L’archivio della rubrica «Internet»

La visione del sabato

Il 25 aprile 2023 il Google Earth e il Google Maps hanno aggiornato, per la prima volta dal giugno 2021, le immagini satellitari della città di Mariupol. Le immagini comprese nell’aggiornamento sono state scattate in momenti molto diversi della guerra. Per esempio, in alcune aree della città si vedono gli incendi durante i combattimenti, mentre nelle altre si vede il processo della costruzione di nuovi edifici da parte delle autorità di occupazione. Allo stesso tempo, per esempio, le immagini non mostrano il quartiere Nevskij, che sarebbe stato visitato da Putin nel marzo 2023. Di conseguenza, dalle nuove immagini è impossibile capire cosa stia accadendo in città ora, in questo preciso momento. Però è possibile farsi un’idea dell’entità della distruzione a Mariupol. Con l’applicazione Google Earth è possibile confrontare lo stato della città prima e dopo la distruzione bellica.
Ora riporto solo alcuni esempi.
Il centro della città. I quadrati scuri sulla foto della pianta generale della città non sono le tracce dei combattimenti, ma degli inserti Continuare la lettura di questo post »


Per una buona parte dei lettori del mio sito italiano oggi dovrebbe essere un giorno festivo.
I giorni festivi non vanno sprecati: indipendentemente dal tempo, dall’umore o dallo stato di salute. Di conseguenza, oggi vi faccio notare che sulla piattaforma Google Arts & Culture è stata creata una bella sezione dedicata alla cultura ucraina.
Tutti gli interessati possono, grazie al suddetto strumento, «visitare» virtualmente diversi musei d’arte, vedere degli esempi della architettura in 3D, scoprire la cultura popolare, contemplare le aree naturali. Sicuramente chiunque riuscirà a trovare qualche filone in linea con i propri interessi.
P.S.: per non riesco nemmeno a ipotizzare quante delle cose visibili su internet sono già state danneggiate o distrutte dalla guerra…


La NATO sulla mappa

Pensavate di sapere tutte le cose principali sulla NATO? Ebbene, il sito della NATO ne sa molte più di voi. Secondo me ne più pure della NATO stessa:

Sì, avete capito bene: gli Stati colorati di verde sarebbero i partner della NATO.


Le strane richieste russe

L’organo del potere esecutivo russo Roskomnadzor (Servizio federale per la supervisione delle comunicazioni, della tecnologia dell’informazione e dei mass media) ha preteso ieri che la Wikimedia Foundation cancelli dalla Wikipedia inglese due articoli: quello sulla invasione russa della Ucrainaquello sul rascismo. Infatti, secondo la Procura generale russa si tratterrebbe dei materiali «contenenti informazioni inesatte sullo scopo e la forma della operazione militare speciale delle Forze armate della Federazione russa sul territorio della Ucraina».
È abbastanza facile prevedere che il Roskomnadzor venga serenamente mandato affanculo dalla Wikipedia – la quale non guadagna tanto nemmeno in Russia – e si senta dunque autorizzato a bloccare l’intera enciclopedia sul territorio russo (tra l’altro, è una delle possibili conseguenze tecniche dell’uso del protocollo https). Qualora vi dovesse dunque capitare delle «notizie» sulle richieste russe del genere, non dovete assolutamente preoccuparvi per una delle vostre fonti preferite…
Quello che mi sembra invece molto divertente è la totale mancanza di attenzione verso i rispettivi articoli in tutte le altre [decine] di lingue utilizzate sulla Wikipedia. Tutte quelle lingue che complessivamente sono molto più diffuse dell’inglese e, in ogni caso, conosciute in tutto il mondo sviluppato.


