleggio dei film… ma c’è ancora qualcuno che usa le VHS?

Bar «Cavour» festeggia l’amicizia tra l’Italia e la Cina.

È la prima volta che vedo le rastrelliere per le bici di questo tipo:

Ed è la prima volta che vedo i cestini fatti in questo modo: piatti, compatti ed eleganti, ma pure con il posacenere sopra. Da notare anche la panchina tipica di Mortara.

Un altro cestino tipico della città: non ho mai visto un oggetto simile.

I cestini piatti come questo, invece, sono abbastanza diffusi in Italia (vedi, per esempio, CremaCinisello Balsamo).

Un cartello stradale antiquato: il numero indica l’anno della immatricolazione e non la distanza.

Finalmente un monumento bello: «Associazione Arma aeronautica ai suoi aviatori. Maggio 2009».

In questa villetta abita un mortarese tivù-dipendente:

In realtà la gente del posto è sveglia e simpatica, si fa fotografare senza problemi.

Ora potete dire di aver visto tutto quello che c’è da vedere a Mortara. Prima di tornare a Milano, in stazione ho notato le ultime due cose interessanti. Prima di tutto un vaso di marca RFI:

E poi il treno Mortara–Vercelli composto da un’unica carrozza divisa a metà per creare Prima e Seconda classe.

Ecco, ora è tutto.