Il rascismo

Abbastanza prevedibilmente sulla Wikipedia è comparso l’articolo – disponibile già in 25 lingue – dedicato alla ideologia chiamata «rascismo». Metto il link alla versione inglese dell’articolo perché quella italiana non esiste ancora (penso che si tratti solo di una questione di tempo), mentre quella russa viene puntualmente cancellata o seriamente danneggiata, nei suoi contenuti, dai personaggi anonimi legati indovinate a chi.
Il suddetto articolo può e deve essere ampliato perché parla di un fenomeno ampio e importante (purtroppo) per la realtà socio-politica russa e internazionale. Ma già ora potete leggere la sua prima versione: è utile per farsi una idea generale dell’argomento.
L’unica cosa che in un certo senso mi ha sorpreso nell’articolo è la proporzione dello spazio dedicato alla figura di Aleksandr Dughin. Ammetto che si tratta di un personaggio che mi è fortemente antipatico per le sue idee – ma che deve comunque essere menzionato in quel contesto – ma allo stesso tempo non posso non riconoscere che nei suoi scritti e discorsi orali la forma prevale fortemente sui contenuti dal punto di vista quantitativo e qualitativo. In sostanza, è tecnicamente un buon oratore con pochi e mal approfonditi concetti teorici. Beh, la sproporzione potrebbe finire a essere superata in seguito.
Ora lascio tutti gli interessati alla lettura.
P.S.: ho scelto bene il giorno per scriverne…


Per gli amanti delle mappe militari

Ora che lo so, mi sembra una notizia logica e facilmente prevedibile, anche se prima non ci avevo proprio pensato a questo aspetto…
Il servizio Google Maps ha reso visualizzabili – nella massima risoluzione – le immagini satellitari delle strutture strategiche e militari situate sul territorio russo. Ora la risoluzione delle immagini raggiunge 0,5 metri per pixel, mentre prima la qualità era notevolmente più bassa (quando si poteva proprio parlare della qualità).
Tra una molteplicità di luoghi è possibile vedere, per esempio, le immagini satellitari dell’incrociatore portaerei «Admiral Kuznetsov» (non so se conoscete le sue avventure ridicole relativamente recenti, ahahaha), del caccia Su-57, della base aerea vicino a Kursk…
Le persone più interessate all’argomento appena sollevato possono dedicare questo weekend lungo alla ricerca dei luoghi più interessanti (se non sapete proprio da dove iniziare, pensate ai possibili luoghi di posizionamento delle navi militari), mentre io pubblico solo alcuni esempi concreti un po’ banali.
L’incrociatore portaerei «Admiral Kuznetsov»:

Una base di stoccaggio di munizioni nucleari vicino a Murmansk:
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Scaricare la Wikipedia (e non solo)

Da quasi due mesi in Russia si discute – tra le varie cose – anche dell’accesso libero all’internet. Sono in tanti coloro che temono la peggiore delle ipotesi possibili: la separazione fisica (la «rottura del cavo») del territorio russo dall’internet globale. Tale ipotesi nasce dalla osservazione dei continui tentativi del governo russo di limitare – fortunatamente per ora con dei scarsi risultati – l’accesso ai siti e ai social networks dove vengono diffuse le notizie / informazioni sgradite al governo stesso.
Proprio grazie alle discussioni su tali tematiche (che avevo già tentato di commentare) mi sono ricordato di un progetto interessante e utile che esiste e continua a essere sviluppato dal 2006: il Kiwix.
Nato in qualità di uno strumento per scaricare i contenuti della Wikipedia – singoli articoli o intere categorie tematiche – ora il Kiwix funziona con vari tipi dei siti web. Può essere utilizzato su un computer o su un dispositivo mobile: in ogni caso bisogna scaricare dal sito ufficiale il programma / l’app compatibile con il proprio sistema operativo (oppure l’estensione per il proprio browser preferito).
A questo punto un lettore medio potrebbe farmi una domanda assolutamente logica: perché dovrei scaricarmi i contenuti dei siti se posso consultarli online, senza perdermi gli aggiornamenti e occupare la memoria del computer o del telefono?
Ebbene, una cosa del genere potrebbe servire nelle situazioni particolari: per esempio, se dovete fare un viaggio in una zona con la connessione debole (o addirittura assente) o il roaming costoso. Vi preparate scaricando i contenuti potenzialmente utili per il lavoro, lo studio o le letture personali e viaggiate tranquilli!
Di conseguenza, le persone che non escludono l’eventualità di avere bisogno di una cosa del genere, possono serenamente prendere nota di quanto ho appena raccontato.


Calcolare le perdite

Le persone più interessate al «funzionamento tecnico» di una guerra possono dedicare una parte di questo finesettimana allo studio dell’interessante sito oryxspioenkop.com
Quel sito – che io ho scoperto «grazie» alla guerra di Putin contro l’Ucraina – è un classico esempio del giornalismo basato sul big data raccolto da una molteplicità di fonti molto diverse tra esse. Così, gli autori del suddetto sito si occupano del calcolo delle perdite militari basandosi sui dati arrivati dai social networks, video vari, pubblicazioni sui mass media, fotografia aerospaziale etc. etc.: la precisione del risultato finale pubblicato si rivela abbastanza alta per quanto riguarda le perdite dei vari mezzi militari (non solo carri armati, ma tutte le macchine in generale) e, inoltre, permette di fare una stima «scientificamente» sensata circa le perdite umane. Infatti, con ogni macchina militare distrutta (carro armato, camion, qualche mezzo blindato etc.) viene solitamente distrutto anche il rispettivo equipaggio: ucciso o fortemente ferito.
Leggendo, qualora interessati, i dati riportati sul sito scoprirete quante centinaia dei mezzi militari russi sono da considerare persi perché abbandonati o catturati (complessivamente sono già molti più di mille). Non so riuscireste a immaginarlo da soli, ma quei due dati hanno la stessa esatta spiegazione dell’avanzare lento dell’esercito russo sul territorio ucraino: la corruzione. Infatti, molti mezzi vengono abbandonati perché sono guasti (i soldi per la manutenzione o per i pezzi di ricambio sono stati rubati), con i pneumatici danneggiati (quelli di scorta esistono solo sulla carta) o rimasti senza il carburante (il carburante è magicamente «sparito»). Quei mezzi abbandonati che possono essere recuperati e utilizzati vengono quindi catturati dall’esercito ucraino (ma non sono gli unici a essere conquistati).
Ora potete andare sul sito e provare a fare uno studio attento delle perdite…


La sorte dell’internet russo

Qualcuno in Italia, avendo letto troppe notizie, mi ha chiesto se in Russia ci sia il rischio della creazione dell’"internet del tipo cinese«. L’isolazionismo / isolamento dell’internet cinese è in realtà un argomento non tanto semplice dal punto di vista tecnico e non si limita al solo «blocco» di certi siti occidentali (non so se abbia senso spiegare tutti i dettagli in questa sede), ma presumo che i miei amici e conoscenti italiani abbiano in mente proprio questo schema semplificato. Quindi il concetto sul quale mi concentro ora è: cosa succede se in Russia dovesse essere chiuso l’accesso a tutti i siti sgraditi ai vertici del regime?
Le cose fondamentali da sapere e capire sono due:
1. In Russia i vari siti seri (ma anche utili e interessanti) vengono bloccati ormai da più di dieci anni, non solo in questo periodo di guerra. Infatti, nel corso del tempo – molto tempo prima della guerra! – è stato bloccato l’accesso ai siti di alcuni media di opposizione, siti di condivisione dei file, alcuni social occidentali (per esempio, per qualche motivo non tanto chiaro è stato bloccato il poco usato in Russia LinkedIn) e messenger popolari.
2. I russi capaci di usare i computer e gli smartphone non solo per mettere i like sotto le foto continuano – come pure i cinesi! – a navigare serenamente su tutti i siti bloccati. Perché – come pure i cinesi – usano i vari VPN. Quindi la preoccupazione principale di questo periodo non è quella di rimanere senza il Facebook o il sito della BBC, ma quella di rimanere senza l’internet in generale. Infatti, più o meno tutti capiscono che in Russia il semplice blocco dei vari siti non ha molto senso pratico (abbiamo appena visto il perché), mentre l’elaborazione di un sistema di controllo tecnologicamente evoluto non è possibile (come non è stato possibile creare uno esercito potente: a causa della corruzione). Quindi il cosiddetto Governo russo attuale (l’insieme dei vari funzionari che servono Putin), infastidito dalla libera circolazione delle informazioni, potrebbe anche decidere di «scollegare» fisicamente l’internet russo da quello mondiale. Non sono sicuro che l’internet russo riesca a funzionare – intendo tecnicamente – nella modalità di una rete locale, ma le persone che prendono certe decisioni non si preoccupano di questi piccoli dettagli.
Insomma, finché l’internet funziona, non bisogna preoccuparsi per i russi interessati ai siti seri.
Io, personalmente, mi preoccupo vedendo molti miei amici e conoscenti europei (italiani e non solo) che ignorano proprio l’esistenza dei VPN. Non ne sanno nulla e quindi non capiscono perché io continui a condividere (a volte) le informazioni e le conoscenze scientifiche pubblicate su alcuni siti bloccati in vari Stati europei.
Ebbene, per navigare serenamente dove vi pare, potete scegliere tra gli innumerevoli VPN esistenti nella natura. Io, in base alla mia esperienza personale, posso consigliarvi queste varianti:
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La moderazione ridotta

Meta (ex Facebook) permetterà agli utenti di Facebook e Instagram residenti in alcuni Stati di pubblicare le minacce e gli inviti alla violenza contro l’esercito russo. Inoltre, Meta non rimuoverà gli auguri di morte ai presidenti russo e bielorusso Vladimir Putin e Alexander Lukashenko. Alcuni paesi sono Armenia, Azerbaijan, Estonia, Georgia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Russia, Slovacchia e Ucraina. La Bielorussia, per qualche motivo a me sconosciuto, non è presente sulla lista di «alcuni Stati». In ogni caso, nella situazione attuale quella della Meta è una decisione purtroppo comprensibile, probabilmente anche più di comprensibile. Mi pesa tantissimo scrivere una cosa del genere, ma allo stesso tempo so benissimo che le norme giuridiche e morali permettono a ogni singolo militare – indipendentemente dal suo grado – di rifiutarsi di eseguire gli ordini criminali.
Con molta più serenità, invece, posso scrivere che apprenderei non solo con comprensione, ma anche con gioia la notizia della eventuale cessazione di ogni forma di censura nel segmento russo di Facebook. Infatti, quella moderazione delle pubblicazioni su Facebook (ma in sostanza si tratta della censura) da anni avviene in una modalità perversa: un oppositore al regime di Putin pubblica qualcosa di serio e/o commentato in modo un po’ emotivo, qualche utente pagato appositamente dal Cremlino lo denuncia per «violenza», il Facebook banna l’oppositore per x giorni senza entrare nel merito del problema. I ban del genere avvengono con una buona regolarità da anni, non si è mai vista alcuna tendenza (anche minima) al miglioramento della situazione. Ma almeno ora Facebook potrebbe sfruttare l’occasione e introdurre una forma di sanzione contro la Russia: smettere di moderare (quindi censurare) il segmento russo del social. Per il governo russo sarebbe stata una misura in un certo senso sensibile, sicuramente sarebbe stato un elemento di disturbo.
Certo, a partire dal 4 marzo 2022 Facebook è formalmente bloccato sul territorio russo per il volere degli organi governativi, ma i russi continuano tranquillamente a usarlo con l’aiuto dei vari VPN. Certo, a partire dal 5 marzo 2022 in Russia si applica la legge sulla responsabilità penale per la diffusione pubblica di informazioni consapevolmente false sulle azioni dell’esercito russo (fino a 15 anni di reclusione se dici o scrivi che la Russia sta conducendo una guerra in Ucraina). Ma ci sono molti utenti di lingua russa che vivono fuori dalla Russia e che potrebbero dunque continuare a diffondere le informazioni veritiere.
Insomma, tutti i social della Meta hanno una buona occasione di contribuire alla lotta del bene contro il male.